il blog di chiarafarigu
mercoledì 5 agosto 2020
ADDIO A SERGIO ZAVOLI, MAESTRO DELLA COMUNICAZIONE RADIOFONICA E TELEVISIVA
lunedì 3 agosto 2020
4 AGOSTO 2014: GIORNO DELLA MEMORIA PER I DOCENTI #QUOTA96SCUOLA
Esattamente sei anni fa. Ero in Sardegna. Preparavo le valigie per il rientro a casa mia, ad Anzio, città dove risiedo e insegnavo. Ero felice perché stava per finire la mia prigionia lavorativa. In Senato si stava votando l’approvazione del decreto Madia relativo alla P.A. e, all’interno dello stesso, vi era l’emendamento “Q.96” atto a risolvere l’ingiusta vicenda approvata alla Camera, all'unanimità, appena cinque giorni prima.
Poi, subito dopo pranzo, mi giunge un messaggio che mi blocca la digestione. In Senato, per mano e per voce della ministra Madia, il governo, con un emendamento soppressivo, stralcia dal decreto quanto approvato qualche giorno prima alla Camera.
Una retromarcia inaccettabile. Il governo che sconfessa se stesso. E sempre con la medesima e pretestuosa motivazione della mancanza di copertura finanziaria imposta dal Mef. La verità è un’altra. E noi, quotisti gabbati, la conosciamo molto bene. C’è stato un vero regolamento di conti tra l’allora lettiano Francesco Boccia (che ha approvato e imposto le risorse a copertura) ed il PdC, Renzi, che si è sentito sfidato.
A farne le spese 4.000 disgraziati più le rispettive famiglie, che per cinque giorni hanno vissuto in paradiso, poi, con un calcio inaspettato ma ben piantato nel didietro, sono stati nuovamente catapultati tra le fiamme dell’inferno.
C’è da dire, a onor del vero, che il carico da 90 lo ha messo pure Tito Boeri (divenuto poi presidente dell’Inps), con alcuni articoli su La Repubblica, nei quali dipingeva gli insegnanti come dei privilegiati, sottolineando a ogni piè sospinto che la riforma fornero non ‘s’ha da toccare’.
Quel 4 agosto il nostro diritto acquisito si è trasformato, tout court, in ‘aspettativa di un diritto’. Le nostre speranze, di colpo, finite. Volatilizzate.Una pugnalata in mezzo al cuore sarebbe stata meno dolorosa.
Quel giorno ho pianto tutte le mie lacrime. Un pianto irrefrenabile, convulso, a singhiozzi. Il mio cellulare squillava all'impazzata.
Improvvisamente mi cercavano tutti. Giornalisti, tivú da me rincorsi a vuoto per due anni, volevano un commento a caldo su questo assurdo dietrofront del governo. Ricordo di aver risposto, ancora col groppo in gola, ad una giornalista dell’ Huffington Post e al caporedattore della trasmissione Agorà che mi voleva in studio per la diretta del giorno dopo. Ci andò la mia amica Marta, io avevo il traghetto da prendere. Indimenticabile quella traversata. Ho continuato a imprecare, a piangere, a dare pugni sulla parete della cabina fino allo sfinimento.
Mio marito era seriamente preoccupato per me e per la mia salute e malediceva gli autori di tanta sofferenza. Son passati sei anni da allora. Il dolore si è attenuato, certo, ma non dimentico. Non voglio dimenticare. Ricordare questa vergogna del governo Renzi è diventato per me un dovere, un impegno al quale non voglio rinunciare.
Denuncio come e quando posso un governo che non ha onorato gli impegni presi.
Anche perché, l’avremmo dovuto capire da quel giorno, dal 4 agosto scorso, dal “trattamento ” riservato alla classe docente più vecchia e meno remunerata d’Europa, qual era la sua concezione della scuola ed il rispetto che nutriva per gli insegnanti. Avvisaglie chiare e pericolose sin d’allora che poi si sono concretizzate con la sua buona scuola, buona sóla per noi che l’abbiamo e la dovremo subire.
Noi abbiamo combattuto con coraggio e con la forza che ci veniva dalla giustezza della battaglia. Non abbiamo niente da rimproverarci. Abbiamo lottato con onore.
E stavamo vincendo. A ricacciarci indietro quella la pugnalata alle spalle, a tradimento.
Noi abbiamo conservato intatto l’onore, il governo no.
No, non voglio dimenticare. E come me i miei 4000 compagni di lotta.
4 agosto 2020
Chiara Farigu
http://www.huffingtonpost.it/…/pensioni-quota96-manifestazi…
http://www.meetale.com/…/il_pasticciaccio_br…/14120938353300
C’ERA UNA VOLTA IL PONTE MORANDI. OGGI L’INAUGURAZIONE DEL ‘GENOVA SAN GIORGIO’
Immagine tratta da ligurianotizie.it
venerdì 31 luglio 2020
RICORDANDO RAFFAELE PISU. UN ANNO FA LA SUA SCOMPARSA
Se ne andava, il 31 luglio scorso, all'età di 94 anni Raffaele Pisu, attore di teatro, rivista, televisione e cinema. Era malato da tempo.
Bolognese di nascita, era orgogliosamente fiero delle sue origini sarde. Il padre, un carabiniere di Guspini, cittadina del cagliaritano, dopo aver girato a lungo per servizio, decise di fissare la sua dimora a Bologna dove poi mise famiglia. ‘E’ grazie a lui che io mi ritengo sardo’, amava ripetere nelle sue interviste. Un amore per la Sardegna che ha poi trasmesso anche a sua figlia Barbara che fa la capo infermiere in un ospedale di Cagliari.
Una carriera lunga più di settant'anni, la sua. Intervallata da alti e bassi, come spesso succede agli artisti di razza. Quando si raccontava amava parlare delle sue ‘tre vite’. Caduto nel dimenticatoio per ben due volte, è poi riuscito a risalire la china, più forte di prima. La terza fu quando, dopo una diagnosi medica, gli dissero che stava per morire. Abbandonò tutto e si trasferì nei Caraibi per vivere, pensava, l’ultimo scampolo di vita. Poi la diagnosi infausta si rivelò sbagliata e, ancora una volta, tornò sul set cinematografico di ‘Addio Ceausescu’, diretto da suo figlio Antonio.
La sua vita artistica nasce dapprima in radio. La televisione è arrivata dopo, durante il boom economico, negli anni sessanta. Nel 1961 il primo grande successo con ‘L’amico del giaguaro’ con Gino Bramieri e Marisa Del Frate. Nino Manfredi, Paolo Ferrari, Walter Chiari, Fernandel e Antonella Steni, altri compagni di viaggio della sua lunghissima carriera d’attore; De Sica, Fellini, Monicelli sono alcuni nomi di registi che lo hanno diretto nel cinema.
Uno dei film ai quali era più legato era ‘Italiani brava gente’ di Giuseppe De Santis, girato in gran parte in Russia nel 1962 che a quei tempi però non ebbe il successo che avrebbe meritato.
La comicità, un’altra grande passione. ‘La trottola’ con Corrado e la Mondaini, ‘Vengo anch'io’ con il pupazzo Provolino e ‘Senza rete’ di Enzo Trapani, furono alcuni tra i molti programmi televisivi che gli regalarono grande popolarità.
Poi negli anni ’70 iniziò un periodo buio dal punto di vista artistico. Il telefono non squillava più e gli amici, un tempo tanti, si assottigliavano giorno dopo giorno. Decise di inventarsi una nuova vita. Si trasferì in Sardegna e si ‘scoprì’ gelataio.
A riportarlo in tv Antonio Ricci, nel 1989, quando lo volle in coppia con Ezio Greggio sul banco di ‘Striscia la notizia’. Un successo e la rinascita.
Poi quella diagnosi e la fuga nei Caraibi. Nel 2004 è Paolo Sorrentino che bussa alla sua porta. C’è una parte adatta a lui in ‘Le conseguenze dell’amore’.
Seguiranno altre partecipazioni nei film di Vincenzo Salemme, Ricky Tognazzi e poi di suo figlio Antonio.
Una vita ricca intensa con molti colpi di scena, la sua. ‘Vorrei costruire una barca a remi e arrivare in Sardegna’, ha raccontato in una delle ultime interviste. ‘Vorrei che le mie ceneri venissero disperse nel mare del Poetto’, per un ritorno naturale alle origini.
Ricordarlo oggi, a un anno dalla sua scomparsa, è un modo per farlo rivivere nei nostri cuori. Anche se solo per un giorno
mercoledì 29 luglio 2020
4 ANNI SENZA ANNA MARCHESINI
La ricordo sul palco del teatro Parioli durante una puntata del Maurizio Costanzo Show. Con le amiche andai ad assistere alla registrazione di una puntata della trasmissione. Rimasi sorprendentemente stupita dalla sua bellezza. Lei, che per calarsi nei suoi personaggi, indimenticabile la 'signorina Carlo', ricorreva a imbarazzanti parrucche e trucchi inverosimili.
Indossava una gonna aderente abbastanza corta che lasciava intravedere una stacco di coscia da far invidia alla più seducente delle modelle. I suoi capelli nero corvino svolazzavano a destra e a manca assecondando l’onda dei suoi movimenti mentre dava vita ai suoi innumerevoli personaggi.
Ma era durante la pausa per la pubblicità che dava il meglio di sé. Regalando al pubblico brevi chicche ricche di humor per poi tornare, come se nulla fosse, tutta compita al suo posto al suono di ‘in onda’.
La notizia della sua scomparsa mi colpì molto. Ma prima ancora mi colpì la malattia con la quale combatteva da anni che era riuscita a devastare il suo fisico ma non il suo carattere battagliero e fiero.
Una patologia, l’artrite reumatoide, della quale la stragrande maggioranza di noi ne ignorava persino l’esistenza.
Lei ne era divenuta la testimonial, prestando la sua faccia, le sue mani e il suo corpo senza remore e vergogne alcune per farne conoscere gli aspetti più devastanti che l’hanno poi portata alla morte prematuramente.
Invitava a non sottovalutare i sintomi di cambiamento, anche i più piccoli, e a non disdegnare controlli e terapie. Perché è una malattia che non perdona, ripeteva. Anche se non necessariamente sempre letale, rimane uno di quei mali più invalidanti e dolorosi per quanti ne sono affetti.
O meglio per quante ne sono affette. Perché l’artrite reumatoide (malattia infiammatoria autoimmune) pare prediligere proprio il gentil sesso con un rapporto di 4 a 1, attaccando le articolazioni del corpo, mani e piedi per poi attaccare in modo “democratico”, per così dire, tutte le aree articolari, ma in modo “migrante”, così che mentre si attenua l’infiammazione di una parte, ecco che si “accende” quella opposta.
I suoi sintomi provocano dolori fortissimi a causa della rigidità delle parti colpite al punto che anche il più banale dei movimenti risulta compromesso. Le complicanze anchilosanti e degenerative portano ad una invalidità quasi totale.
Anna, in una delle ultime apparizioni televisive era completamente devastata nel corpo. A brillare come sempre la sua anima. E il suo amore per la vita. Che ha difeso con i denti e con le unghie finché ha potuto. Ben sapendo quanto quella lotta fosse impari.
Ci manca la sua comicità surreale e graffiante allo stesso tempo. Ci manca la sua mimica. Il suo stile. Ci manca lei, Anna
Chiara Farigu
(foto tratta dal sito Annamarchesini.it)
domenica 26 luglio 2020
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mercoledì 15 luglio 2020
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