Esattamente sei anni fa. Ero in Sardegna. Preparavo le valigie per il rientro a casa mia, ad Anzio, città dove risiedo e insegnavo. Ero felice perché stava per finire la mia prigionia lavorativa. In Senato si stava votando l’approvazione del decreto Madia relativo alla P.A. e, all’interno dello stesso, vi era l’emendamento “Q.96” atto a risolvere l’ingiusta vicenda approvata alla Camera, all'unanimità, appena cinque giorni prima.
Poi, subito dopo pranzo, mi giunge un messaggio che mi blocca la digestione. In Senato, per mano e per voce della ministra Madia, il governo, con un emendamento soppressivo, stralcia dal decreto quanto approvato qualche giorno prima alla Camera.
Una retromarcia inaccettabile. Il governo che sconfessa se stesso. E sempre con la medesima e pretestuosa motivazione della mancanza di copertura finanziaria imposta dal Mef. La verità è un’altra. E noi, quotisti gabbati, la conosciamo molto bene. C’è stato un vero regolamento di conti tra l’allora lettiano Francesco Boccia (che ha approvato e imposto le risorse a copertura) ed il PdC, Renzi, che si è sentito sfidato.
A farne le spese 4.000 disgraziati più le rispettive famiglie, che per cinque giorni hanno vissuto in paradiso, poi, con un calcio inaspettato ma ben piantato nel didietro, sono stati nuovamente catapultati tra le fiamme dell’inferno.
C’è da dire, a onor del vero, che il carico da 90 lo ha messo pure Tito Boeri (divenuto poi presidente dell’Inps), con alcuni articoli su La Repubblica, nei quali dipingeva gli insegnanti come dei privilegiati, sottolineando a ogni piè sospinto che la riforma fornero non ‘s’ha da toccare’.
Quel 4 agosto il nostro diritto acquisito si è trasformato, tout court, in ‘aspettativa di un diritto’. Le nostre speranze, di colpo, finite. Volatilizzate.Una pugnalata in mezzo al cuore sarebbe stata meno dolorosa.
Quel giorno ho pianto tutte le mie lacrime. Un pianto irrefrenabile, convulso, a singhiozzi. Il mio cellulare squillava all'impazzata.
Improvvisamente mi cercavano tutti. Giornalisti, tivú da me rincorsi a vuoto per due anni, volevano un commento a caldo su questo assurdo dietrofront del governo. Ricordo di aver risposto, ancora col groppo in gola, ad una giornalista dell’ Huffington Post e al caporedattore della trasmissione Agorà che mi voleva in studio per la diretta del giorno dopo. Ci andò la mia amica Marta, io avevo il traghetto da prendere. Indimenticabile quella traversata. Ho continuato a imprecare, a piangere, a dare pugni sulla parete della cabina fino allo sfinimento.
Mio marito era seriamente preoccupato per me e per la mia salute e malediceva gli autori di tanta sofferenza. Son passati sei anni da allora. Il dolore si è attenuato, certo, ma non dimentico. Non voglio dimenticare. Ricordare questa vergogna del governo Renzi è diventato per me un dovere, un impegno al quale non voglio rinunciare.
Denuncio come e quando posso un governo che non ha onorato gli impegni presi.
Anche perché, l’avremmo dovuto capire da quel giorno, dal 4 agosto scorso, dal “trattamento ” riservato alla classe docente più vecchia e meno remunerata d’Europa, qual era la sua concezione della scuola ed il rispetto che nutriva per gli insegnanti. Avvisaglie chiare e pericolose sin d’allora che poi si sono concretizzate con la sua buona scuola, buona sóla per noi che l’abbiamo e la dovremo subire.
Noi abbiamo combattuto con coraggio e con la forza che ci veniva dalla giustezza della battaglia. Non abbiamo niente da rimproverarci. Abbiamo lottato con onore.
E stavamo vincendo. A ricacciarci indietro quella la pugnalata alle spalle, a tradimento.
Noi abbiamo conservato intatto l’onore, il governo no.
No, non voglio dimenticare. E come me i miei 4000 compagni di lotta.
4 agosto 2020
Chiara Farigu
http://www.huffingtonpost.it/…/pensioni-quota96-manifestazi…
http://www.meetale.com/…/il_pasticciaccio_br…/14120938353300
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