Con 202 voti a favore, 141 contrari e due astenuti la Spagna approva la legge sull’eutanasia attiva, che si avvale della somministrazione da parte di un medico di farmaci che inducono la morte.
La Spagna diviene così, dopo Canada, Colombia, Olanda, Belgio e Lussemburgo, il sesto Paese a consentire a chiunque abbia una malattia grave e incurabile o una condizione cronica e invalidante di chiedere aiuto per morire ed evitare così una sofferenza che non si riesce a sopportare.
‘Poder elegir el morir sin sufrir’, ovvero poter scegliere di morir senza soffrire, ha visto la luce dopo un iter parlamentare durato oltre un anno a causa della pandemia.
‘È un giorno importante per tutti i cittadini – ha detto il ministro per la Salute Carolina Darias – perché si va verso una società più umana e giusta. Ma soprattutto è un giorno importante per quanti si trovano in una situazione di grave sofferenza, così come per le loro famiglie e i loro cari’.
La normativa che entrerà in vigore tra tre mesi, prevede che il paziente dovrà essere pienamente informato delle alternative e delle cure palliative disponibili, e bisognerà accertarsi che la richiesta non sia frutto di pressioni esterne, prima che possa confermare, fino a 4 volte se ritenuto necessario, la volontà di morire.
La richiesta dovrà quindi essere approvata da due medici e una Commissione valutatrice: un iter che si stima dovrebbe durare attorno alle 5 settimane.
L’eutanasia sarà praticata in qualsiasi centro sanitario o a casa del paziente. Ogni operatore sanitario potrà inoltre invocare l’obiezione di coscienza e rifiutarsi di partecipare alla procedura.
‘Provo tristezza e non solo per la cattolicissima Spagna’– ha commentato l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della pontificia Accademia per la Vita- aggiungendo che la normativa non è altro che ‘una resa alla morte’. E che la sfida è essere davvero umani stando, in tutti i modi possibili, accanto alle persone malate, non anticipando la fine naturale della vita.
*Immagine web
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