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Un colpo di scena, la sua scarcerazione. Uno dei tanti che hanno caratterizzato la sua lunga e travagliata vita di 'balente' che lo aveva di colpo riportato agli onori della cronaca. Scarcerato per decorrenza dei termini. Poiché i giudici della Corte di Appello di Cagliari non avevano mai depositato le motivazioni della sentenza.
Tornava a casa, a Orgoloso. In libertà vigilata con l'obbligo di firma presso la caserma dei CC. e di dimora dalle 22 alle 6 del mattino.
Ieri l’ennesimo colpo di scena. La Corte di Cassazione respinge il ricorso presentato dai suoi legali contro la condanna in appello a 30 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. La condanna pertanto diviene definitiva e Mesina deve tornare in carcere.
L’ex ‘balente’ però, a differenza di un anno dalla condotta irreprensibile, non si presenta in caserma dove ha l’obbligo di deporre la firma. E quando i carabinieri bussano alla sua abitazione con l’ordine di arresto non trovano nessuno. L’ex bandito è tutt'ora irreperibile.
Avrebbe lasciato la sua dimora diverse ore prima che la Cassazione si pronunciasse. Ne presagiva probabilmente l’esito della sentenza che lo avrebbe riportato in carcere. Carcere che conosce fin troppo bene. Dei suoi 78 anni ne ha trascorso quasi 40 dietro le sbarre. Uno dei pochi, forse l'unico, ad essere stato in carcere per 4 lunghi decenni. Nel 2004, l’allora Presidente della Repubblica Ciampi gli concesse la grazia. Anche allora fece ritorno nella sua Orgoloso. Deciso a intraprendere una vita di riscatto umano e sociale dopo aver pagato il conto con la ‘giustizia’.
Avrebbe lasciato la sua dimora diverse ore prima che la Cassazione si pronunciasse. Ne presagiva probabilmente l’esito della sentenza che lo avrebbe riportato in carcere. Carcere che conosce fin troppo bene. Dei suoi 78 anni ne ha trascorso quasi 40 dietro le sbarre. Uno dei pochi, forse l'unico, ad essere stato in carcere per 4 lunghi decenni. Nel 2004, l’allora Presidente della Repubblica Ciampi gli concesse la grazia. Anche allora fece ritorno nella sua Orgoloso. Deciso a intraprendere una vita di riscatto umano e sociale dopo aver pagato il conto con la ‘giustizia’.
Passano pochi anni e tutto precipita di nuovo. Su l’ex ‘balente’ pendono accuse ben più terribili e infamanti di quelle che avevano fatto di lui il bandito sardo (e non solo) più famoso. Macchiandosi di reati riconducibili a vendette/regolamenti di conti per torti subiti, o ritenute tali, tipiche del codice barbaricino di cui era stato figlio e testimone. Stavolta l’accusa era di essere invischiato in un traffico di droga internazionale ed essere addirittura il capo dell'organizzazione.
Una macchia indelebile. Inaccettabile anche per quanti, nonostante i reati commessi, avevano guardato con una certa indulgenza alla sua travagliata esistenza.
Ora è ufficialmente ricercato dalle forze dell’ordine. ‘Non ha soldi né passaporto: mai avrei pensato potesse sparire. Sono stata con lui fino alle 16 di giovedi- racconta il suo legale, Luisa Venir. Era tranquillo, di buon umore e pieno di speranze. Nulla poteva farmi pensare che volesse sparire dalla scena e deve dire che saperlo mi preoccupa’.
‘Non so dove possa essere’, afferma la sorella.
‘Non so dove possa essere’, afferma la sorella.
Di Mesina nessuna traccia. C’è chi sostiene che abbia addirittura lasciato l’isola. Nascondersi nel Supramonte, come ai tempi d’oro quando era il latitante più ricercato d’Italia, sostengono, non è compatibile con i suoi quasi 80 anni. E il fisico non più agile di un tempo.
Una latitanza disperata. Un triste epilogo di una vita che non ha saputo e forse voluto riscattare. Per viverne serenamente almeno l’ultimo scorcio. Nella sua Orgoloso che lo ha sempre accolto come un figlio da proteggere. Anche da se stesso
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