Oggi è una di quelle giornate in cui sembriamo essere tutti più buoni, più altruisti, più solidali.
Una delle innumerevoli giornate dedicate a qualcosa o qualcuno, questa del 10 dicembre che ha per tema ‘i diritti umani’.
Quelli inalienabili, come la libertà, il diritto alla vita, all’istruzione, all’uguaglianza davanti alla legge, alla libertà di movimento e di pensiero, di religione, sicurezza, lavoro.
Diritti che devono essere riconosciuti ad ogni persona per il solo fatto di appartenere al genere umano, indipendentemente dalle origini, appartenenze o luoghi ove la persona stessa si trova. Cosi recita la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 atta a rimuovere appunto qualunque tipo di discriminazione in nome dell’uguaglianza e della fratellanza fra i popoli.
Nobili intenti. Nulla da eccepire. Che tali però sono rimasti nella maggior parte dei casi. Ecco perché anche questa odierna rischia di essere un’altra giornata in cui a trionfare è la retorica. Quando non è l’ipocrisia.
Basta leggere qualunque rapporto Eurostat, Ocse, Censis per comprendere quanto la strada sia lunga e accidentata nella rimozione di certe diseguaglianze dure a morire. Molte delle quali aumentate a dismisura in questi due anni di emergenza sanitaria.
La più cocente (e fallimentare) è contenuta nell’ultimo Rapporto Unicef: ‘Il Covid ha colpito i bambini in una misura senza precedenti, diventando la peggiore crisi per i più piccoli che l’Unicef abbia visto nei suoi 75 anni di storia’, recita il rapporto dell’associazione dedicato proprio ai danni provocati dalla pandemia. ‘Serviranno almeno sette-otto anni per recuperare e tornare ai livelli di povertà dei bambini pre-pandemia’, si legge ancora.
Dati agghiaccianti. Proprio perché toccano la parte più debole e fragile di quel genere umano che dovrebbe essere maggiormente salvaguardato tutelato e protetto.
Volendo restare a casa nostra, la situazione non cambia: nell’anno della pandemia i poveri sono aumentati del 44%, sono quasi due milioni quelli sostenuti dalla Caritas, di questi oltre la metà sono minori. Ancora una volta sono loro, i bambini, a pagare il prezzo più alto.
Quando a mancare è ancora uno dei diritti primari, il cibo, di cosa stiamo parlando?
Chiara Farigu