il blog di chiarafarigu

domenica 21 febbraio 2021

Larissa, salto da record come mamma Fiona 25 anni prima

 Larissa Iapichino entra di diritto nella storia dell’atletica leggera saltando un clamoroso 6,91 agli Assoluti indoor di Ancona. Un sogno che diventa realtà per la 18enne atleta fiorentina, la miglior prestazione del 2021 che la catapulta di fatto alle Olimpiadi di Tokio.

Il giusto riconoscimento dopo anni di sacrifici, di allenamenti  alternati alle ore di studio  e di svago con i coetanei.

E’ figlia d’arte, Larissa. Anche se orgogliosamente preferisce essere citata non come ‘la figlia di’ ma per quello che  riesce a dimostrare sul campo.

I suoi genitori, due grandi dello sport italiano, la madre, Fiona May, alla quale somiglia come una goccia d’acqua, due volte campionessa mondiale di salto in lungo; il padre, Gianni Iapichino campione di salto con l’asta e successivamente allenatore di Fiona.

La prima grande vittoria per Larissa il 16 luglio scorso, durante il meeting di Savona 2020 quando si aggiudica la seconda prestazione italiana di sempre nel salto in lungo con ben 6,80 metri,  piazzandosi  al secondo posto nella classifica di tutti i tempi, dietro alla madre Fiona.

Ieri un ulteriore exploit: è suo il record mondiale Under 20 indoor, proprio come fece mamma Fiona 25 anni fa, a Valencia.  ‘Sono emozionatissima, è arrivato tutto insieme, in realtà mi sento ancora una cucciola tra le leonesse’, ha commentato a caldo la giovane Iapichino.

E pensare che del salto in lungo Larissa non ne voleva sapere. Per ben otto anni si è dedicata alla ginnastica artistica. L’atletica è arrivata dopo, quasi per caso, nel 2015 quando la mamma l’ha portata a vedere un meeting a Montecarlo. E’ stato subito amore dopo averlo peraltro contrastato a lungo. Un amore che oggi, oltre a ripagarla dei lunghi sacrifici, la colloca  nel gotha del salto in lungo  e le apre le porte per le Olimpiadi.

‘Ancora non ho realizzato quello che ho appena fatto’. Un sogno, dal quale giustamente  non vorrebbe svegliarsi. Almeno per qualche giorno ancora. Poi tornerà sui libri, l’esame di maturità è alle porte e Larissa non intende mancare all’appuntamento.

Intanto oggi si festeggia a casa Iapichino.  Eguagliare una campionessa come mamma Fiona e in aggiunta  strappare il primato alla tedesca Drechsler, non è cosa di tutti i giorni. E’ roba da talenti di classe. E Larissa, col suo talento, farà svettare il tricolore a lungo.

Chiara Farigu

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sabato 20 febbraio 2021

20 febbraio. Giornata Nazionale del Personale Sanitario. Mattarella: ‘SSN un patrimonio da preservare’

 Esattamente un anno fa a  Codogno veniva ricoverato il 38enne Mattia Maestri, divenuto, suo malgrado il simbolo di una lunga interminabile e drammatica lista di pazienti positivi al coranavirus.  Il ‘paziente 1’, così fu prontamente ribattezzato dai medici che in quei giorni  si apprestavano a fare la conoscenza del famigerato virus che presto avrebbe sconvolto le nostre vite, limitato le nostre libertà, cancellato migliaia e migliaia di posti di lavoro, messo in ginocchio l’ economia del Paese, provocato la morte di quasi centomila persone.

Una data, il 20 febbraio che ha segnato e continua a segnare le nostre esistenze. Poiché la pandemia sanitaria, e di conseguenza quella economica, è ancora lontana dall’essere sconfitta.

Una data che è diventata una ‘solennità civile’  per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio degli operatori sanitari e sociosanitari nel corso della pandemia, con la legge del 3 novembre scorso, quando fu istituita la Giornata del Personale Sanitario.

‘Dedichiamo questa Giornata ai caduti per salute di tutti- ha detto il Capo dello Stato- a loro, costantemente in prima linea,  dobbiamo profonda riconoscenza per la professionalità e lo spirito di abnegazione con le quali  fronteggiano l’emergenza pandemica che, a distanza di poco più di un anno dalla sua comparsa, ancora ci affligge. È stato un impegno contrassegnato da difficoltà e sofferenze: moltissimi operatori hanno contratto il virus e tante sono le vittime che abbiamo dovuto piangere tra medici e infermieri’.

Mattarella poi ha rivolto un pensiero al Sistema Nazionale Sanitario che, pur con mille difficoltà sta fronteggiando una prova senza precedenti ‘è un patrimonio da preservare e su cui investire a tutela della nostra collettività’.

Una giornata per riflettere. Un invito ad abbandonare individualismi di ogni genere perché, come ci viene spesso ricordato anche da Papa Francesco ‘dalla crisi pandemica si esce tutti insieme’

 Chiara Farigu

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domenica 14 febbraio 2021

Accadde oggi. Pantani: 17 anni fa la morte del ‘Pirata’

 A ricordare Marco Pantani oggi, nel giorno della sua scomparsa, avvenuta il  14 febbraio del 2004, il mondo del ciciclismo. E non solo. Campione indiscusso, ‘il pirata’, come veniva soprannominato dai tifosi per via dell’inconfondibile bandana indossata sulla vistosa pelata, ha fatto innamorare l’Italia intera con le sue epiche imprese.

Scalatore per eccellenza, forse il più grande di tutti i tempi, era l’icona di quello sport sinonimo di sofferenza e sacrifici estremi. Un concentrato di determinazione coraggio e grinta da vendere.

La bicicletta, un amore contratto fin dall’infanzia, al pari della sua Cesenatico, cittadina dov’e nato il 13 gennaio del 1970.

Galeotta fu quella bici ricevuta in regalo dal nonno Sotero con la quale ha cominciato a macinare i primi chilometri divenute nel tempo tappe da vincere. Successi da portare a casa. Ad ogni costo. Nonostante  i continui e importanti infortuni. Nel ’98 un’impresa epica che pochi altri grandi campioni possono annoverare nel loro palmares: la doppietta Giro-Tour.

Impresa che ‘il pirata’ avrebbe certamente bissato l’anno successivo se non fosse stato fermato a Madonna di Campiglio per un presunto caso di doping. Da allora in poi Pantani non sarà più lo stesso.

Al fuoriclasse senza macchia e senza paura subentra il Marco uomo, quello che non riesce a nascondere le proprie fragilità. Il malessere più oscuro si impossessa di lui e lo mette al tappetto come nessuna scalata in montagna era riuscito a fare.

Il 14 febbraio di 17 anni orsono i media annunciano la sua morte, avvenuta in un anonimo albergo di Rimini. Luogo dove ormai l’ex campione preferiva vivere la sua straziante solitudine. La causa ufficiale della morte fu ‘intossicazione  acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi, con conseguente edema polmonare e cerebrale’, come da referto dell’autopsia  eseguita nelle ore seguenti al suo decesso, confermata poi da una successiva perizia medico-legale del 2015.

In realtà la vicenda della morte del campionissimo sembra ancora tutta da scrivere poichè ancora oggi è avvolta in una rete di misteri talmente fitta che mai hanno convinto i familiari. Per la signora Tonina, madre di Marco, il figlio è stato deliberatamente ammazzato. Ipotesi che non ha mai trovato conferme ma che ha lasciato parecchi dubbi.

Marco è morto solo fisicamente quel 14 febbraio di 17 anni fa. In compagnia dei suoi demoni in quella triste stanza d’hotel. Spiritualmente se n’era già andato quel maledetto giorno a Madonna di Campiglio. Quando lo stigma del doping ha marchiato in modo indelebile il suo nome. Infangando le sue vittorie, la sua vita.

Chiara Farigu

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martedì 9 febbraio 2021

Politica in lutto: è morto Franco Marini. Aveva 87 anni

 Si è spento stanotte, a 87 anni, nella clinica romana di Villa Mafalda Franco Marini.  A gennaio era stato colpito dal Covid, fatali le complicanze dovute al virus.

A darne notizia via twitter Pierluigi Castagnetti: “Una vita spesa in difesa dei valori della libertà, della democrazia, della giustizia sociale, dell’Europa. Sempre dalla parte dei più deboli. Uomo integro, forte e combattente. L’ultima battaglia contro l’inattesa malattia l’ha visto soccombere. Il Signore aveva già deciso di accoglierlo tra le sue braccia”.

Nato a San Pio delle Camere (AQ) il 9 aprile del 1933, Marini, noto ai suoi come ‘lupo marsicano’ per il suo carattere forte e riservato,  ha dedicato la sua vita al servizio dei diritti dei lavoratori. Dapprima come segretario generale della Cisl (1985-1991), poi come ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale (1991-1992), infine come Presidente del Senato (2006-2008) e Segretario del Partito Popolare Italiano e parlamentare europeo.

Nel 2013 viene fatto il suo nome dal centrosinistra per succedere a Giorgio Napolitano al Colle, il tentativo però non va in porto e al suo posto verrà eletto l’attuale presidente Mattarella. Sarà l’occasione per l’ex presiedente del Senato di dedicarsi sempre più alla vita privata e sempre meno a quella politica.

Numerosi i messaggi di cordoglio dagli esponenti politici  ‘Ci ha lasciato uno dei grandi protagonisti del sindacato e della politica degli ultimi 40 anni. Uno degli artefici della nascita dell’Ulivo e del centrosinistra, quando con coraggio impedì che il Ppi scivolasse a destra. Io perdo un Maestro, un Padre, un Amico’, così lo ricorda la presidente del Senato Elisabetta Casellati.

Chiara Farigu

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domenica 7 febbraio 2021

7 febbraio, giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo

 Una giornata per riflettere su un fenomeno molto diffuso, soprattutto nel mondo della scuola secondaria di primo e secondo grado. Secondo il report Istat riferito al 2014, il 19,8% dei ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 17 anni subisce atti di bullismo più volte nell’arco di un mese.

Un fenomeno in continua crescita, sostengono gli studiosi del settore. Che nell’anno del Covid è ulteriormente aumentato. A Paderno Dugnano (Mi), uno degli ultimi fatti di cronaca: nove minorenni sono stati denunciati per aver pestato un loro compagno ‘colpevole’  di aver rimproverato un bullo che durante una lezione a distanza aveva impedito alla classe di seguire la lezione. Un atto di coraggio che andava punito.

La diffusione della tecnologia e dei social network tra i più giovani ha inoltre alimentato il fenomeno del cyberbullismo che, al contrario del bullismo, non trova un limite negli ambienti sociali ed è capace di invadere anche la sfera privata e familiare. Come riportano periodicamente le cronache e i mass-media.

 ‘Cosa c’è dentro di noi che ci porta a disprezzare, a maltrattare, a farci beffa dei più deboli’, si domandano sociologi, pedagogisti e studiosi di questo fenomeno così difficile da estirpare. Che non risparmia neppure i bambini delle scuole elementari. E perché a  pagare pegno sono sempre  i più svantaggiati, sia intellettualmente che fisamente?

Il bullo, ovvero colui che viene percepito il ‘più forte’ ma che tale si sente solo se in compagnia, in realtà è il più vile. Capace di agire solo se nel branco.  Quando accerchia, umilia, denigra chi non può difendersi per farsene beffe,  ancora più se con qualche disabilità, a volte per gioco altre per noia altre ancora per puro divertimento.

Individuata la preda passa ai fatti. Dapprima  con piccoli soprusi per studiarne le reazioni. Reazioni che non arrivano se non quelle di paura e di accettazione in chi li subisce. Si tace con gli insegnanti, si tace con i genitori perché altrimenti quelle violenze aumentano di numero e di intensità. Che spesso vanno avanti per anni, sino a non poterne più. Sino a desiderare la morte. Qualcuno l’ha fatta finita, altri ci hanno provato, come quel dodicenne di Corfù che si è dato fuoco in classe per dire basta a quegli atti violenti.

Comunque sia lasciano il segno nel corpo e ancor di più nell’anima.

Atti di violenza spesso ignorate dagli adulti o, peggio ancora, giustificate o semplicemente viste come bravate, ragazzate, cose di poco di conto su cui soprassedere.

Gli istituti di statica più volte ci hanno fornito dati impietosi: più del 50% degli 11/17enni è stata vittima di un episodio offensivo, irrispettoso e/o violento da parte di coetanei. Dati che tendono a salire al pari dei soprusi messi in atto. Forse perché troppo spesso rimangono impuniti.

Un fenomeno da non sottovalutare questo del bullismo perché potrebbe sfuggire di mano.

Al quale siamo chiamati tutti come genitori, docenti, educatori a vari titolo, a porvi fine. Con la trasmissione di valori positivi, con il dialogo, l’informazione.

Gli strumenti non mancano. Usiamoli

Chiara Farigu

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giovedì 4 febbraio 2021

Giuseppe Conte esce di scena. Da Signore

 Un commiato sobrio quello dell’ormai ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un discorso breve e conciso, rotto solo da una punta di commozione nella voce durante l’ultima conferenza davanti  a Palazzo Chigi.

Dapprima un sentito ringraziamento al Capo dello Stato quale  prezioso interlocutore  durante i suoi due mandati ‘sia per quanto riguarda i rapporti istituzionali che per quanto riguarda i rapporti personali’ e poi i ringraziamenti alla coalizione di maggioranza che lo ha sostenuto lealmente e proficuamente.

Ha poi accennato al colloquio avuto col Presidente incaricato Draghi sottolineando come, contrariamente a come viene descritto  da chi evidentemente ‘non lo conosce o parla in mala fede’ non sia e non voglia essere in alcun modo di intralcio alla formazione di una nuova esperienza di governo ‘i sabotatori cerchiamoli altrove’, ha chiosato.

In quanto al nuovo governo auspica che sia politico e non meramente tecnico perché le urgenze del Paese richiedono scelte politiche possibilmente ampiamente condivise.

Infine un pensiero ‘agli amici del Movimento’, con quella che è sembrata a tutti una promessa: io ci sono e ci sarò, includendo in questo suo esserci anche gli amici del PD e LeU, per realizzare quel progetto politico di modernizzazione lungamente accarezzato ma allo stato attuale ancora in fase embrionale.

Non un addio ma un arrivederci per Giuseppe Conte, che oggi, comunque la si pensi,  esce di scena da Signore. Lasciando ai professionisti della politica (e ai detrattori che in queste ore spuntano come funghi) armi e bagagli tipici  del teatrino  che da sempre li caratterizza.

Per quanto riguarda il suo  operato, nel primo e nel secondo mandato,  ci penserà il tempo e la storia a valutare gli inevitabili errori commessi e i punti a favori. Lui ‘premier per caso’, avvocato e professore universitario prestato alla politica, non si è risparmiato, lavorando sempre e solo, come ha ribadito ai giornalisti presenti,  per il bene del Paese 

Chiara Farigu

 

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  • martedì 2 febbraio 2021

    La Sardegna resta arancione: il Tar respinge il ricorso della Regione

     Dante D’Alessio, giudice monocratico del Tar Sardegna ha respinto il ricorso della Regione contro l’ordinanza del Ministero della Salute del 22 gennaio scorso che inseriva l’isola tra le aree arancioni.

    Il presidente Solinas  fin da subito aveva auspicato una immediata rettifica da parte del ministro Speranza  forte del fatto che proprio in quei giorni (immediatamente successivi  al periodo di rilevazione) si stava inaugurando un nuovo reparto di terapia intensiva con 30 posti letto a Sassari per far fronte alle nuove necessità. Un cambio di colore ingiusto e immotivato, un vero paradosso, lo definì, minacciando di tutelare ‘in altre sedi’ le ragioni dell’Isola.

    Per il tribunale amministrativo però non vi è stata nessuna valutazione discrezionale ed immotivata alla base dell’assegnazione del colore, quanto l’applicazione dei numerosi criteri scelti per monitorare l’andamento dell’epidemia.  Questi riguardano diversi ambiti e vanno  dalla capacità di raccolta dati delle singole regioni di testare i casi sospetti alla possibilità di garantire adeguate risorse per contact tracing, isolamento e quarantena nonché la tenuta dei servizi sanitari.

    E come se non bastasse,  nella sentenza odierna si legge che ‘nel periodo di rilevazione, erano risultati peggiorati quattro indicatori importanti’ atti a determinare il rischio di contagiosità: la percentuale di occupazione dei posti letto nelle terapie intensive, l’incidenza dei casi attivi ogni 100.000 abitanti, l’andamento dei focolai e la completezza e la velocità di trasmissione dei dati.

    Da qui la conseguente permanenza nell’isola in zona arancione  sino a nuova rilevazione. E il perdurare delle norme restrittive anti-covid, con  bar e ristoranti chiusi, consentiti solo  l’asporto e la consegna a domicilio.  Divieto di spostamento tra Comuni, eccezion fatta per quelli con meno di 5mila abitanti e comunque nel raggio di 30 chilometri e non verso i capoluoghi di provincia.

     Chiara Farigu

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    sabato 30 gennaio 2021

    Ricucire la maggioranza. L’ardua impresa del ‘mediatore’ Roberto Fico

     Potrà essere ricucita questa maggioranza tenuta sotto scacco da un partitino che elettoralmente vale il 2% o giù di lì e che è percepito come il fumo negli occhi?  E’ quanto si appresta a verificare il presidente della Camera Roberto Fico. Il Capo dello Stato, concluso il primo giro di consultazioni, e già prima di affidargli il mandato esplorativo è stato perentorio: siamo in mezzo ad una pandemia sanitaria, sociale ed economica e abbiamo il dovere di trovare soluzioni e dare risposte immediate.

    In poche parole, basta perdere tempo. E soprattutto basta personalismi. Fico, al quale tutti riconoscono grandi capacità di mediatore, ha tempo sino a martedi per verificare se ci sono o meno le condizioni per ricomporre il governo capace di portare avanti un programma condiviso per rimettere in carreggiata un Paese allo stremo com’è appunto l’Italia.

    I diretti interessati si dicono pronti alla collaborazione, a cominciare da chi questa crisi l’ha innescata, facendo venire meno la maggioranza con le dimissioni delle ministre Bonetti e Bellanova. ‘La decisione del presidente Mattarella è una scelta saggia che IV onorerà lavorando sui contenuti: vaccini, scuola, lavoro e ovviamente Recory Plan sono le priorità su cui il Paese si gioca il futuro. Diciamo no alla caccia di parlamentari, diciamo sì alle idee e ai contenuti. No al populismo, sì alla politica’scrive su FB Matteo Renzi. Pronto, si evince, a rientrare nella maggioranza basta che ‘ci dicano se ci vogliono’.

    Ancora è da chiarire se il punto dolente  per una eventuale ‘ricucitura’ ruoti intorno alla persona del Presidente del Consiglio del quale l’ex rottamatore  chiedeva la testa,  poiché ‘vulnus democratico’ ma anche decisamente in ritardo con la tabella di marcia delle riforme.

    Il PD conferma la disponibilità a sostenere un governo a guida Conte, sì ad una maggioranza più coesa e rafforzata fondata anche sulla convergenza delle forze europeiste presenti in Parlamento, recita una nota del partito. In linea, almeno dalla dichiarazioni ufficiali, con i pentastellati che si dicono pronti a collaborare con Fico per porre fine a questa crisi che non sarebbe mai dovuta cominciare: ‘Concentriamoci sui temi che ci accomunano e togliamo tutti i temi divisivi’.

    Ma con o senza Renzi? Il groviglio della matassa è ancora tutta lì e per Fico sarà impresa davvero ardua trovare il bandolo e ricomporre il gomitolo.

    Perché fare a  meno di IV,  ormai è appurato,  è impossibile. La ricerca dei cosiddetti  costruttori   si è rivelata un fiasco e i due contendenti dovranno scendere a più miti giudizi. Sempre se riescano, s’intende, perché la loro resterà, comunque vada, una tregua armata.

    Così dopo giorni di ‘mai più con Renzi’, al mediatore incaricato  spetta uno dei  compiti più difficili in assoluto:  ricomporre una maggioranza. Che comunque la si veda sarà costretta costantemente  a guardarsi le spalle. Gli stessi elettori  sono divisi. Tra chi augura a Fico di riuscire nell’intento e chi sostiene ‘meglio il voto che Renzi’.

    L’opposizione, manco a dirlo, gufa per la rottura sperando così in un governo di ‘larghe intese’. Le urne, tanto evocate davanti ai microfoni, in piena pandemia, non sono all’ordine del giorno. Almeno per adesso.

    Chiara Farigu 

    venerdì 29 gennaio 2021

    I giorni della merla tra storia leggende e scienza

     Sono davvero i più freddi dell’anno, quelli che la tradizione chiama ‘i giorni della merla’? Secondo gli esperti, tale convinzione si basa più su fondamenta folkloristiche che scientifiche.

    Nonostante ciò il 29/30/31 di gennaio rimangono giorni che tra leggende, storie e tradizione, suscitano ancora un certo interesse. Al punto che periodicamente, alle storie già esistenti, se ne aggiungono di nuove che intrigano e affascinano. A cominciare dalla stessa definizione che li caratterizza.

    Alcune di queste storie ruotano intorno al fiume Po, quando in alcuni giorni d’inverno particolarmente freddi le acque ghiacciano ed è decisamente più semplice attraversare il letto del fiume camminandoci sopra stando attenti a non scivolare. Fu così, stando ad alcuni racconti che si tramandano, che si riuscì a trascinare da una riva all’altra un cannone chiamato ‘Merla’ per utilizzi bellici. Altri ancora sono soliti narrare l’impresa di nobildonna di nome De Merli che, sprezzante del pericolo, fece la traversata per raggiungere il marito che stazionava al di là dell’altra sponda.

    Ad intrigare i più piccoli resistono altre storie legate ai merli, un tempo,  stando sempre alla leggenda, volatili dal piumaggio bianco come la neve. Sul finire di gennaio, una famigliola di merli, per proteggersi dal freddo intenso di quei giorni, si rifugiò presso la canna fumaria di un comignolo. La fuliggine si depositò sulle loro piume che da bianche qual erano divennero da allora nere o grigio scuro.

    Racconto quest’ultimo che ho fatto mio con i bambini della scuola per diversi decenni. Era meraviglioso vedere le loro facce a tratti stupite a tratti intenerite per le sorti dei volatili e i disegni che venivano realizzati a correlo della storia.

    Che sia più folklore che dato scientifico quello che ruota intorno a questi tre giorni di fine gennaio poco importa.

    A dispetto dei meteorologi, che classificano questi del 2021 tra quelli con le temperature meno rigide, i giorni della merla mantengono immutato il loro fascino. A conferma che leggenda folklore e tradizione  resistono nel tempo e mantengono viva la voglia di sognare

    Chiara Farigu 

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    mercoledì 27 gennaio 2021

    Accadde oggi. Cinque anni fa il rapimento di Giulio Regeni

     Sono passati cinque anni dal rapimento di Giulio Regeni,  il ricercatore 28enne friulano sparito il 25 gennaio 2016 al Cairo e trovato cadavere nove giorni dopo, il 3 febbraio, lungo la strada che dalla capitale porta ad Alessandria.

    Cinque anni di misteri, di verità non rivelate, di silenzi.

    Cinque anni di sofferenza per la famiglia che chiede e pretende verità e giustizia.

    Cinque anni di indagini per scoprire le cause di quella morte ancora oggi senza un perché e  per la quale ‘non ci stancheremo mai di chiedere giustizia’, ha twittato Davide Sassoli, presidente del parlamento Europeo.

    Cinque anni di silenzi da parte del governo egiziano e di vergognosi depistaggi che hanno provocato tensioni diplomatiche senza precedenti tra il nostro Paese e l’Egitto.

    Le indagini locali che dapprima portano ad incriminare una banda di malviventi, poi uccisi dalla polizia in un conflitto a fuoco, si sgretola in men che non si dica. Alla pari del castello accusatorio teso a dimostrare che droga e sesso fossero le sole piste da seguire.

    La magistratura italiana, di contro, arriva a ben altre conclusioni, rinviando a giudizio quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani con l’accusa di   sequestro di persona, lesioni gravissime e omicidio.

    La collaborazione con gli inquirenti italiani si fa sempre più tesa, vengono negati persino i tabulati telefonici. Medici italiani ed egiziani procedono a due diverse autopsie. Drammatico il referto a conferma delle torture ricevute: innumerevoli i tagli e le ecchimosi riscontrate, così come le ossa spezzate. Irriconoscibile il corpo quando fu ritrovato quel 3 febbraio dopo nove giorni dalla scomparsa. La madre riuscirà a identificarlo da un tratto caratteristico della punta del naso.

    Cinque anni di verità nascoste e trafugate. Nei giorni scorsi la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani coinvolti nell’inchiesta,  l’udienza preliminare  è stata fissata per il 29 aprile.

    Il crimine non resti impunito, l’Egitto dia adeguata risposta per la verità -sollecita il Capo dello Stato-  vicini ai genitori che si battono per ottenere giustizia’.

    Oggi il caso sarà discusso nel Consiglio Esteri Ue, e i ministri europei potrebbero decidere di muovere altri passi. Verso quella verità ancora fitta di mistero e purtroppo ancora lontana.

    Chiara Farigu

    La nonna paterna? Una nonna a metà (con poche eccezioni)

      Essere nonne è un dono meraviglioso che la vita riserva a chi ha avuto la gioia di essere prima mamma. E’ come diventare madri una seconda...