Ci (ri)siamo. L’Italia cambia nuovamente colore: da domenica 17 gennaio ben 9 regioni (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta) passano in zona arancione, mentre Lombardia Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano si tingono di rosso.
Le sei regioni ‘virtuose’, Campania, Sardegna, Basilicata, Toscana, Provincia Autonoma di Trento, Molise, rimangono invece in zona gialla.
Rabbia del governatore Fontana che non ci sta e minaccia ricorsi, ritiene ‘una punizione’ la nuova collocazione imposta dall’ ordinanza del ministro Speranza.
Di contro, il suo omologo siciliano chiede che la sua regione (che il report di monitoraggio del Ministero della Salute collocherebbe in fascia arancione) sia invece inserita in quella ad alto rischio con le relative misure di contenimento.
A far chiarezza, si fa per dire, su cosa potremo fare o no ci pensa il nuovo DPCM in vigore da oggi 16 gennaio sino al 5 marzo.
Diverse le novità contenute. A cominciare dalle cosiddette ‘zone bianche’, per ‘le regioni con un livello di rischio basso’ dove ‘si manifesti una incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti’.
Per ora una chimera, ma possibile, assicurano gli esperti, se verranno messi in atto comportamenti adeguati. Ovvero utilizzati scrupolosamente i dispositivi medici di sempre (mascherina, distanziamento, igienizzazione mani) ed evitati assembramenti di ogni tipo.
Nelle regioni gialle e arancioni gli studenti delle scuole superiori da lunedi 18 torneranno a scuola al 50-75% della presenza. Il restante 25-50%, a turno, proseguirà con la didattica a distanza, ordinanze regionali permettendo.
Confermato il coprifuoco dalle ore 22 alle 5 del mattino e l’obbligo di portare sempre e indossare al chiuso, e in presenza di altri, la mascherina.
Confermato anche il divieto di spostamento tra regioni e il divieto della vendita da asporto per i bar dalle 18. Così come le chiusure di palestre e piscine, cinema e teatri.
Tornano invece le crociere ed è confermata l’apertura dei musei, ma solo nelle regioni gialle e solo nei giorni feriali ‘un primo passo, un segnale di riapertura’, dichiara il ministro Franceschini.
Resta valida la regola che consente di andare a trovare parenti o amici nella regione, se questa è in zona gialla, o nel comune se è in zona arancione o rossa, una sola volta al giorno ad un massimo di due persone (oltre ai minori di 14 anni conviventi).
Previsti ristori per le attività danneggiate dalle nuove misure. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un nuovo scostamento fino a 32 miliardi. La richiesta passa ora al Parlamento: l’Aula della Camera voterà sulla questione mercoledì 20 gennaio.
Intanto sale la tensione e i malumori degli esercenti. Molti dei loro si dicono pronti alla disubbidienza civile e a bypassare le norme imposte mantenendo aperti bar ristoranti palestre e piscine pur nel rispetto delle regole vigenti di distanziamento e igienizzazione. ‘Siamo al collasso, è l’unico modo per far ripartire tutta l’economia in quanto i ristori del Governo non sono sufficienti per cui non possiamo più fare a meno di aprire’, sostiene il promotore di #ioapro, mobilitazione che coinvolge tutto il Paese.
Difficile non comprendere le loro ragioni. Considerato che la pandemia dura da quasi un anno e ancora non si intravede nessuna luce in fondo al tunnel.
Chiara Farigu
Immagine Commons Wikimedia
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