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sabato 1 ottobre 2022

Mina Settembre: il ritorno dell’assistente sociale dei Quartieri Spagnoli. Dal 2 ottobre su Rai1

Saranno sei le puntate che Rai1 dedicherà, a partire dal due ottobre, alle avventure dell’assistente sociale del consultorio del Rione Sanità di Napoli.

A vestire i panni dell’intrepida ‘investigatrice’ per caso, la bravissima e versatile Serena Rossi che, la scorsa stagione ha battuto, con la fiction liberamente tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni, ogni record d’ascolto.

Il perché del successo è dovuto in gran parte alla storia della protagonista. Costantemente divisa tra una vita professionale dedita alla tutela e al benessere di chi vive suo malgrado una vita fatta di sofferenze e soprusi e una sfera privata con molti chiaroscuri. E se la prima è vissuta senza tentennamenti, con coraggio e a volte sprezzo delle regole pur di raggiungere l’obiettivo prefissato, la seconda è tutta da scrivere.

Mina, dopo essersi separata dal marito Claudio (Giorgio Pasotti), magistrato col quale giocoforza dovrà interagire e spesso scontrarsi, torna a casa dall’ingombrante mamma, ovvero il suo ‘Problema 1’ poiché di materno sembra non avere proprio niente. Dispotica, autoritaria, poco prepensa a dividere il suo spazio con la figlia alla quale non perdona il suo stato di separata e la sua condotta di vita, dedita più agli altri che a sé stessa.  Al punto da far diventare il Consultorio la sua ragione stessa di vita.

E poi nel Consultorio arriva lui, Domenico ‘chiamami-Mimmo’, come va ripetendo a tutti le pazienti per instaurare un rapporto meno formale, che riaccende pensieri e desideri che la donna credeva sopiti, dopo la separazione dal marito, in seguito al suo tradimento.

Assistente sociale di professione, Mina si scopre investigatrice a tutto tondo in cerca di indizi per tirare fuori dai guai (spesso è lei a finirci) le persone che ricorrono al suo aiuto. A darle man forte l’attraente ginecologo interpretato da Giuseppe Zeno,  Christane Filangeri e Valentina D’Agostino, nei panni delle  amiche di una vita.

In questa seconda stagione al suo fianco Marisa Laurito, nel ruolo ‘ingombrante’ della zia Olga che si presenta in casa sua ‘solo per qualche giorno’ che poi diventa settimana, mesi e chissà se anni.

A fare da cornice alle avventure di Mina, Napoli e gli splendidi Quartieri Spagnoli. Tanti gli intrecci che di volta in volta la spericolata assistente sociale riuscirà a sciogliere per restituire alla vita persone spesso vittime della criminalità o messe ai margini da eventi dolorosi.

Così come diversi e accattivanti si preannunciano gli intrecci che riguarderanno la sfera strettamente privata, dal sentimento che la lega nonostante tutto all’ex marito (al quale forse concederà una seconda chance), al rapporto con le amiche di sempre, soprattutto con Irene che in passato ha avuto una storia sentimentale con suo padre dal quale ha avuto un figlio.

Insomma, una serie tv da non perdere.

lunedì 17 gennaio 2022

Debutto col botto per ‘La sposa’, la nuova fiction di Rai 1 con Serena Rossi

 Ha decisamente sbaragliato la concorrenza la nuova serie tv di Rai 1 ‘La sposa’ che si è imposta, col 26,8% di share sugli altri programmi della serata.

A indossare l’abito nuziale che darà una svolta alla sua vita la versatile Serena Rossi, indimenticata Mina Settembre, regina delle fiction dello scorso anno.

La storia, coprodotta da Rai Fiction e Endemol Shine Italy, si incentra su una figura femminile forte e coraggiosa, una sorta di femminista ante litteram, ambientata negli Anni ’60 che lotta contro pregiudizi e disparità di genere in un’Italia ancora retrograda alle prese coi grandi cambiamenti del dopoguerra. A fare da sfondo alla storia dei protagonisti il contrasto tra i valori ancestrali del mondo contadino e quelli di una parte del Paese più industrializzata, con le sue regole, i suoi ritmi e gli inevitabili cambiamenti sociali e familiari.

Maria è una giovane donna calabrese che accetta, suo malgrado, un matrimonio combinato con un facoltoso possidente del Nord a patto che l’uomo sostenga economicamente la sua famiglia d’origine, la madre e i due fratelli, che rischiano persino lo sfratto poiché impossibilitati a pagarne il canone d’affitto. Lei in cambio dovrà garantire una prole possibilmente numerosa, ovvero nuove forza lavoro per i campi e l’allevamento del bestiame.

Il giorno del matrimonio però Maria scopre che non deve sposare l’anziano Vittorio ma Italo, suo nipote, sul quale, verrà a sapere in seguito, girano strane voci perché ritenuto colpevole della ’morte presunta’ della prima moglie e padre di un bambino, lasciato allo stato brado dopo la scomparsa della donna.

Italo è un uomo distrutto dal dolore che trova conforto nell’alcool  e nei ricordi della moglie Giorgia che custodisce gelosamente.  Per Maria non sarà facile ambientarsi al Nord e far breccia nel cuore del ‘marito’ che, arrovellato nella sua disperazione, non vuol saperne di dividere il suo letto con una sconosciuta, una che ha deciso di vendersi per denaro.

Sarà Paolino, il figlio di Italo, a dare un senso alla nuova vita di Maria. Il bambino che dalla scomparsa della madre  viveva nella stalla e si rifiutava di parlare, poco alla volta vince le sue paure e si lascia conquistare dalla dolcezza della donna. Il piccolo è intelligente, sa leggere e scrivere, Maria lo convince a tornare a scuola ma prima dovrà superare un esame per essere riammesso. Ma sarà soprattutto la sua determinazione e la sua intraprendenza a meritarsi il rispetto che le è dovuto.

Le giornate al Nord sono lunghe. Diversissime dai colori e dal clima della sua Calabria. A spaventare Maria non è il duro lavoro della fattoria quanto i modi rudi della sua nuova ‘famiglia’ e i pregiudizi che avverte negli sguardi di uomini e donne poco inclini a condividere gioie e fatiche con chi non è del posto.

A scombinare le carte, il ritrovamento di un cadavere nel fiume: è il corpo della moglie di Italo.

Tre serate per raccontare gli sviluppi di una trama che fin da subito si è imposta come vincente. Attualissime ancora oggi le tematiche affrontate che vanno dall’emancipazione femminile alla parità di genere, dai diritti delle donne all’uguaglianza dei cittadini che siano del Nord o del Sud o di altre nazionalità.

Chiara Farigu

*Immagine web

domenica 7 novembre 2021

Valeria Fabrizi, stella delle stelle di ‘Ballando’: elegante, raffinata, infinitamente brava

 È la prima a stupirsi per questa ritrovata notorietà e per l’affetto che il pubblico le sta tributando. Notorietà e affetto che, diciamolo subito, si merita tutto. Perché lei, Valeria Fabrizi, 85 anni portati divinamente, sa ancora regalare emozioni e far breccia nel cuore di chi guarda.

Chi segue il programma ‘Ballando con le stelle’ aspetta con trepidazione che Carolyn Smith annunci il suo nome e quello di Giordano Filippo, il suo maestro e coreografo, per godersi alcuni minuti di vero spettacolo. Elegante, raffinata, infinitamente brava. Una gran bella persona.

Le sue performance raccontano ogni volta momenti della sua vita, fatti di grandi gioie ma anche di sofferenza, di solitudine e di assenze ‘da consumare giorno dopo giorno’, sottolinea con gli occhi lucidi.

L’assenza più grande, suo marito Tata Giacobetti, che le manca come l’aria. Un vuoto incolmabile per quell’uomo che riuscì a conquistarla con la sua innata eleganza da gentiluomo. ‘E pensare che all’inizio mi era pure antipatico’, ha ricordato.

Poi successe un fatto che le fece capire che era quello giusto.

Facevano entrambi teatro. Una sera lui le dette un passaggio per raggiungere la località nella quale dovevano esibirsi. Si fece molto tardi,  decisero pertanto di pernottare. Nell’hotel però c’era una sola camera disponibile e per giunta un letto matrimoniale. ‘Tranquilla, io dormo sul divano’, la rassicurò Tata. Il giorno dopo lei chiese come avesse dormito quasi scusandosi per aver avuto la meglio su quel letto. ‘Non ho chiuso occhio, ti ho guardata dormire, eri bellissima’.

Da allora non si sono più lasciati, sino al 1988, quando Tata morì in seguito ad un infarto.

Un ricordo struggente che l’accompagna in tutto quel fa. Comprese le sue esibizioni nel palco più luccicante della tv fatte di passi di danza ma soprattutto di forti emozioni.

Il pubblico la ripaga con altrettanto calore, catapultandola al primo posto tra i concorrenti, a dispetto di qualche passo incerto e qualche titubanza che solo un occhio esperto più cogliere.

Una carriera artistica di tutto rispetto la sua anche se, sottolinea con orgoglio, il ruolo più bello e più intenso che abbia avuto l’onore di interpretare è quello di mamma.

Chiara Farigu 

*Immagine Ansa

mercoledì 27 ottobre 2021

Il ritorno di Imma Tataranni. Una partenza col botto per ‘il sostituto procuratore’ più famoso della tv

 Complimenti per il pigiama’, azzarda ironico il diretto superiore additando l’eccentrico completino indossato dal ‘sostituto procuratore‘ più famoso della tv per la rentrée in prima serata dell’attesa seconda stagione.

 

Lei, Imma Tataranni, non si scompone manco un po’ e risponde con una delle sue faccette più eloquenti di qualsiasi parola capaci al contempo di riprendersi la scena, stracciando, a botta di auditel, la concorrenza che arranca faticosamente in cerca di visibilità.

 

Un ritorno col botto dunque. Con oltre 5 milioni di telespettatori, pari al 24, 7% di share per Vanessa Scalea, protagonista indiscussa di una delle fiction più amate di mamma Rai.

 

Nata dalla penna di Mariolina Venezia, il personaggio è di quelli che ami a prima botta. Controcorrente, scorbutica e spigolosa come la sua Matera che fa da cornice alle sue indagini che puntualmente porta a termine, consegnando i colpevoli alla giustizia. Precisa e puntigliosa sino allo sfinimento nel suo lavoro, indifesa e casinista nella vita privata.

 

Un mix che piace. Che coinvolge ed emoziona. Come gli ingredienti della serie, sapientemente amalgamati dagli autori: sprazzi di vita contadina, tradizioni popolari retaggio di un passato alle prese con la voglia di vivere una modernità che stenta ad affermarsi, sentimenti vecchi e nuovi che a volte sfociano in reati, il bene che trionfa sul male.

Su tutto e tutti  c’è lei, Imma Tataranni, con le sue bizze, le sue diverse e numerose rughe di espressione, le scarpe scomode che fanno male ai piedi, la sua ruvidezza spicciola nel trattare con la gente, la sua profonda umanità.

Una serie imperdibile.

Chiara Farigu

mercoledì 22 settembre 2021

Debutto fortunato per ‘I BASTARDI DI PIZZOFALCONE’. La terza serie

 Debutto fortunato per I BASTARDI DI PIZZOFALCONE, che ieri 20 settembre ha battuto la concorrenza col 21,8% di share, vale a dire con 4,5 milioni di telespettatori.

La fiction, alla terza stagione, non ha perso lo smalto delle due serie precedenti che anzi, con le intricate storie dei suoi personaggi, magistralmente descritti da Maurizio de Giovanni, continua ad affascinare e a coinvolgere i telespettatori.

A fare da sfondo alle vicende del commissario Lojacono e della squadra dei ‘bastardi fuori ma teneri dentro’, i colori i suoni e le meraviglie di una Napoli senza tempo. Con i problemi di sempre: malavita, corruzione, degrado sociale, e quel calore, quell’umanità che solo la città partenopea sa offrire. A piene mani, a chi è in grado di vedere al di là delle apparenze.

La serie, diretta da Monica Vullo, si compone di sei puntate, in onda ogni lunedi su Rai 1.

Protagonisti ancora una volta Alessandro Gassman affiancato da Carolina Crescentini, nei panni della pm Piras, e lo scalcagnato ‘commissariato’ di Pizzofalcone, la location napoletana scelta dall’autore dove ambientare e risolvere intricate vicende non sempre nel rispetto delle regole.

Sulla etimologia di Pizzofalcone si leggono diverse curiosità. La più accreditata risale al Duecento, quando la collina non faceva parte del tessuto urbano. Il re di Napoli Carlo I d’Angiò decise di praticare in questa zona la caccia al falcone, facendo costruire sulla collina una falconiera per la real caccia di falconi.

E’ però Carlo Celano,  storico napoletano, a svelare che il colle in realtà ‘è detto così per l’altezza che ha, essendo che ogni cosa alta a Napoli si diceva Falcone per l’alto volo che fa quest’uccello’.

Curiosità a parte,  Pizzofalcone,  è una collina  molto cara ai partenopei che la serie tv ha ulteriormente contribuito a rendere ancora più famosa e accattivante.

Chiara Farigu


domenica 16 maggio 2021

Claudio Baglioni: 70 anni di età e 50 di carriera ma ‘la vita è adesso’

 “E, per una volta tanto, fa davvero piacere essere ‘sbattuti su un muro’”, commenta così Claudio Baglioni dinanzi al murale che i suoi fan hanno realizzato a Centocelle, il quartiere romano dove il cantante è nato e cresciuto settant’anni fa.

Un omaggio che ha colto di sorpresa l’artista da sempre poco avvezzo a esternare stati d’animo sui social quanto a confezionarli superbamente con note musicali uniche nel loro genere. ‘L’avete pensata bella. Una gran cosa per una buona causa. Il mio apprezzamento e la mia gratitudine non hanno voce e parole sufficienti e adeguate. È una sensazione bizzarra e stupefacente’, scrive sul suo profilo FB nel ringraziare i tanti che, in occasione del suo compleanno, lo hanno letteralmente sommerso di messaggi d’auguri.

Un quartiere sui generis Centocelle, ricorda l’artista, ‘qui si diventava delinquenti o intellettuali. Io scelsi la seconda opzione e mi immedesimai a tal punto che fui soprannominato Agonia’.

Una scelta radicale per quel giovane spilungone con una cascata di capelli lunghi e vaporosi che già strimpellava per hobby la chitarra. Non pensava certo a quei tempi che la musica sarebbe stata non solo una passione da coltivare ma una carriera da costruire e perseguire.

Una carriera sempre in salita che dura da oltre cinquanta anni per il ‘cantautore dei sentimenti’, come viene comunemente definito dai suoi fan. Un mito. Elegante, carismatico, voce graffiante inconfondibile, oltre 60milioni di dischi venduti.

Questo piccolo grande amore, Lia, Avrai, Porta portese, Strada facendo, Poster, Io me ne andrei, Amore bello, Mille giorni di te e di me, La vita è adesso, sono solo titoli dei suoi brani più celebri, divenuti tutti degli evergreen per l’attualità e la freschezza dei testi. Canzoni che hanno fatto da colonna sonora a diverse generazioni, canzoni che hanno la storia della musica e del cantautorato italiano.

Non si è fatto mancare nulla il Claudio nazionale. Dai duetti con celebri artisti come Mia Martini, Morandi, Pino Daniele, tanto per citarne alcuni, alle esperienze televisive con Fazio i ‘Anima mia’, sino ad approdare nelle vesti di conduttore e direttore artistico alla guida di Sanremo nel 2018 e nel ’19.

Settant’anni e non sentirli: il 2 giugno sarà in concerto live streaming dal Teatro dell’Opera di Roma. Un ritorno dopo più di un anno di assenza dovuto alla pandemia che i fan aspettano con trepidazione.

Nello scorso dicembre  è uscito un nuovo album di inediti ‘In questa storia, che è la mia’, un ‘classico’, ovvero una sorta di ritorno alle origini di quella grande tradizione pop, racconta l’artista romano, nella quale si è sempre riconosciuto e continua a riconoscersi.

Per i suoi settant’anni il più gradito dei regali: un’agenda fitta di appuntamenti in giro per l’Italia per riportare la musica nelle piazze e nei teatri oltre che nei cuori di chi, ‘strada facendo’, lo segue da più di cinquant’anni.

Auguri Claudio!

Chiara Farigu 

*Immagine AdnKronos

sabato 24 aprile 2021

Milva, addio alla ‘pantera di Goro’

 Ci lascia oggi, all’età di 81 anni,  un’altra delle interpreti più intense della canzone italiana: Milva, al secolo Ilvia Maria Biolcati.

‘La sua voce ha suscitato profonde emozioni in intere generazioni. Una grande italiana, un’artista che, partita dalla sua amata terra, ha calcato i palcoscenici internazionali, rendendo globale il suo successo e portando alto il nome del suo Paese. Addio alla pantera di Goro’, ha twittato il ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Una carriera intensa e di grande successo, la sua.  Una voce graffiante, calda, originalissima.  Al suo attivo ben 173 album, tre dei quali realizzati con un altro grande della musica italiana: Franco Battiato.  E’ stata anche una veterana del  festival di Sanremo, arrivando terza nel ’61 e seconda l’anno successivo senza mai vincere alcuno. Nel 2018 le fu assegnato il ‘Premio alla Carriera’, che fu ritirato dalla figlia Martina Corgnati. 

Un’artista a tutto tondo. Negli anni ’70, sotto la direzione di Giorgio Strehler, divenne una delle attrici italiane più importanti per quanto riguarda le opere di Bertold Brecht, autore al quale dedicò anche due dischi ‘Milva canta Brecht’  e ‘ Milva Brecht’.

Amava diversificare il suo impegno. Passava con grande naturalezza dalla canzone popolare come ‘La filanda’ a quelle più impegnate come ‘Canti per la libertà’ e ‘Milord’, che fu un grande successo di Edith Piaf.

Perfezionista fino all’inverosimile, nel 2010, dopo aver pubblicato il suo ultimo album, decise di ritirarsi a vita privata.

Nel salutare il suo pubblico, mise a nudo le sue fragilità dovute a sopraggiunti problemi di salute  e alla conseguente difficoltà di mantenere immutata quella combinazione di versatilità passione e grande professionalità che da sempre la caratterizzava: ‘Voglio essere ricordata per quello che ho fatto e dato alla musica e al teatro.  Ho qualche sbalzo di pressione, una sciatalgia a volte assai dolorosa, qualche affanno metabolico; e, soprattutto, dati gli inevitabili veli che l’età dispiega sia sulle corde vocali sia sulla prontezza di riflessi, l’energia e la capacità di resistenza e di fatica, ho deciso di abbandonare definitivamente le scene e fare un passo indietro in direzione della sala d’incisione, da dove posso continuare ad offrire ancora un contributo pregevole e sofisticato’.

Un abbandono doloroso. Oggi l’ addio definitivo, dopo una lunga malattia, per  Milva ‘la rossa’.

‘Era grandissima sia come cantante che come attrice. Come teneva il palco lei non lo faceva nessuna. Sono profondamente addolorata perché va via una persona che ho ritenuto amica, una delle poche nell’ambiente musicale. Era una delle poche vere artiste internazionali che l’Italia abbia partorito’, così la ricorda Iva Zanicchi. ‘Io l’Aquila, lei la Pantera, due soprannomi che abbiamo faticato ad accettare. Ci dipingevano come rivali, eravamo amiche’.

Non c’è nessuno come lei. Mi dispiace per le altre cantanti italiane che hanno voci bellissime, ma lei era la più completa. Quando entrava lei sul palco non ce n’era per nessuno’, dice Cristiano Malgioglio, grazie al quale le fu tributato il Premio alla Carriera.

Chiara Farigu 

lunedì 12 aprile 2021

‘La compagnia del cigno 2’: musica, talento, amicizia, gli ingredienti del suo successo

 Oltre 4  milioni di telespettatori hanno tenuto a battesimo “La compagnia del cigno2 ”,  fiction di grande successo fin dalla prima stagione andata in onda poco più di due anni fa, con Anna Valle e Alessio Boni che sostiene di aver ammorbidito, in questa serie, certe spigolosità del carattere pur mantenendo un certo piglio.

Musica, talento e amicizia, gli ingredienti che faranno da collante alle sei puntate ideate e dirette da Ivan Cotroneo. Sullo sfondo le vicende di Matteo, Sara, Barbara, Domenico, Robbo, Sofia, Rosario, i sette ragazzi che si barcamenano con i propri  tormenti,  le proprie fragilità e la passione per la musica che continua a fare da amalgama alla loro amicizia.

Un legame fortissimo il loro, divenuto tale grazie al temutissimo Maestro Marioni, soprannominato ‘il bastardo’ per via del suo temperamento intransigente,  collerico e severo all’inverosimile, che intravedendo il loro talento, li obbliga a formare un gruppo affinché le loro voci, tutte bellissime ma individuali, possano fondersi e andare all’unisono. ‘La compagnia del cigno’, in onore di Giuseppe Verdi, che era soprannominato il Cigno di Bussetto, è il nome che decidono di dare alla loro chat utilizzata per programmare i loro incontri e le  strategie d’azione.

I giovani musicisti, alle soglie dell’ingresso nel mondo accademico del Conservatorio in questa nuova stagione dovranno fare i conti anche con la competitività che giocoforza si farà alquanto serrata.

A turbare gli equilibri preesistenti sarà l’arrivo di un nuovo Maestro, Teoman Kayà, vecchio amico di Marioni e sua moglie Irene, divenuto un direttore d’orchestra di fama internazionale, che avrà l’onore di dirigere l’orchestra messa su dal ‘bastardo’ ma anche l’ingrato compito di riaprire vecchie ferire.

Domenica prossima la seconda imperdibile puntata.

Chiara Farigu

sabato 13 marzo 2021

Ciao, Raoul, ci mancherai

 Prima che iniziasse questo periodo di divieti, dovuto alla pandemia,  il venerdi sera ero solita uscire con gli amici per fare i classici ‘quattro salti’.

Un modo per evadere dalla routine quotidiana, stando in allegria. Dopo la pizzata, a farla da padrone era la musica. Le band si alternavano, c’era quella che piaceva di più, che sapeva coinvolgere maggiormente ma tutte, dopo i tormentoni del momento, dedicavano uno spazio ai balli di coppia.
Il bello veniva quando nella sala giungevano le prime note di ‘Ciao Mare’ o di ‘Romagna mia’era un tripudio di allegria. Ci si alzava e si cominciava a cantare a squarciagola. Quella musica era contagiosa, era adrenalina pura. Era spensieratezza, divertimento. Era voglia di vivere.
In quei momenti capivi la grandezza di Raoul Casadei. Poteva piacere o non piacere ma di certo la sua musica non lasciava indifferenti.
Il re del liscio se n’è andato. Ennesima vittima delle complicanze del maledetto virus.
Ciao Raoul, ci mancherai.
Ci mancherà il tuo stile, la tua eleganza, la tua semplicità. Ci mancherà quel tuo saper in mettere in musica i valori di una volta. Di quando ci bastava poco per essere felici. Come fare ‘quattro salti’ dopo una pizza in compagnia di amici. Era la musica a fare il resto.
Chiara Farigu
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martedì 2 marzo 2021

Prepariamoci. E’ in arrivo la grande abbuffata sanremese

 Prepariamoci. E’ in arrivo la grande abbuffata sanremese. Da domani, come ci rammenta lo spot countdown di mamma Rai, avrà inizio la  grande kermesse canora, arrivata alla 71esima edizione. E tutti, anche chi giura e spergiura che ‘il festival, io? Ma per favore, non lo guardo da decenni’, una sbirciata finisce per dargliela. Non fosse altro che per parlarne male.

Che piaccia o no, Sanremo è lo specchio della nostra società. A fare da cornice alla musica, l’Italia. C’è davvero tutto, o quasi: la competizione, la leggerezza, l’impegno. Ma anche la rabbia, la provocazione, l’allegria. C’è il bello e il brutto, il buono e il cattivo. Ci siamo noi. Con le nostre contraddizioni. I nostri sentimenti. Le nostre paure.

E’ forse è per questo che Sanremo è sempre Sanremo.

Me li ricordo i Sanremo della mia gioventù.  Quelli sì che erano belli. O forse era bella la mia gioventù. O più probabilmente il ricordo di entrambi, chissà. E’ indubbio che su quel palco, un tempo inondato di fiori (ma che fine hanno fatto quei fiori?) sono nati molti dei nostri miti. Celentano, Lucio Battisti, Gigliola Cinquetti, Al Bano, Lucio Dalla, Zucchero, Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Laura Pausini e persino Bocelli hanno mosso i primi passi lì, tra il profumo inebriante di mimose ranuncoli e rose e gli applausi (a volte i fischi) di quel pubblico in sala che, a detta degli esperti, dicono essere piuttosto esigente.

Le canzoni erano belle, orecchiabili fin da subito. O almeno così le ricordo io. Quante ne ho cantate a squarciagola! Ora non canto quasi più. E non perché non mi piaccia più farlo. E’ che non mi emoziono più come allora. Quando anche un semplice ritornello riusciva a dare la svolta ad un giornata un po’ così. Cambiano i tempi, cambiano le mode, cambia il modo di vivere la musica.

Ma ad essere cambiati cambiati noi. E con noi anche Sanremo, sempre più show e sempre meno gara. Dove i giochi sembrano già fatti così come le polemiche, preparate a tavolino purché se ne parli.

Eppure, nonostante le critiche, questa kermesse riesce a tenere incollati davanti al teleschermo milioni di telespettatori. Sarà così anche quest’anno, dicono i sondaggisti che azzardano, per questa edizione anomala, senza il pubblico in sala, il botto di ascolti.

Chiara Farigu

sabato 23 gennaio 2021

‘Un nemico del popolo’, potere e corruzione: ieri come oggi. Teatro, quanto ci manchi!

 Sembra una vita fa. Eppure è passato solamente un anno dal quel pomeriggio del 23 gennaio scorso. Del maledetto virus, che sarebbe arrivato da lì a poco a stravolgere le nostre vite non sapevamo ancora nulla. Ero davvero raggiante quel pomeriggio. Andavo a teatro, con un’amica, ‘a fare un pieno di cultura’.

La pièce teatrale, tratta dal dramma di Ibsen ‘Un nemico del popolo’ , si rivelò al di sopra di ogni aspettativa. Non solo per l’intensità della recitazione, per i costumi e le luci, ma per la modernità che trasudava dalle scene messe in atto. Dove potere e  corruzione erano fittamente intrecciati nell’eterno conflitto tra bene e  male che da sempre attanaglia l’essere umano.

Chissà se lo scrittore norvegese, nel 1882, quando metteva in scena l’opera avrebbe anche lontanamente immaginato che i dubbi di ieri sarebbero stati ancora oggi di una sconvolgente attualità. Vista la corruzione dilagante in ogni settore della nostra società, politica in primis.  Avvallata da una  rassegnazione dei cittadini che sottostà impotente a ogni tipo di sopruso, di sopraffazione e violazione dei diritti. Che siano pubblici o privati.

La vicenda racconta la storia di due fratelli. Che hanno due visioni opposte della realtà. E naturalmente dell’etica da seguire. Dove nell’una prevale la ricerca della verità, nell’altra l’intrigo per la convenienza personale.

Uno fa il medico, l’altro il sindaco di una cittadina che economicamente si regge grazie agli introiti delle acque termali. Acque che però dopo accurate analisi risultano inquinate da batteri nocivi alla salute della collettività. Il dottore non ha dubbi: denunciare il fatto è sinonimo di etica e responsabilità. La verità prima di tutto. Per tutelare l’interesse pubblico.

Il sindaco però, dopo averne preso atto dichiara inammissibile la scoperta del fratello medico e, in nome di un ipotetico ‘benessere collettivo’, si attiva per insabbiare qualunque notizia a riguardo. Le conseguenze sarebbero devastanti.  Gli azionisti coinvolti, la stessa classe politica e la media borghesia da una tale rivelazione ne uscirebbero, come si suol dire,  con le pezze al sedere.

Il ‘popolo’, come sempre o quasi accade, è soggiogato da quella ‘maggioranza’ che conta, mentre lui, il dottore con  la sua verità  viene additato come un nemico, anzi ‘il nemico’. Da tenere a debita distanza. In perfetta e totale solitudine.

Potere, corruzione, conflitto politico e morale, oggi come e più di ieri. Tutto questo e molto altro ancora nel dramma di Ibsen.

Un ricordo riaffiorato oggi, con la speranza e l’auspicio che i teatri ritrovino il loro splendore e ci consentano di farci fare quanto prima nuovamente quel ‘pieno di cultura’ che ci manca davvero tanto.

Chiara Farigu 

lunedì 18 gennaio 2021

Debutto col botto per Mina Settembre, l’assistente sociale dei Quartieri Spagnoli

 Mi ero innamorata di lei fin dalle prime pagine di ‘Troppo freddo per Settembre’, trovato, insieme ad altri libri, sotto l’albero di Natale.  Indomabile, bellissima, determinata, pronta a cacciarsi nei guai, sempre per una buona causa s’intende, Mina è un altro grande personaggio  creato dalla penna di Maurizio de Giovanni, scrittore napoletano di successo i cui libri sono tradotti in tutto il mondo.

L’avevo immaginata diversa per via di quel ‘Problema 2’ descritto magistralmente dall’autore, vale a dire un fisico procace capace di attirare e sedurre all’istante qualsiasi maschio che si rispetti a portata di tiro, in strada, in metropolitana o all’interno del suo stesso studio.  Un problema non da poco per Mina che vuole brillare per la sua intelligenza ed affermarsi per le sue qualità professionali e umane anziché  perdere parte del suo tempo a schivare ‘manimorte’ e sguardi da pesce lesso di uomini incapaci di controllare il livello di testosterone in sua presenza.

L’avevo disegnata nella mia fantasia come la Loren nel conturbante spogliarello di Ieri oggi e domani,  o come la Lollobrigida in  Pane amore e fantasia. Ma la versatile e talentuosa Serena Rossi (indimenticabile nei panni di Mia Martini, non è stata da meno. E gli ascolti le danno ragione. La prima puntata andata in onda ieri sera su Rai ha sbaragliato la concorrenza aggiudicandosi il 22,6% di share, pari ad oltre 5.8000.000 di telespettatori .

Un debutto alla grande, dunque, per la fiction liberamente tratta dai racconti Un giorno di Settembre a Natale e Un telegramma da Settembre dello scrittore napoletano già autore de i Bastardi di Pizzofalcone.

Dodici racconti articolati in sei puntate per raccontare le vicende della spumeggiante assistente sociale che dopo essersi separata dal marito Claudio (Giorgio Pasotti), magistrato col quale giocoforza dovrà interagire e spesso scontrarsi,  torna a casa dall’ingombrante mamma, ovvero il suo ‘Problema 1’ poiché di materno sembra non avere proprio niente. Dispotica, autoritaria, poco prepensa a dividere il suo spazio con la figlia alla quale non perdona il suo stato di separata  e la sua condotta di vita, dedita più agli altri che a sé stessa.  Al punto da far diventare  il Consultorio la sua ragione di vita. Aiutare chi ha bisogno di assistenza, supporto ma anche solo di ascolto dei problemi da condividere per alleggerirne il peso di chi li porta.

E poi nel Consultorio arriva  lui, Domenico ‘chiamami-Mimmo’, come va ripetendo a tutti le pazienti per instaurare un rapporto meno formale, che riaccende pensieri e desideri che  Mina credeva sopiti, dopo la separazione dal marito, in seguito al suo tradimento.

Assistente sociale di professione, Mina si scopre investigatrice a tutto tondo in cerca di indizi per tirare fuori dai guai (spesso è lei a finirci) le persone che ricorrono al suo aiuto. A darle man forte l’attraente ginecologo interpretato da Giuseppe Zeno,  Christane Filangeri e Valentina D’Agostino, nei panni delle  amiche di una vita.

A fare da cornice alle avventure di Mina, Napoli e gli splendidi Quartieri Spagnoli. Tanti gli intrecci che di volta in volta Mina riesce a sciogliere per restituire alla vita persone spesso vittime della criminalità o messe ai margini da eventi dolorosi.

Una serie da vedere

Chiara Farigu

domenica 20 dicembre 2020

'Natale in casa Cupiello', imperdibile appuntamento con Sergio Castellitto. Il 22 dicembre su Rai1

 Ci siamo. Dopo settimane di spot pubblicitari in cui il protagonista, con voce roca, domanda ‘ti piace ‘o presepe’ , martedi, su Rai1, in prima serata andrà in onda ‘Natale in casa Cupiello’. Con la trasposizione filmica del capolavoro teatrale del grande Eduardo, la Rai rende omaggio al drammaturgo napoletano in occasione dei 120 anni dalla nascita.

A vestire i panni del protagonista un superlativo Sergio Castellitto, unico non partenopeo del cast diretto da Edoardo De Angelis  che, come ha raccontato in diverse interviste  indossa con umiltà e alla sua maniera perché lungi da lui voler gareggiare con l’immenso Eduardo che è stato e continuerà ad essere inarrivabile. ‘Avrei potuto spaventarmi se avessi osato una comparazione con lui. Ma non mi ha nemmeno sfiorato l’idea e grazie alla complicità con De Angelis ho potuto suggerire quella che si dice una mia ‘versione dei fatti’. Eduardo è  nella storia del nostro teatro come Cechov in quella del teatro russo’.

La storia di Luca Cupiello che riunisce la famiglia per trascorrere sotto lo stesso tetto, dinanzi ad un presepe addobbato di tutto punto la festa più importante e intima dell’anno, potrebbe essere la storia di tutti noi. La famiglia unita col Natale che fa da sfondo. Con i ricordi, le nostalgie, i buoni proponimenti e le aspettative che ognuno di noi si porta appresso come un bagaglio imprescindibile. Ma anche i momenti di sincerità o di riscatto e perché no i rancori mai sopiti che dinanzi a tanta intimità spesso affiorano e feriscono più di una qualunque arma. Il Natale è anche questo, come ci ricorda quello che fa da cornice in casa Cupiello.

Siamo nel 1950 a Napoli. Luca è alle prese con la preparazione del presepe che vive come un vero e proprio rito, contrariamente al resto della famiglia in tutt’altre faccende affaccendate. La figlia Ninuccia ha deciso di mettere fine al suo matrimonio per vivere alla luce del sole l’amore con Vittorio, l’unico uomo che le abbia fatto battere il cuore. Luca non sa che  la figlia ha scritto una lettera in cui svela le sue intenzioni e quando la missiva capita casualmente nelle sue mani, la consegna ingenuamente al genero. Nicolino scopre che la moglie lo tradisce e la serenità del Natale viene distrutta. Luca, morente, ritiene ormai che tutto sia perduto. 

Il suo presepe, però, potrebbe riuscire a salvarlo ancora una volta.

Per scoprire come si svolgono i fatti e come va a finire l’intricata storia della famiglia Cupiello non ci rimane che sintonizzarci su Rai1 martedi pv e viverci appieno questo imperdibile appuntamento

Chiara Farigu

*Immagine tratta dal web

giovedì 26 novembre 2020

'Rita Levi Montalcini', la nuova imperdibile fiction di Rai 1

Dopo i numerosi trailers delle scorse settimane che ne annunciavano la messa in onda, arriva stasera su Rai 1 l’imperdibile  fiction  ‘Rita Levi  Montalcini’.  Uno spaccato di vita, liberamente ispirato, della neurobiologa torinese sugli anni dopo il Nobel, precisa il regista Alberto Negrin.  Una fiction per rendere  omaggio a una donna straordinaria, non una biografia né tantomeno un documentario sulla Professoressa Montalcini.

La bravissima Elena Sofia Ricci, smessi temporaneamente gli abiti da suora della fortunata serie tv ‘Dio ci aiuti’,  vestirà, con molta umiltà e rispetto, come sottolinea nelle interviste, i panni della scienziata della quale rivela in anteprima qualche curiosità circa la sua vita privata. ‘La cosa più emozionante è stata entrare nella sua casa sua. La nipote Piera ci ha permesso di girare alcune scene nella stanza della Professoressa. Sono rimasta molto colpita dalla sua semplicità. Una camera che definirei austera: letto singolo, scrivania, armadio. Microscopio, libri  (compreso il Nuovo dizionario dal piemontese all’italiano)  e  dischi di musica classica’.

La fiction prende spunto da una vicenda di fantasia creata appositamente dagli autori  per mettere in luce la determinazione della scienziata e il suo amore sconfinato per la ricerca. Il laboratorio, le provette, il microscopio, lo studio, tutto il suo mondo. La scienza la sua unica ragione di vita.

Nata a Torino il 22 aprile del 1909, insieme alla gemella Paola, si laurea in medicina ma fin dai primi anni di università si dedica allo studio del sistema nervoso. Studi che non interrompe neanche dopo la proclamazione delle leggi razziali (la sua famiglia era di origine ebrea) e che continuerà privatamente. Nel 1947 si trasferisce negli Stati Uniti per continuare le sue ricerche e insegnare neurobiologia.

Nel 1952 si trasferisce in Brasile per continuare gli esperimenti di culture in vitro che porteranno all’identificazione  del fattore di crescita delle cellule nervose, conosciuto con l’acronimo NGF. Sarà grazie a questa scoperta che nel 1986 riceverà il Premio Nobel.

Nel 1969 rientra in Italia per dirigere l’Istituto di Biologia Cellulare del CNR a Roma; nel 2001 viene nominata senatrice a vita ‘per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale’

La Professoressa  Montalcini ha continuato a studiare e a lavorare ininterrottamente sino alla sua morte avvenuta il 30 dicembre del 2012, alla veneranda età di 103 anni. ‘Il cervello, se lo coltivi funziona, era solita ripetere. Se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare’.

Coraggiosa, determinata, volitiva, credeva fortemente nella forza delle donne:Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società’, questa una delle sue celebri frasi.

Donna, scienziata e maestra di vita: ‘Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte’. Come i suoi, che resteranno nella storia.

Chiara Farigu 


lunedì 9 novembre 2020

Da stasera su Rai 1 ‘Gli orologi del diavolo’, serie tv con Beppe Fiorello

Stasera la prima delle quattro puntate de ‘Gli orologi del diavolo’, fiction prodotta da Roberto Sessa, in prima visione su Rai 1, disponibile anche in streaming su Rai Play.

Tratta da una storia realmente accaduta, raccontata nel libro omonimo scritto da Franciosi e Federico Ruffo, vede il ritorno di Beppe Fiorello nelle vesti del protagonista Mario Merani, ovvero Gianfranco Franciosi nella vita reale. Un eroe per caso, come racconta lo stesso Fiorello, il primo civile usato per scopi investigativi in un contesto criminale ‘rimasto incastrato in un ingranaggio enorme’ durato ben quattro anni della sua vita. Un uomo ‘comune’ alle prese con qualcosa più grande di lui ‘io non avrei avuto il suo stesso coraggio’, ammette Beppe.

E’ la storia di un uomo che fino a poco tempo prima conduceva una vita ‘normale’ tranquilla e anche felice. E’ un motorista nautico con un passato nelle gare off-shore attualmente costruttore di barche, almeno fino a che la malavita non si accorge che i gommoni, che corrono più veloci delle motovedette dei carabinieri, potrebbero portare la sua firma. Volendone sapere di più chiede ragguagli ad un amico poliziotto ricevendo la proposta di fare da infiltrato per scoprire cosa e chi si cela dietro il mercato di traffico di droga.

Un ruolo inedito per l’attore siciliano con molti colpi di scena. Al suo fianco Nicole Grimaudo, la moglie che esasperata dai silenzi e dai segreti del marito sempre più coinvolto nell’ingranaggio dal quale non può più tirarsi fuori, metterà fine alla storia d’amore.  Marco conoscerà poi Alessia, interpretata da Claudia Pandolfi e con lei ritroverà la gioia di vivere e la determinazione a portare a compimento il ruolo di infiltrato nel narcotraffico al servizio dello Stato.

Una serie da non perdere.

Chiara Farigu 

venerdì 18 settembre 2020

LUCA BARBAROSSA, DA CANTAUTORE A SHOWMAN TELEVISIVO

Sarà per quel suo cognome così familiare (lo stesso di mia madre) ma a me Luca Barbarossa come cantautore è sempre piaciuto.

Ne apprezzo il sound, i testi freschi e all'apparenza semplici, mi piace il suo timbro vocale.
Insomma, mi sta simpatico.

Da qualche giorno ho ripreso a sorseggiare il caffè mattutino in sua compagnia. Mi sintonizzo su Rai Radio2 Social Club (il live radiofonico approdato già lo scorso anno in tv) e mi rilasso per qualche minuto.

Però ci sa proprio fare, penso tra la brioche e il cappuccino.  Conduce a braccio, duetta con gli ospiti, sceglie i brani da mandare in onda. Divertente, spigliato, mai banale. E, musicalmente parlando, molto competente.

Simpaticissimi poi i siparietti comici del suo compagno di scorribande musicali Andrea Perrone. Soprattutto quando veste i panni del premier Conte e strascica quelle parole fino a renderle incomprensibili.

Un programma fresco simpatico, molto divertente. Cucito su misura sul conduttore che ne è anche l’autore. E non potrebbe essere altrimenti perché ‘la radio è stato il suo primo amore’, racconta Luca, oggi nelle vesti dello showman televisivo.

Un Barbarossa inedito. Per me una piacevole conferma, per tanti, forse, una scoperta.

Radio2 Social Club è in diretta streaming audio su RaiPlayRadio, sugli account social di Rai Radio2, Facebook, Instagram, Twitter e Telegram (con extra e contenuti speciali) e presto in videostreaming anche su RaiPlay.

In tivù, su Rai2, ogni mattina, dal lunedi al venerdi dalle 8,45 in poi. Tra le voci che si alterneranno ai microfoni nel corso della nuova stagione, Neri Marcorè, Lodo Guenzi de ‘Lo Stato Sociale’ e Martina Catuzzi.

Gli ascoltatori possono interagire direttamente con il programma attraverso Sms e WhatsApp vocali per raccontare storie o semplicemente per giocare con i conduttori e indovinare il titolo della Canzone Spogliata.

Insomma, un programma da non perdere

Chiara Farigu



*Immagine Raiplay

giovedì 11 giugno 2020

IL MARE DI ANZIO FA DA CORNICE AL NUOVO SINGOLO 'AMAMI ADESSO' DI GIORDANA ANGI

A

 
fare da sfondo all'ultimo singolo ‘Amami adesso’ di Giordana Angi i meravigliosi paesaggi di Anzio e Nettuno

Una cornice davvero unica contrassegnata dal verde intenso della fitta pineta La Campana e dal lussureggiante Bosco di Foglino che le riprese del videoclip mostrano in tutto il loro splendore. 

Una corsa in macchina mentre le note musicali si fondono in un tutt'uno col paesaggio, per arrivare al mare.

 Alle Grotte di Nettuno e al faro di Anzio, autentici gioielli della cittadina laziale che anche quest’anno orgogliosamente vanta l’assegnazione delle bandiere blu e verde quale ambito riconoscimento per le acque pulite e la soffice sabbia.

Il video, girato nella fase 1 della pandemia, vuole essere una celebrazione della libertà e della gioia di vivere, racconta la cantante. 
Per restituire un po’ di sorriso e gioia in un momento difficile per tutti.

Chiara Farigu



La nonna paterna? Una nonna a metà (con poche eccezioni)

  Essere nonne è un dono meraviglioso che la vita riserva a chi ha avuto la gioia di essere prima mamma. E’ come diventare madri una seconda...