Ricordando Luis Sepulveda, morto il 16 aprile di un anno fa…
Avevamo un progetto ambizioso quell’anno a scuola. L’amicizia, l’integrazione la condivisione. Coi bambini non basta parlare. Con loro occorre fare. Sperimentare. Occorre osare.
La ‘Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare’ aveva gli ingredienti giusti. Quelli che lasciano il segno.
Portammo i bambini al cinema a vedere il cartone animato, tratto dall’omonimo libro di Luis Sepulveda.
Il gatto Zorba divenne subito il nostro eroe. L’amico coraggioso a cui far riferimento. L’amico prodigo di consigli e di premure. L’amico che ascolta il cuore e non vede differenze di genere di colore o di estrazione sociale né tantomeno di credo religioso.
L’amico che insegna a osare per conquistare l’autonomia. Spiccare il volo verso la libertà.
Quanto dobbiamo a Zorba, noi maestre!
E quanto dobbiamo a Sepulveda, lo scrittore cileno, anch’egli vittima illustre del covid-19. Se n’è andato il 16 aprile di un anno fa, all’età di 71 anni, nell’ospedale di Oviedo, in Spagna, dov’era ricoverato dalla fine di febbraio.
Ci ha insegnato a osare. Col pensiero, con le parole, con le azioni. I suoi libri ‘Il vecchio che leggeva romanzi d’amore’, ‘Storie ribelli’, ‘Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza’, solo per citarne alcuni, hanno contribuito e continueranno a indicare la strada della libertà e della giustizia.
Così come a credere nei sogni perché ‘Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori, e se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo’. Frase quest’ultima che da sola racchiude il suo pensiero. Frase che amava ripetere ai giovani di tutto il mondo per invitarli a credere nelle loro idee e a combattere per realizzarle. A osare, sempre e comunque. Per essere liberi e felici.
Chiara Farigu
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