E’ stato approvato ieri dal CdM il cosiddetto ‘Decreto Sostegni’ che, come sottolineato dallo stesso premier Draghi in conferenza stampa, si avvale del fondo dei 32 miliardi già stanziato nel gennaio scorso dal governo Conte II.
‘Un decreto in risposta alle povertà, il massimo che si è potuto fare– ha ribadito il Presidente del Consiglio- un primo passo, ce ne sarà un secondo assolutamente necessario’. Già ad aprile, infatti, ha aggiunto il Presidente, occorrerà varare nuovo deficit per altri aiuti, i cui numeri saranno da calibrare in base all’andamento dell’epidemia, della campagna vaccinale e conseguentemente delle previsioni sulla crisi economica.
Queste in sintesi i punti principali del Decreto per ristorare imprese e famiglie:
- 11 miliardi per le imprese che hanno perso più del 30% del fatturato nel 2020;
- 8 miliardi per lavoro e lotta alla povertà, compreso il rifinanziamento del Reddito di cittadinanza per un miliardo ed il rinnovo del Rem per tre mesi;
- 5 miliardi per vaccini e logistica (di cui 2,8 per l’acquisto di vaccini e farmaci);
- Enti decentrati: fondi finalizzati a compensare comuni, province ed enti territoriali per la perdita di gettito e per sostenere il trasporto pubblico locale (a cui vanno 800 milioni)
- Istruzione (300 milioni, di cui 150 milioni per garantire da adesso fino a giugno la continuità in sicurezza dell’attività didattica in presenza, ed altri 150 milioni per consentire attività di potenziamento delle competenze ed il recupero della socialità dei ragazzi nel periodo successivo alla fine dell’anno scolastico.), cultura, sostegno alle filiere agricole, e altri settori con crisi particolari.
Ristori, o come si preferisce chiamarli ora ‘sostegni’, che arrivano dopo mesi di ritardi dovuti prima alla crisi di governo innescata da Italia Viva e successivamente alla formazione del governo attuale.
Un ritardo che quindi ora si dovrà recuperare perché la crisi avanza a passo spedito, ‘dare più soldi possibile il più velocemente possibile’ è l’obiettivo che il governo intende mettere in atto: abbandonando i cosiddetti ‘codici Ateco’ che avevano lasciato fuori tante partite iva e garantendo una velocità nei pagamenti.
Per velocizzare i tempi di erogazione dei contributi, l’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione una piattaforma telematica, e i pagamenti inizieranno già dall’8 aprile prossimo.
In quanto al ‘condono fiscale’, tema di scontro all’interno del CdM e conseguente motivo della ritardata conferenza stampa, Draghi, nel rispondere ad una domanda della stampa ha precisato che in realtà si tratta di una misura che annulla crediti che lo Stato non è riuscito finora a recuperare. Ovvero delle cartelle esattoriali fino a 5 mila Euro relative al periodo 2000-2010 che saranno cancellate per quanti hanno un reddito inferiore alle 30 mila Euro annue. Aggiungendo che per evitare che in futuro continuino ad accumularsi milioni di cartelle per crediti fiscali dello Stato che non possono essere incassati, occorre una riforma del meccanismo di riscossione.
Naturalmente non è mancata la domanda relativa al MES, oggetto di accese diatribe nei mesi precedenti tra i partiti dei diversi schieramenti politici e causa principale anche della stessa caduta del governo precedente. Lapidaria la risposta: al momento il livello dei tassi di interesse è tale per cui non conviene prenderlo.
Perfettamente in linea, è bene ribadirlo, con quanto affermato più volte dallo stesso ex premier Conte, che stando alle parole di Draghi, pare avesse ragione a ritenerla una misura da valutare ma non necessaria in questo momento di pandemia.
Certo, considerate le diverse analogie tra le (insufficienti) misure messe in campo per ‘ristorare’ famiglie e imprese, ci si domanda che senso abbia avuto istituire un Governo tecnico per giunta detto ‘dei migliori’ quando il precedente esecutivo stava già facendo tutto ciò che era possibile fare, vista la pandemia?
Chiara Farigu
*Immagine pixabay
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