il blog di chiarafarigu

domenica 12 luglio 2020

MIA MADRE E QUEL MALE INVISIBILE CHIAMATO 'CEFALEA CRONICA'

M

e la ricordo mia madre in balia delle sue cefalee. Gli attacchi erano improvvisi. Dolorosissimi. A volte incolpava il vento che spirava forte, altre il caldo eccessivo, altre ancora la stanchezza, il termine stress a quei tempi non si usava, ma il più delle volte il fattore scatenante era un mistero.

Quando il dardo arrivava la vedevi correre in bagno dove rimetteva anche l'anima benché non avesse neppure mangiato per poi fasciarsi la testa con un foulard che stringeva forte sulle tempie prima di sdraiarsi al buio. In quei momenti non c'era per nessuno. Neanche per se stessa.

Immancabile nelle tasche dei suoi vestiti una confezione di Aspro, l'analgesico che a quei tempi era il farmaco buono per tutti mali o ritenuto tale. Ne ingurgitava di continuo, una due tre pillole, a seconda dell'intensità della crisi. Riusciva a mandarle giù anche senza acqua convinta che prese a secco facessero più effetto.

Quando durante la pubertà ho conosciuto i miei primi mal di testa ho temuto di aver avuto in dote una dolorosa eredità. Che poi si è rivelata di tutt'altra natura e altra intensità. Per fortuna.

Intorno ai 50 anni per mamma si rese necessario un ricovero in ospedale. Durante gli accertamenti di protocollo le venne diagnosticato un solo rene per giunta a forma di ferro di cavallo. Il cui funzionamento non andava oltre il 20-25% (con gli anni si sarebbe ridotto ancora e poi ancora). Quelle terribili emicranie è quasi certo che fossero causate da quell'insufficienza renale mai curata, in quanto sconosciuta, per ben cinque decenni.

Come fosse riuscita a mettere al mondo cinque figli con quella ‘anomalia’ era un mistero per i medici che l’ebbero in cura. Il suo divenne ‘un caso’. Da studiare e analizzare per gli stessi medici e ancor più per i tirocinanti che la mattina erano al seguito del primario durante le visite.

Anni dopo, nei primi anni di insegnamento, conobbi una collega in preda a terribili emicranie. Anche lei vittima della stessa patologia ritenuta invisibile fino a ieri. Come loro, circa otto milioni in Italia. La gran parte, donne.

Con la legge approvata ieri che riconosce la cefalea cronica come malattia sociale in quanto invalidante, un doveroso, anche se tardivo, riconoscimento.

Chiara Farigu

Cefalea-Immagine Freepik



Nessun commento:

Posta un commento

La nonna paterna? Una nonna a metà (con poche eccezioni)

  Essere nonne è un dono meraviglioso che la vita riserva a chi ha avuto la gioia di essere prima mamma. E’ come diventare madri una seconda...