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olo 10 anni fa per ogni 100 residenti morti i neonati erano 96.
Oggi se ne contano a malapena 67.
Si tratta ‘del più basso
livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918’, recita l’ultimo
report dell’Istat sugli indicatori
demografici.
Calano
le nascite e di conseguenza calano i residenti, al primo gennaio del
2020 si contano 60
milioni 317mila italiani: oltre 180mila in meno su base annua.
Non solo.
Stiamo diventando un Paese
di vecchi e per vecchi.
Le cause? Più o meno le
stesse che ci portiamo appresso da oltre un decennio: una crisi dura a morire e politiche insufficienti a
favore dei giovani i quali, sempre più spesso,
mettono in valigia sogni e aspettative e oltrepassano i confini in cerca
di nuove e più redditizie opportunità lavorative.
Difficile
metter su famiglia in assenza di lavoro o con lavori precari e per di più sottopagati. Ancora più difficile poi per le donne
riuscire a conciliare lavoro e famiglia. Pochi e insufficienti gli investimenti
sulle famiglie, quasi inesistente la flessibilità sul lavoro.
E questo per molte di loro comporta dover scegliere tra un figlio o il lavoro.
Una scelta sofferta. Che porta a rimandare il desiderio di maternità, è di
32,1 anni l’età media della prima gravidanza, e a contenere il numero dei
figli, sempre più spesso unico.
Le conseguenze, come evidenzia
l’odierno ‘Bilancio demografico nazionale 2019’ dell’Istat è l’inevitabile
fenomeno delle ‘culle vuote’. Vuote di speranze,
vuote di ricambio generazionale, vuote
di linfa vitale, ‘un problema per l’esistenza stessa del Paese’ come ebbe a
dire tempo addietro anche il Capo dello Stato.
La
diminuzione delle nascite è di -4,5%, ovvero di oltre 19mila unità in meno rispetto
al 2018.
Calo che si registra ovunque nella penisola con una percentuale più elevata al centro.
Aumentano anche i
cittadini che scelgono di stabilirsi all'estero: nel 2019 le cancellazioni dall'anagrafe hanno avuto un picco di un +16,1, pari a oltre 180mila unità.
In cinque anni,
sottolinea il report dell’Istat, si è perso l’equivalente di una città come
Genova o Venezia. Il Molise risulta essere la regione a maggior rischio
spopolamento, seguito da Calabria e Basilicata.
Chiara Farigu
Immagine Pexel
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