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Con la normativa, approvata definitivamente l'otto luglio scorso a Palazzo Madama con 235 voti favorevoli, 2 contrari e nessuna astensione, la malattia che colpisce in particolare il sesso femminile, e fino a ieri invisibile, 'esce da quel cono d’ombra in cui è sempre stata'. Come sostengono Arianna Lazzarini (Lega) e Giuditta Pini (PD), le due firmatarie del ddl fresco di approvazione.
Per assurgere a
patologia da contrastare e curare con metodi innovativi dopo certificata
diagnosi. Rilasciata al paziente che ne soffre da almeno un anno da un centro
diagnostico accreditato nel settore.
L’Italia fa da apripista essendo il primo Paese dell’Unione Europea ad adottare il
provvedimento che permetterà di individuare metodi innovativi per contrastare
la malattia. Che, come ricordano gli specialisti, non fa morire ma di sicuro fa
vivere molto male, con dieci e anche venti crisi al mese in chi ne va soggetto.
Sono molti e
diversificati i fattori scatenanti il mal di testa che possono essere
riconducibili dal comune stress emozionale/fisico allo scarso riposo dell’organismo
a causa di sonno insufficiente o disturbato che alterano il normale ritmo
sonno/sveglia. Ma anche le fluttuazioni dei livelli ormonali nella donna legati
al ciclo mestruale, la mal nutrizione, la disidratazione e il consumo di
alimenti specifici. Così come la carenza di vitamine e sali minerali. A volte i
fattori scatenanti sono riconducibili ad altre patologie conclamate e disturbi infiammatori.
Da qui la
difficoltà e le lungaggini per diagnosticare la malattia. Della quale se ne
conoscono di diversi tipi, almeno sei: 1)
l’emicrania cronica e ad alta frequenza; 2) la cefalea cronica quotidiana con o
senza uso eccessivo di farmaci analgesici; 3) la cefalea a grappolo cronica; 4)
l’emicrania parossistica cronica; 5) la cefalea nevralgiforme unilaterale di
breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; 6) l’emicrania continua.
Tutte comprese nel disegno di legge appena varato al Senato.
Un riconoscimento doveroso. Che consentirà ai pazienti che ne
soffrono, previa diagnosi certificata, di accedere alle cure necessarie, e senza
il pagamento di alcun ticket, di intraprendere una vita sociale soddisfacente. ‘Ci
sentiamo più compresi, non più persone sbagliate che non riescono a gestire la
loro vita. Con l’approvazione della normativa, noi esistiamo. E’ come
rinascere, avere un certificato che dica che adesso esistiamo’, questo il commento
dell’associazione pazienti Al.Ce (Alleanza cefalalgici) dopo il sì del Senato
che riconosce la cefalea come malattia sociale, vale a dire invalidante.
Chiara Farigu
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