il blog di chiarafarigu

venerdì 3 luglio 2020

C'ERA UNA VOLTA IL COMPAGNO DI BANCO


M


ariella  abitava a 100 metri da casa mia eppure la vidi per la prima volta quel primo giorno di scuola. Fu quando la maestra, dopo aver fatto l’appello, ci mise vicine nello stesso banco. Ci piacemmo subito. Diverse e complementari. Suo padre era il sindaco del paese a quei tempi, il suo cognome era preceduto da ‘Cavaliere’, cosa incomprensibile per una bambina come me che mai lo aveva visto andare a cavallo.
A casa sua c’era già la televisione, a casa mia sarebbe arrivata qualche anno più tardi. La tv dei ragazzi la vedevo da Mariella, con lei facevo i compiti e la merenda. La mattina bussavo al suo portone e insieme andavamo a scuola.
Strada facendo si aggiungevano altre compagne, avevamo il grembiule nero e il fiocco che cambiava colore in base alla classe frequentata. Le più vezzose sfoggiavano colletti bianchi lavorati all'uncinetto, altre colletti impreziositi dalle iniziali ricamate da mani sapienti.
Dopo Mariella ci sono state Maura, Bruna, Cristina, Enza. Mariella però è stata speciale. E’ stata l’amica del cuore. A lei confidavo ansie aspettative e momenti felici. Lei faceva lo stesso. Dopo essere state insieme interi pomeriggi a raccontarci di tutto e di più, la sera riempivamo fogli di quaderno di dettagli che ci erano sfuggiti o che volevamo approfondire.
Chissà, senza quel banco forse le nostre anime non si sarebbero mai incontrate. Dobbiamo molto a quello scrittoio a due posti che odorava di legno, quello vero, io e Mariella. Gli dobbiamo la nostra amicizia. Gli anni più belli. Quelli dell’ingenuità, della spensieratezza, del futuro da disegnare.
Banco che oggi potrebbe sparire. Per far posto a uno pseudo seggiolone-scrittoio con le rotelle adatto a mantenere le distanze tra uno studente e l’altro. O, per dirla col CtS che detta le regole, per distanziare le cosiddette ‘rime buccali’, principali vettori di contagio. Come le misure anti-covid impongono. Conditio sine qua non per la riapertura delle scuole in sicurezza.
Distanziamento che di per sé manda in soffitta la figura mitica del compagno di banco. Ovvero di colui o colei che poi finiva per diventare se non proprio il migliore amico di certo il migliore alleato/supporter durante le interrogazioni o i compiti in classe. Ma anche il complice ideale di scorribande scolastiche e bravate tipiche dell’età.
Logica vorrebbe che il numero degli alunni per classe venisse dimezzato e quello dei docenti raddoppiato. In quanto agli spazi, lo ribadisce a più riprese la ministra, ci sarebbero gli istituti dismessi per accogliere tutti in sicurezza. La logica però si scontra con altre logiche. Il vil denaro, in primis. Che per la scuola, sebbene se ne stanzino, sono sempre dannatamente insufficienti.
Molto più comodo affidarsi a soluzioni di emergenza piuttosto che risolvere il problema una volta per tutte. Come l’edilizia scolastica leggera (ovvero installare pannelli divisori nei corridoi, giardini, palestre e ovunque si possano ‘creare’ nuove aule a dispetto di altri spazi altrettanto fondamentali per le attività didattiche e la socializzazione, o i seggioloni monoposto per scongiurare assembramenti.
Io e come tante generazioni di studenti la mia Mariella l’ho avuta. E ringrazio quel banco e il buon Dio per avermela data. Quanti d'ora in poi potranno dire lo stesso?
C’era una volta il compagno di banco. Potrebbe essere questo l'incipit di una futura storia da raccontare ai bambini del post-covid
Chiara Farigu

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