A ricordare Marco Pantani oggi, nel giorno della sua scomparsa, avvenuta il 14 febbraio del 2004, il mondo del ciciclismo. E non solo. Campione indiscusso, ‘il pirata’, come veniva soprannominato dai tifosi per via dell’inconfondibile bandana indossata sulla vistosa pelata, ha fatto innamorare l’Italia intera con le sue epiche imprese.
Scalatore per eccellenza, forse il più grande di tutti i tempi, era l’icona di quello sport sinonimo di sofferenza e sacrifici estremi. Un concentrato di determinazione coraggio e grinta da vendere.
La bicicletta, un amore contratto fin dall’infanzia, al pari della sua Cesenatico, cittadina dov’e nato il 13 gennaio del 1970.
Galeotta fu quella bici ricevuta in regalo dal nonno Sotero con la quale ha cominciato a macinare i primi chilometri divenute nel tempo tappe da vincere. Successi da portare a casa. Ad ogni costo. Nonostante i continui e importanti infortuni. Nel ’98 un’impresa epica che pochi altri grandi campioni possono annoverare nel loro palmares: la doppietta Giro-Tour.
Impresa che ‘il pirata’ avrebbe certamente bissato l’anno successivo se non fosse stato fermato a Madonna di Campiglio per un presunto caso di doping. Da allora in poi Pantani non sarà più lo stesso.
Al fuoriclasse senza macchia e senza paura subentra il Marco uomo, quello che non riesce a nascondere le proprie fragilità. Il malessere più oscuro si impossessa di lui e lo mette al tappetto come nessuna scalata in montagna era riuscito a fare.
Il 14 febbraio di 17 anni orsono i media annunciano la sua morte, avvenuta in un anonimo albergo di Rimini. Luogo dove ormai l’ex campione preferiva vivere la sua straziante solitudine. La causa ufficiale della morte fu ‘intossicazione acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi, con conseguente edema polmonare e cerebrale’, come da referto dell’autopsia eseguita nelle ore seguenti al suo decesso, confermata poi da una successiva perizia medico-legale del 2015.
In realtà la vicenda della morte del campionissimo sembra ancora tutta da scrivere poichè ancora oggi è avvolta in una rete di misteri talmente fitta che mai hanno convinto i familiari. Per la signora Tonina, madre di Marco, il figlio è stato deliberatamente ammazzato. Ipotesi che non ha mai trovato conferme ma che ha lasciato parecchi dubbi.
Marco è morto solo fisicamente quel 14 febbraio di 17 anni fa. In compagnia dei suoi demoni in quella triste stanza d’hotel. Spiritualmente se n’era già andato quel maledetto giorno a Madonna di Campiglio. Quando lo stigma del doping ha marchiato in modo indelebile il suo nome. Infangando le sue vittorie, la sua vita.
Chiara Farigu
*Immagine tratta dal web
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