Un commiato sobrio quello dell’ormai ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un discorso breve e conciso, rotto solo da una punta di commozione nella voce durante l’ultima conferenza davanti a Palazzo Chigi.
Dapprima un sentito ringraziamento al Capo dello Stato quale prezioso interlocutore durante i suoi due mandati ‘sia per quanto riguarda i rapporti istituzionali che per quanto riguarda i rapporti personali’ e poi i ringraziamenti alla coalizione di maggioranza che lo ha sostenuto lealmente e proficuamente.
Ha poi accennato al colloquio avuto col Presidente incaricato Draghi sottolineando come, contrariamente a come viene descritto da chi evidentemente ‘non lo conosce o parla in mala fede’ non sia e non voglia essere in alcun modo di intralcio alla formazione di una nuova esperienza di governo ‘i sabotatori cerchiamoli altrove’, ha chiosato.
In quanto al nuovo governo auspica che sia politico e non meramente tecnico perché le urgenze del Paese richiedono scelte politiche possibilmente ampiamente condivise.
Infine un pensiero ‘agli amici del Movimento’, con quella che è sembrata a tutti una promessa: io ci sono e ci sarò, includendo in questo suo esserci anche gli amici del PD e LeU, per realizzare quel progetto politico di modernizzazione lungamente accarezzato ma allo stato attuale ancora in fase embrionale.
Non un addio ma un arrivederci per Giuseppe Conte, che oggi, comunque la si pensi, esce di scena da Signore. Lasciando ai professionisti della politica (e ai detrattori che in queste ore spuntano come funghi) armi e bagagli tipici del teatrino che da sempre li caratterizza.
Per quanto riguarda il suo operato, nel primo e nel secondo mandato, ci penserà il tempo e la storia a valutare gli inevitabili errori commessi e i punti a favori. Lui ‘premier per caso’, avvocato e professore universitario prestato alla politica, non si è risparmiato, lavorando sempre e solo, come ha ribadito ai giornalisti presenti, per il bene del Paese
Chiara Farigu
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