Sono passati cinque anni dal rapimento di Giulio Regeni, il ricercatore 28enne friulano sparito il 25 gennaio 2016 al Cairo e trovato cadavere nove giorni dopo, il 3 febbraio, lungo la strada che dalla capitale porta ad Alessandria.
Cinque anni di misteri, di verità non rivelate, di silenzi.
Cinque anni di sofferenza per la famiglia che chiede e pretende verità e giustizia.
Cinque anni di indagini per scoprire le cause di quella morte ancora oggi senza un perché e per la quale ‘non ci stancheremo mai di chiedere giustizia’, ha twittato Davide Sassoli, presidente del parlamento Europeo.
Cinque anni di silenzi da parte del governo egiziano e di vergognosi depistaggi che hanno provocato tensioni diplomatiche senza precedenti tra il nostro Paese e l’Egitto.
Le indagini locali che dapprima portano ad incriminare una banda di malviventi, poi uccisi dalla polizia in un conflitto a fuoco, si sgretola in men che non si dica. Alla pari del castello accusatorio teso a dimostrare che droga e sesso fossero le sole piste da seguire.
La magistratura italiana, di contro, arriva a ben altre conclusioni, rinviando a giudizio quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani con l’accusa di sequestro di persona, lesioni gravissime e omicidio.
La collaborazione con gli inquirenti italiani si fa sempre più tesa, vengono negati persino i tabulati telefonici. Medici italiani ed egiziani procedono a due diverse autopsie. Drammatico il referto a conferma delle torture ricevute: innumerevoli i tagli e le ecchimosi riscontrate, così come le ossa spezzate. Irriconoscibile il corpo quando fu ritrovato quel 3 febbraio dopo nove giorni dalla scomparsa. La madre riuscirà a identificarlo da un tratto caratteristico della punta del naso.
Cinque anni di verità nascoste e trafugate. Nei giorni scorsi la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani coinvolti nell’inchiesta, l’udienza preliminare è stata fissata per il 29 aprile.
‘Il crimine non resti impunito, l’Egitto dia adeguata risposta per la verità -sollecita il Capo dello Stato- vicini ai genitori che si battono per ottenere giustizia’.
Oggi il caso sarà discusso nel Consiglio Esteri Ue, e i ministri europei potrebbero decidere di muovere altri passi. Verso quella verità ancora fitta di mistero e purtroppo ancora lontana.
Chiara Farigu
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