Nel mondo sono 800 milioni gli adulti affetti da obesità, in Italia se ne contano 18 milioni, ovvero una persona su dieci. Tre bambini su dieci inoltre sono in sovrappeso, di cui uno è obeso.
I dati, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, sono stime per difetto poiché i numeri sono in continuo aumento.
Anche a causa del forzato confinamento domestico dovuto alla pandemia che ha costretto adulti e bambini a un rallentamento delle attività pre-covid.
La didattica a distanza, il lavoro da remoto, la chiusura di palestre e centri sportivi ha contribuito ulteriormente a incrementare cattive abitudini alimentari con tutte le conseguenze del caso.
Il World Obesity Day, che ricorre oggi, può e deve rappresentare l’ occasione per porre la dovuta attenzione al tema poiché spesso l’obesità è alla base di patologie anche gravi come quelle cardiovascolari, le autoimmuni, il cancro e il diabete. Inoltre, evidenziano gli studiosi, le persone obese che contraggono il Covid19, hanno più probabilità di essere ospedalizzate.
‘E’ necessario investire sulle politiche di contrasto all’obesità che non riguardino, però, solo la prevenzione ma anche la creazione di adeguati percorsi di cura e la formazione degli operatori sanitari. A quest’ultimo settore, insieme a quello della ricerca, dovrà essere dedicata particolare attenzione per garantire un risultato concreto in termini di qualità e appropriatezza delle cure’, scrive sul profilo Facebook il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri. Aggiungendo che ‘l’obesità deve essere considerata una malattia, non solo un fattore di rischio. E che è giunto il momento di liberarsi dallo stigma sociale e clinico che accompagna quanti sono affetti da questa patologia e fare in modo che non vengano penalizzati’.
Penalizzazioni, come troppo spesso ci raccontano i social, che si trasformano in veri e propri atti di bullismo e manifestazioni di discriminazione. Quante le persone obese che si sono viste rifiutare le offerte di lavoro a causa di quei chili di troppo, percepiti come una colpa e non come una patologia.
Una giornata per riflettere, dunque. E possibilmente per affrontare nuove sfide e trovare soluzioni. I numeri parlano chiaro: è già emergenza.
Chiara Farigu
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