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il blog di chiarafarigu
sabato 18 luglio 2020
UN ANNO SENZA LUCIANO DE CRESCENZO
venerdì 17 luglio 2020
LARISSA, SECONDA SOLO A MAMMA FIONA. PER ORA
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mercoledì 15 luglio 2020
AUTOSTRADE, PASSO INDIETRO DEI BENETTON. PASSA LA LINEA DEL GOVERNO CONTE
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lunedì 13 luglio 2020
ISTAT: CULLE SEMPRE PIÙ VUOTE. MINIMO STORICO NASCITE DALL'UNITA’
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domenica 12 luglio 2020
MIA MADRE E QUEL MALE INVISIBILE CHIAMATO 'CEFALEA CRONICA'
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e la ricordo mia madre in balia delle sue cefalee. Gli attacchi erano improvvisi. Dolorosissimi. A volte incolpava il vento che spirava forte, altre il caldo eccessivo, altre ancora la stanchezza, il termine stress a quei tempi non si usava, ma il più delle volte il fattore scatenante era un mistero.
Quando il dardo arrivava la vedevi correre in bagno dove rimetteva anche l'anima benché non avesse neppure mangiato per poi fasciarsi la testa con un foulard che stringeva forte sulle tempie prima di sdraiarsi al buio. In quei momenti non c'era per nessuno. Neanche per se stessa.
Immancabile nelle tasche dei suoi vestiti una confezione di Aspro, l'analgesico che a quei tempi era il farmaco buono per tutti mali o ritenuto tale. Ne ingurgitava di continuo, una due tre pillole, a seconda dell'intensità della crisi. Riusciva a mandarle giù anche senza acqua convinta che prese a secco facessero più effetto.
Quando durante la pubertà ho conosciuto i miei primi mal di testa ho temuto di aver avuto in dote una dolorosa eredità. Che poi si è rivelata di tutt'altra natura e altra intensità. Per fortuna.
Intorno ai 50 anni per mamma si rese necessario un ricovero in ospedale. Durante gli accertamenti di protocollo le venne diagnosticato un solo rene per giunta a forma di ferro di cavallo. Il cui funzionamento non andava oltre il 20-25% (con gli anni si sarebbe ridotto ancora e poi ancora). Quelle terribili emicranie è quasi certo che fossero causate da quell'insufficienza renale mai curata, in quanto sconosciuta, per ben cinque decenni.
Come fosse riuscita a mettere al mondo cinque figli con quella ‘anomalia’ era un mistero per i medici che l’ebbero in cura. Il suo divenne ‘un caso’. Da studiare e analizzare per gli stessi medici e ancor più per i tirocinanti che la mattina erano al seguito del primario durante le visite.
Anni dopo, nei primi anni di insegnamento, conobbi una collega in preda a terribili emicranie. Anche lei vittima della stessa patologia ritenuta invisibile fino a ieri. Come loro, circa otto milioni in Italia. La gran parte, donne.
Con la legge approvata ieri che riconosce la cefalea cronica come malattia sociale in quanto invalidante, un doveroso, anche se tardivo, riconoscimento.
Chiara Farigu
sabato 11 luglio 2020
CEFALEA: E’ MALATTIA SOCIALE. SENATO APPROVA DDL
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Con la normativa, approvata definitivamente l'otto luglio scorso a Palazzo Madama con 235 voti favorevoli, 2 contrari e nessuna astensione, la malattia che colpisce in particolare il sesso femminile, e fino a ieri invisibile, 'esce da quel cono d’ombra in cui è sempre stata'. Come sostengono Arianna Lazzarini (Lega) e Giuditta Pini (PD), le due firmatarie del ddl fresco di approvazione.
Per assurgere a
patologia da contrastare e curare con metodi innovativi dopo certificata
diagnosi. Rilasciata al paziente che ne soffre da almeno un anno da un centro
diagnostico accreditato nel settore.
L’Italia fa da apripista essendo il primo Paese dell’Unione Europea ad adottare il
provvedimento che permetterà di individuare metodi innovativi per contrastare
la malattia. Che, come ricordano gli specialisti, non fa morire ma di sicuro fa
vivere molto male, con dieci e anche venti crisi al mese in chi ne va soggetto.
Sono molti e
diversificati i fattori scatenanti il mal di testa che possono essere
riconducibili dal comune stress emozionale/fisico allo scarso riposo dell’organismo
a causa di sonno insufficiente o disturbato che alterano il normale ritmo
sonno/sveglia. Ma anche le fluttuazioni dei livelli ormonali nella donna legati
al ciclo mestruale, la mal nutrizione, la disidratazione e il consumo di
alimenti specifici. Così come la carenza di vitamine e sali minerali. A volte i
fattori scatenanti sono riconducibili ad altre patologie conclamate e disturbi infiammatori.
Da qui la
difficoltà e le lungaggini per diagnosticare la malattia. Della quale se ne
conoscono di diversi tipi, almeno sei: 1)
l’emicrania cronica e ad alta frequenza; 2) la cefalea cronica quotidiana con o
senza uso eccessivo di farmaci analgesici; 3) la cefalea a grappolo cronica; 4)
l’emicrania parossistica cronica; 5) la cefalea nevralgiforme unilaterale di
breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; 6) l’emicrania continua.
Tutte comprese nel disegno di legge appena varato al Senato.
Un riconoscimento doveroso. Che consentirà ai pazienti che ne
soffrono, previa diagnosi certificata, di accedere alle cure necessarie, e senza
il pagamento di alcun ticket, di intraprendere una vita sociale soddisfacente. ‘Ci
sentiamo più compresi, non più persone sbagliate che non riescono a gestire la
loro vita. Con l’approvazione della normativa, noi esistiamo. E’ come
rinascere, avere un certificato che dica che adesso esistiamo’, questo il commento
dell’associazione pazienti Al.Ce (Alleanza cefalalgici) dopo il sì del Senato
che riconosce la cefalea come malattia sociale, vale a dire invalidante.
Chiara Farigu
venerdì 10 luglio 2020
DIARIO ESTIVO. LA CELLULITE E' FEMMINA
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mercoledì 8 luglio 2020
RITORNO A SCUOLA? MEGLIO L'EDUCAZIONE PARENTALE. LA SCELTA SOFFERTA DI UNA MADRE
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martedì 7 luglio 2020
DIARIO ESTIVO. LA PLAYA, TRE BAMBINI TRE RICORDI
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n gruppetto di bambini attira la mia attenzione. Giocano a lanciarsi 'polpette' di sabbia, poi si buttano in acqua per sciacquarsi e ricominciare daccapo. Sono belli da vedere, si divertono con poco, ridono, finalmente liberi dopo mesi di quarantena.
Tre di loro mi riportano indietro nel tempo, nelle fattezze mi ricordano tre piccoli alunni che mi sono rimasti nel cuore. Quello più moretto ha lo stesso sorriso di Osama, un simpaticissimo bambino marocchino dallo sguardo vivo, molto intelligente. Arrivava puntualissimo la mattina accompagnato dalla mamma vestita secondo la sua tradizione. Sulla porta, immancabilmente le raccomandazioni di rito, comportati bene, ascolta la maestra, non litigare coi compagni... un botta e risposta tutto rigorosamente in arabo. Certe volte chiedevo 'che ti dice la mamma'? e lui traduceva guardando me e lei che annuiva. Era esonerato dall'insegnamento dell'educazione religiosa, ma usciva malvolentieri dalla classe per fare l'attività alternativa. Al punto che a Natale volle fare la recita insieme ai compagni, vestì i panni di un re magio e cantò tutte le canzoni senza alcun problema, suo e dei genitori che acconsentirono. Ma il primo giorno di mensa fu divertentissimo. Per lui fu chiesto un menù che escludesse gli insaccati e la carne di maiale. Qualcosa però non funzionò e quel pasto alternativo non arrivò. Lui con gli occhi lucidi guardava il piatto, quel prosciutto cotto gli era vietato. 'Mamma ha detto NO prosciutto' ripeteva mentre ne trangugiava un boccone. E pezzo dopo pezzo quel prosciutto sparì dal piatto. Fu l'unica debolezza. In seguito rifiutò sempre anche le polpette di pesce sospettando che fossero simili a quelle dei compagni, fatte, chissà, magari col macinato misto. Ah, Osama!
Quell'altro con gli occhialini alla Harry Potter sembra proprio Francesco, uno scricciolo di bambino con un vocabolario da adulto. Lui non si ammalava come gli altri. Il suo mal di pancia era dovuto ad un virus intestinale, il suo mal di gola era causato dallo streptococco. Due spanne sopra i compagni nella rielaborazione di storie e attività motoria per lui, figlio di una collaboratrice scientifica, una di quelle, per intenderci, che ti scavalcano quando, dopo ore di attesa, è arrivato il tuo turno per entrare dal medico.
Il terzo, con quel ciuffo ribelle, mi ricorda Marco. Un genietto. Non semplice da gestire, un artista in erba. Il primo o il secondo giorno di scuola disegnò un bambino completo in tutte le sue parti, con un lungo collo. “Ho fatto il collo alla Modigliani” mi disse prima che ponessi qualche domanda, lasciandomi senza parole. Ricordo il mio disappunto il primo giorno di scuola alla primaria quando le docenti dell’infanzia passano il testimone alle colleghe delle elementari. Ero lì a “raccontare” i miei piccoli alunni alle nuove maestre che nel frattempo avevano assegnato loro il primo elaborato: disegna te stesso. Mentre gli altri si limitarono a disegnare uno schema corporeo che in qualche modo li raffigurasse, lui il “se stesso” lo mise in quel nuovo insieme. I nuovi compagni, le maestre, la lavagna, gli addobbi di 'benvenuto in prima'. Una ricchezza di dettagli, meravigliosi, che però infastidì la nuova maestra che lo riprese perché non si era attenuto a quanto richiesto. Che miopia didattica: come si può imbrigliare la creatività tarpando le ali a chi ha il dono di saperla esprimere?
Basta una parola, un gesto, un sorriso e dal cassetto dei ricordi spuntano Antonio, Elettra, Alice, Francesca, Valerio … tutti unici e irripetibili, come gli anni trascorsi con loro
Chiara Farigu
lunedì 6 luglio 2020
LUGLIO-AGOSTO, COVID MIO NON TI CONOSCO
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La nonna paterna? Una nonna a metà (con poche eccezioni)
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