Esattamente un anno fa a Codogno veniva ricoverato il 38enne Mattia Maestri, divenuto, suo malgrado il simbolo di una lunga interminabile e drammatica lista di pazienti positivi al coranavirus. Il ‘paziente 1’, così fu prontamente ribattezzato dai medici che in quei giorni si apprestavano a fare la conoscenza del famigerato virus che presto avrebbe sconvolto le nostre vite, limitato le nostre libertà, cancellato migliaia e migliaia di posti di lavoro, messo in ginocchio l’ economia del Paese, provocato la morte di quasi centomila persone.
Una data, il 20 febbraio che ha segnato e continua a segnare le nostre esistenze. Poiché la pandemia sanitaria, e di conseguenza quella economica, è ancora lontana dall’essere sconfitta.
Una data che è diventata una ‘solennità civile’ per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio degli operatori sanitari e sociosanitari nel corso della pandemia, con la legge del 3 novembre scorso, quando fu istituita la Giornata del Personale Sanitario.
‘Dedichiamo questa Giornata ai caduti per salute di tutti- ha detto il Capo dello Stato- a loro, costantemente in prima linea, dobbiamo profonda riconoscenza per la professionalità e lo spirito di abnegazione con le quali fronteggiano l’emergenza pandemica che, a distanza di poco più di un anno dalla sua comparsa, ancora ci affligge. È stato un impegno contrassegnato da difficoltà e sofferenze: moltissimi operatori hanno contratto il virus e tante sono le vittime che abbiamo dovuto piangere tra medici e infermieri’.
Mattarella poi ha rivolto un pensiero al Sistema Nazionale Sanitario che, pur con mille difficoltà sta fronteggiando una prova senza precedenti ‘è un patrimonio da preservare e su cui investire a tutela della nostra collettività’.
Una giornata per riflettere. Un invito ad abbandonare individualismi di ogni genere perché, come ci viene spesso ricordato anche da Papa Francesco ‘dalla crisi pandemica si esce tutti insieme’
Chiara Farigu
*Immagine tratta dal web
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