il blog di chiarafarigu

lunedì 21 marzo 2022

21 marzo: giornata mondiale della poesia

 Mi ero ripromessa, in questa giornata mondiale dedicata alla poesia, di scrivere qualcosa di significativo o quanto meno interessante  sulla ricorrenza odierna.

Poi mi sono imbattuta in questo scritto di Carla Vistarini ed ho desistito da qualunque proposito. Paroliera, i testi della canzoni più belle della musica italiana  portano la sua firma (La nevicata del ’56, Mondo, La voglia di sognare, sono solo alcuni esempi), scrittrice e sceneggiatrice televisiva di successo, Vistarini, vera professionista della parola, sa come colpire dritta al cuore regalando emozioni che lasciano il segno.

Cos’è la poesia? si domanda. La riflessione che segue, che vuol essere una sorta di risposta, è essa stessa poesia.

Ogni altro pensiero sarebbe stato non solo superfluo ma completamente inutile. Soprattutto il mio.

‘Che cos’è la poesia nessuno lo sa veramente. Nemmeno i grandi poeti. E’ un mistero che si manifesta su una pagina, su un muro, sulle parole scritte in fretta su un foglio, un biglietto del treno, o il tovagliolo di un bar dove qualcuno ha fermato quell’attimo perché non sia perduto.

Quell’attimo che appena scritto non è più di chi l’ha scritto, ma di tutti.

Ecco, la Poesia è ciò che tutti ritroviamo in quelle parole, mai pensate compiutamente ma sentite, possedute intimamente nell’animo da ognuno di noi. Parte di sé.
Ciò che sorprende è ritrovarle, nell’aria, nel vento, in un lampo di sole, in alcune canzoni, tra le righe di un libro, dove qualcuno, chiamato Poeta, per caso o per fiamma interiore, è riuscito a strappare dal volo affannoso del tempo quel piccolo piccolo piccolo pezzo di cuore’. (cit. Carla Vistarini )

venerdì 18 marzo 2022

Covid19: Greenpass e mascherine, addio dal primo maggio

 Dopo più di due anni di  divieti e restrizioni dovuti alla pandemia, si torna finalmente alla normalità. E dal primo maggio potremo dire addio definitivamente a greenpass (di base e rafforzato) e mascherine anche al chiuso e per accedere sui mezzi pubblici.

A darne conferma lo stesso presidente Draghi in conferenza stampa col ministro Speranza al termine del CdM.

Ritornare alla socialità e far ripartire l’economia è l’obiettivo del governo, ha precisato il premier che ha rivendicato la bontà del certificato verde per incentivare la campagna vaccinale atta a contenere gli effetti devastanti del virus e a scongiurare ulteriori chiusure.

‘Evitati oltre 80mila decessi, grazie ai vaccini’, ha ribadito Draghi nell’annunciare la fine delle restrizioni che avverrà per gradi. A cominciare dalla cessazione dello stato di emergenza fissato per il 31 marzo. Questo grazie alla costante diminuzione dei contagi negli ultimi mesi e alla minore incidenza di questi sui reparti di terapia intensiva.

Dal primo aprile il greenpass, sia quello rafforzato sia quello base, non sarà più obbligatorio per accedere a negozi, hotel, uffici pubblici, poste, banche, piscine, bar o ristorante se all’aperto.

Continuerà a essere invece obbligatorio sino al 30 aprile quello rafforzato per accedere a ristoranti e bar al chiuso, centri benessere, sale da gioco, discoteche, congressi ed eventi e competizioni sportive al chiuso e discoteche.

Novità anche per le scuole: la Dad andrà in soffitta in virtù dello stop  alle quarantene da contatto: l’isolamento sarà previsto solo per gli studenti e gli alunni contagiati.

L’obbligo vaccinale già in vigore per alcune categorie rimarrà sino al 15 giugno, sarà invece prorogato per il  personale sanitario e nelle Rsa.

Le Regioni  non saranno più colorate di giallo rosso o arancione ma torneranno a risplendere dei colori avuti in dono da madre natura.

Si torna alla normalità, dunque. Ma senza abbassare la guardia, avverte Draghi. E pronti a intervenire qualora la curva dei contagi decidesse di risalire.

Due anni e passa di pandemia (sanitaria ed economica), di distanziamento sociale, di chiusure e restrizioni di ogni tipo. Due anni di sofferenze e lutti. Oltre 150mila il numero dei decessi.

Due anni di vita innaturale, di ‘non-vita’. Vita che nessun decreto ci restituirà mai. 

Con le misure adottate dal CdM  la luce in fondo al tunnel è sempre più vicina. ‘Grazie a tutti gli italiani per l’altruismo e la pazienza- ha chiosato il Presidente del Consiglio-ora però si torna alla normalità’.

Guerra (quella vera) permettendo, eh!

Chiara Farigu

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mercoledì 16 marzo 2022

Aldo Moro: ricordando quel 16 marzo di 44 anni fa

 Decidemmo di fare shopping quel 16 marzo di 44 anni fa. Di buon mattino ci mettemmo in macchina, destinazione Cagliari. Avevo due bambini piccoli, uno di 6 anni, l’altro quasi di due. Si accodò pure mamma, le piaceva fare acquisti insieme a noi. Si respirava già aria di primavera, la natura era rigogliosa lungo il tragitto.

Prima tappa La Rinascente. Lì ci trovavi di tutto, ci potevi trascorrere l’intera mattinata girando da un piano all’altro. Insomma niente lasciava presagire quel che stava succedendo nella capitale. Improvvisamente l’annuncio: “Siete pregati di lasciare al più presto il negozio. Le saracinesche tra 15 minuti verranno chiuse. E’ stato rapito il presidente Aldo Moro. Si prega di mantenere la calma”.

Già, vai a sapere come. In men che non si dica, il panico. Un fuggi fuggi generale e la gara a chi scendeva prima le scale. Poi la vetrata d’uscita e, finalmente in strada. Caos totale: sirene di polizia spiegate, elicotteri in perlustrazione, gente che correva in cerca di un riparo. 

La paura era palpabile.

Arrivammo in macchina tra spintoni, urla e i bambini in lacrime che non riuscivano a capire tutto quello scompiglio improvviso dopo aver assaporato aria di festa fino a qualche minuto prima. Non avevamo i cellulari a quei tempi. E l’autoradio in macchina faceva le bizze. Tornati a casa quelle immagini in tv, quella macchina crivellata di colpi, gli uomini della scorta uccisi, tante le ipotesi del rapimento e dei suoi risvolti fatte da analisti e politologi che si susseguivano senza sosta.

 La rivendicazione del rapimento da parte delle Brigate Rosse, la lunga attesa dei comunicati. Le foto dalla prigionia e la trattativa con lo Stato.

Il dolore della famiglia, l’ambiguità della politica. Tra chi optava per l’intransigenza a prescindere e chi per trattare per la liberazione dello statista. Prevalse la linea dura, nessun accordo coi brigatisti, nessuno scambio con i terroristi prigionieri come chiesto.

Lungaggini errori caos: cinquantacinque giorni di terrore. Durante i quali Moro fu sottoposto a un processo da un improvvisato ‘tribunale del popolo’ istituto dai suoi rapitori. 

Processato e condannato a morte.

Infine il ritrovamento del corpo nel bagagliaio di quella Renault 4 in via Caetani. La fine di una tragedia. Ma non dei suoi misteri. Molti dei quali, oscuri ancora oggi. La verità forse non la sapremo mai.

A distanza di 44 anni, oggi lo stesso groppo in gola

Chiara Farigu

*Immagine web

martedì 8 marzo 2022

8 marzo: smettiamola, una volta per tutte, di chiamarla ‘festa della donna’

 Mi sono chiesta più volte, con quello che sta succedendo vicino a noi e il serio rischio di un nuovo conflitto mondiale, se fosse opportuno, e anche eticamente giusto, soffermarsi sulla ricorrenza odierna.

Si, è il caso. Perché anche oggi, soprattutto oggi, a pagare il prezzo più alto in questa assurda guerra a due passi da noi  sono soprattutto donne e bambini.  Pertanto diamo il giusto peso a questo evento e smettiamola, una volta per tutte di chiamarla ‘festa della donna’.

Sarebbe maledettamente riduttivo e oltremodo sbagliato. Quel che si commemora oggi è ‘la giornata internazionale della donna’. Che nulla ha a che vedere con l’uscita a cena in locali addobbati per l’occasione  per sole donne nei quali poi fare bisboccia.

E’ un evento per riflettere e per dibattere su quanto la politica e le istituzioni tutte possono e devono ancora fare per abbattere tabù, pregiudizi e retaggi culturali ancora oggi duri a morire.

Ventiquattro ore per ricordare le sofferenze, le discriminazioni ma anche le tante battaglie messe in campo, nel corso dei decenni, per conquistare autonomia, indipendenza economica, emancipazione, parità di diritti e doveri.

Ventiquattro ore per sottolineare non tanto quanto è stato fatto finora ma quanto rimane da fare.

Essere donne non è facile. Non lo è  stato nel passato e tantomeno lo è oggi. Dove si è chiamate ad accettare sfide sempre più dure e totalizzanti. E se da un lato occorre farsi trovare pronte, dall’altro le istituzioni tutte devono agevolare il cambiamento in atto garantendo le pari opportunità.

Perché mai come adesso il mondo ha bisogno dell’intelligenza, dell’intuito, della sensibilità, della creatività  e delle competenze specifiche del genere femminile.

Prima se ne prende atto, meglio è. A cominciare dalle stesse donne. Che devono ‘tenere botta’ e solidarizzare tra loro. 

Non chiamiamola festa, dunque. Perché,  solo quando la parità e il rispetto che si deve all’altra metà dell’universo verrà riconosciuto a prescindere, si potrà festeggiare.

Solo quando non sentiremo più parlare di ‘femminicidi’, uno ogni tre giorni e in drammatico aumento nel periodo della pandemia,  di centri antiviolenza, di discriminazioni  e di maltrattamenti di qualsiasi intensità e grado,  si potrà allentare la guardia.

Solo quando, prima ancora di una qualsiasi normativa ad hoc, saranno l’educazione, la corretta alfabetizzazione di genere, l’acquisizione di valori positivi  a riequilibrare le tante, troppe storture ancora presenti,  si potrà fare a meno di una giornata commemorativa.

Strano, quanti ricordi riaffiorano oggi nella mia mente.  Quando, mio padre, uomo dai mille mestieri, si adoperava per  rendere più gradevole ma soprattutto meno gravoso il lavoro domestico di mia madre.

Mi piace immaginare fosse un 8 marzo quando, contro la ritrosia di mia madre, che considerava quasi un lusso sperperare quei risparmi costati sudore e fatica, fece installare, fu tra i primi in paese, erano gli anni ’50,  l’acqua potabile. E sicuramente fu ancora un 8 marzo quando dotò la cucina di un frigorifero e la camera da pranzo di un televisore. E successivamente il bagno della lavatrice.

Mio padre, uomo di grande intelligenza sebbene di poca cultura, se avesse potuto, e a suo modo lo ha fatto, della madre dei suoi figli ne avrebbe fatto una regina.  A lui non piaceva imporre ma condividere e prevenire i desideri prima ancora che venissero espressi.

In quei gesti vi era tutta la gratitudine e il riconoscimento di un lavoro faticoso che solo l’occhio attento di un marito premuroso sapeva apprezzare.

Vi era rispetto e  riconoscenza infinita.  Vi era condivisione di un progetto comune.

Vi era sostegno reciproco e solidarietà. E senso di protezione sconfinato. Quello che ogni uomo che si rispetti, che sia il padre il compagno di vita o il datore di lavoro deve assicurare.

Valori per quei tempi non certo scontati. Quando le donne pagavano pegno dovuto a tradizioni arcaiche che le relegava ai margini della società. Pegno che in qualche modo continuano a pagare ancora oggi. Quando, a parità di mansione e di orario, percepiscono salari inferiori rispetto ai loro colleghi uomini. O come quando, in periodi di crisi, come l’ultimo  che stiamo vivendo, a perdere il posto di lavoro per prima sono ancora loro, le donne.

Da qui le battaglie portate avanti e le tante altre da combattere. La parità, a tutt’oggi, è una chimera. La strada è ancora è lunga e piuttosto impervia, ma non per questo bisogna demordere. Anzi.

E se, per prenderne atto (donne comprese) e agire di conseguenza servono eventi commemorativi, ben venga l’ennesima giornata a tema.

Con l’auspicio però che i buoni proponimenti, che oggi abbondano, non si esauriscono nell’arco delle 24 ore come bolle di sapone.

Chiara Farigu

*Immagine web

giovedì 3 febbraio 2022

Ma quell'accento un po' così che abbiamo noi (che siamo nati in Sardegna)

 Non ho mai pensato di avere un accento che mi penalizza quanto di averne uno che mi caratterizza. Che mi identifica immediatamente come figlia di una Terra meravigliosa, unica al mondo.

Capita che pronunci una vocale aperta anziché chiusa, o viceversa, come vorrebbe una corretta dizione, o qualche consonante un po’ arrotata, o di mettere il verbo a fine frase, anche se dopo più di 40 anni di residenza in 'continente' alcune asperità inevitabilmente si sono addolcite ma l’inflessione, e ci mancherebbe', è rimasta quella di una sarda verace fin dentro il midollo.
Una peculiarità che mi contraddistingue da tanta ‘romanita’ che mi circonda e che in parte sento mia, come una seconda pelle. E che nulla ha a che vedere con la conoscenza della lingua italiana che noi sardi, fatte le dovute eccezioni, parliamo correttamente.
Provo ancora un motto d’orgoglio quando qualcuno, appena mi sente parlare mi domanda se sono sarda. In quei pochi secondi mi sento avvolta da profumi suoni e immagini che sanno di mare, di alberi curvati dal maestrale, di bacche di mirto, di tavole imbandite di cibo genuino. Mi sento a casa. In pace con me stessa e con il mondo.
Per questo l’attacco che ha subito Geppi Cucciari, la conduttrice Rai, mia corregionale, da un utente web mi ha alquanto disturbata. ‘Ma i conduttori della tv pubblica non dovrebbero parlare italiano’? le ha domandato, dopo averle detto, da vero gentiluomo, che il suo programma fa cag***e.
Senza troppo scomporsi, la sua risposta. Che ha ricevuto quasi 20mila like:
‘A me non disturba affatto la critica sul programma, per quanto esistano modi diversi per muoverle. Ma mal sopporto commenti sul mio accento. Perché solo frutto della meravigliosa diversità del nostro paese.
Applausi!
Massimiliano Sollazzo, Vittoria Giordano e altri 8
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martedì 1 febbraio 2022

Addio a Tito Stagno, il giornalista che raccontò lo sbarco sulla Luna

 Se n’è andato all’età di 92 anni il giornalista Rai Tito Stagno. Un volto amatissimo negli anni sessanta e settanta, la sua voce calda e appassionata ha fatto da sfondo alle telecronache nazionali e internazionali con uno stile impeccabile e originale.

Rimane indimenticabile quel collegamento con Ruggero Orlando da Houston per raccontare lo sbarco sulla Luna. Era il 20 luglio del 1969 quando Armstrong toccò il suolo lunare e toccò al giornalista cagliaritano narrarne la storica impresa con quell’urlo che rimarrà negli annali ‘Ha toccato! Ha toccato in questo momento il suolo lunare’.

I viaggi sulla Luna, un settore che lo affascinò sin da subito, dopo essersi appassionato della vicenda dello Sputnik, e che diventerà il suo cavallo di battaglia al punto da descriversi un ‘telecronista lunatico’, definizione che diverrà parte del titolo della sua biografia qualche anno dopo.

Un giornalista a tutto tondo. E’ stato inviato speciale al seguito delle grandi personalità del Novecento: Ha documentato e raccontato i viaggi di due papi, Giovanni XIII e Paolo VI e di due Presidenti della Repubblica, Antonio Segni e Giuseppe Saragat. E sarà sempre lui a commentare dal Campidoglio la firma dei Trattati del Mercato Comune Europeo. Dal 1976 al 1995 è stato il  responsabile della Domenica Sportiva.

Non amava i fronzoli e le giravolte lessicali, il suo linguaggio era chiaro e asciutto perché bisognava arrivare con garbo e semplicità ai telespettatori. ‘Parlare di un avvenimento che si sta svolgendo mentre sono al microfono, dire alla gente ciò che le immagini da sole non possono spiegare, e dirlo con chiarezza, trasmettere agli spettatori anche un po’ delle mie emozioni, è una cosa che mi esalta’, amava raccontare nelle sue interviste.

Un professionista d’altri tempi. Un maestro per quanti hanno intrapreso quella professione oggi tristemente al declino. Un ‘astronauta ad honorem’, così lo definì affettuosamente Mariano Rumor, riconoscendone le innegabile competenze sulla materia.

Era legatissimo alla sua Terra, la Sardegna, molte le inchieste e i documentari realizzati sull’isola.

Lascia la moglie e tre figli. Numerosi i messaggi di cordoglio dal mondo del giornalismo e della cultura alla famiglia.

Chiara Farigu

*Immagine tratta da L’Unione Sarda

Zitti e buoni, comincia Sanremo!

 Avete presente quel festival che da oltre 70 anni tiene in scacco l’Italia, fagocita ogni altra notizia nazionale e internazionale ma che a sentire in giro nessuno vede?

Beh, per quel festival l’attesa ha le ore contate. Tra qualche ora infatti si alza il sipario sulla prima delle cinque serate.

Al timone, per il terzo anno consecutivo Amadeus, nella duplice veste di conduttore e direttore artistico, che avrà al suo fianco come co-conduttrici Ornella Muti, Lorena Cesarini, Drusilla Foer, Maria Chiara Giannetta e Sabrina Ferilli. Un mix ben amalgamato di certezze e novità.

A sciogliere ogni dubbio sulla eventuale partecipazione di Fiorello, ovvero ‘Ciuri’ ci ha pensato il diretto interessato con tanto di bigodini in testa e l’immancabile verve ‘Cornutazzo, potevo mai lasciare il mio amico da solo’?

Non solo musica, dunque ma tanto spettacolo. E soprattutto allegria, spensieratezza, divertimento per questa kermesse che vuole essere di evasione, nonostante l’ombra della pandemia  incomba ancora coi suoi protocolli, restrizioni e limiti di ogni genere.

‘Sarà un festival per tutti’ lo ha definito Amadeus. Per i giovani e i meno giovani. Per chi ama il melodico e per chi predilige i ritmi più travolgenti e innovativi. A sfidarsi 25 artisti, 12 nella prima serata, 13 nella seconda, rinnovato il meccanismo di votazione. Non ci saranno ‘le Nuove Proposte’ (i giovani si sono già sfidati a dicembre e i tre vincitori entrano di diritto tra i big) né le eliminazioni che tanto hanno fatto discutere negli anni precedenti. Nella quinta serata sarà nominato il vincitore tra i 25 cantanti in gara.

I primi 12 a sfidarsi sono:  Achille Lauro  con “Domenica”; Ana Mena con “Duecentomila ore”; Dargen D’Amico con “Dove si balla”; Gianni Morandi con “Apri tutte le porte”; Giusy Ferreri con “Miele”; La Rappresentante di Lista con “Ciao ciao”; Mahmood e Blanco con “Brividi”; Massimo Ranieri con “Lettera di là dal mare”; Michele Bravi con “Inverno dei fiori”; Noemi con “Ti amo non lo so dire”; Rkomi con “Insuperabile” e Yuman  con “Ora e qui”.

Molti gli ospiti annunciati, dai Maneskin, Cesare Cremonini, Laura Pausini a Luca Argentero, Raoul Bova, Anna Valle, Gaia Girace e Margherita Mazzucco, queste ultime ‘le due amiche geniali’ della nota fiction Rai.

E mentre il conduttore ci rassicura che ‘l’obiettivo è fare meglio dello scorso anno’, sui social già impazza il tam tam di chi dice di non vederlo da decenni e di chi giura di non avere neppure la tv. Gli stessi che poi, guarda caso, non si lasceranno sfuggire un commento su quel brano o su quel look che ha fatto parlare.

Che piaccia o no Sanremo è lo specchio della nostra società. A fare da cornice alla musica, l’Italia, C’è davvero tutto: la competizione, la leggerezza, l’impegno. Ma anche la rabbia, la provocazione, l’allegria.

C’è il bello e il brutto, il buono e il cattivo.

Ci siamo noi. Con le nostre contraddizioni. I nostri sentimenti. Le nostre emozioni. La nostra voglia di voltare pagina.

Ora più che mai.

Chiara Farigu

martedì 25 gennaio 2022

Regeni. Sei anni senza Giulio. A Fiumicello la fiaccolata in memoria

 Sono passati sei anni dal rapimento di Giulio Regeni,  il ricercatore 28enne friulano sparito il 25 gennaio 2016 al Cairo e trovato cadavere nove giorni dopo, il 3 febbraio, lungo la strada che dalla capitale porta ad Alessandria.

Sei anni di misteri, di verità non rivelate, di silenzi.

Sei anni di sofferenza per la famiglia che  pretende verità e giustizia.

Sei anni di silenzi da parte del governo egiziano e di vergognosi depistaggi che hanno provocato tensioni diplomatiche senza precedenti tra il nostro Paese e l’Egitto.

Le indagini locali che dapprima portano ad incriminare una banda di malviventi, poi uccisi dalla polizia in un conflitto a fuoco, si sgretola in men che non si dica. Alla pari del castello accusatorio teso a dimostrare che droga e sesso fossero le sole piste da seguire.

La magistratura italiana, di contro, arriva a ben altre conclusioni, rinviando a giudizio quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani con l’accusa di   sequestro di persona, lesioni gravissime e omicidio.

La collaborazione con gli inquirenti italiani si fa sempre più tesa, vengono negati persino i tabulati telefonici. Medici italiani ed egiziani procedono a due diverse autopsie. Drammatico il referto a conferma delle torture ricevute: innumerevoli i tagli e le ecchimosi riscontrate, così come le ossa spezzate. Irriconoscibile il corpo quando fu ritrovato quel 3 febbraio dopo nove giorni dalla scomparsa. La madre riuscirà a identificarlo da un tratto caratteristico della punta del naso.

Sei anni di verità nascoste e trafugate. 

Oggi, con il cuore, sono a Fiumicello. Vicino a Paola, Claudio e Irene Regeni. Sono sei anni senza Giulio. C’è l’impegno più che mai fermo di andare avanti, e di far sì che attraverso la sinergia fra le Istituzioni possa ripartire il processo, scrive il Presidente della Camera Roberto Fico, che non potrà presenziare ad alcuna manifestazione poiché  impegnato nelle votazioni del presidente della Repubblica.

A Fiumicello, paese natio del ricercatore, la comunità questa sera si stringerà alla famiglia per ricordarne la memoria con una fiaccolata.

Diversi gli appuntamenti in programma e gli ospiti che si alterneranno per ricordare Giulio e chiedere, ancora una volta, che venga fatta luce  sulla sua morte.

Alle 19,41 scatterà il minuto di raccoglimento. Sessanta secondi per ‘urlare’ che sia fatta giustizia.

Chiara Farigu

sabato 22 gennaio 2022

Studente muore schiacciato a 18 anni: era all’ultimo giorno dell’alternanza scuola-lavoro

 Aveva appena diciotto anni Lorenzo, lo studente di Udine schiacciato da una putrella di ferro mentre frequentava il suo ultimo giorno di ‘alternanza scuola-lavoro’ in un’azienda meccanica  di Lauzacco.

Non ci sono parole né lacrime per una morte così assurda. C’è solo sgomento e tanta rabbia per una notizia che paradossalmente non fa più neanche notizia. Perché la sua morte si somma alle altre che quotidianamente avvengono sul lavoro, tre ogni 24 ore, ci dicono le statistiche.

Eppure questa tragedia va oltre. ‘Già è indegna la continua strage di persone sui luoghi di lavoro. Ancora più inammissibile, scrive Nicola Fratoianni, sul suo profilo FB, quella di uno studente. Gli studenti devono stare a scuola, dedicarsi allo studio e alle loro passioni, non a rischiare la vita in fabbrica’.

‘Una morte inaccettabile. Dobbiamo mettere tutto il nostro impegno, come istituzioni, a lavorare con più forza perché episodi come questo non si ripetano più’ ha dichiarato il ministro Bianchi.

Parole già sentite purtroppo tante, troppe volte. Alle quali però non seguono i fatti come le cronache drammaticamente raccontano.

La norma, fortemente voluta dal governo Renzi che la varò all’interno della famigerata #buonascuola fu da subito bocciata dagli studenti: Siamo studenti non operai. No alla sfruttamento gratuito. Riprendiamoci il nostro tempo’,  questo il loro disappunto urlato a più riprese nelle piazze di tutta Italia.

  Bollata anche da analisti e intellettuali come forma di lavoro coatto minorile poiché si presta a notevoli abusi (obbliga gli studenti minorenni a lavorare gratuitamente nelle aziende o in strutture alberghiere), la norma che oggi si chiama  PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) è stata  successivamente rivista e corretta ma non eliminata come richiesto dai diretti interessati.

Molte le denunce da parti di studenti sfruttati da  aziende e strutture alberghiere presso cui hanno svolto le ore, superando, spesso, di gran lunga quelle previste, e di studentesse che hanno subito violenza fisica. Diversi gli incidenti sui luoghi dello stage. Uno studente di La Spezia subì un grave infortunio a causa del ribaltamento di un muletto che lo schiacciò.

Ieri la morte di Lorenzo. L’ennesima vittima di un sistema che fa acqua da tutte le parti e al quale nessuno sembra essere in grado di porvi rimedio.

Chiara Farigu

lunedì 17 gennaio 2022

Debutto col botto per ‘La sposa’, la nuova fiction di Rai 1 con Serena Rossi

 Ha decisamente sbaragliato la concorrenza la nuova serie tv di Rai 1 ‘La sposa’ che si è imposta, col 26,8% di share sugli altri programmi della serata.

A indossare l’abito nuziale che darà una svolta alla sua vita la versatile Serena Rossi, indimenticata Mina Settembre, regina delle fiction dello scorso anno.

La storia, coprodotta da Rai Fiction e Endemol Shine Italy, si incentra su una figura femminile forte e coraggiosa, una sorta di femminista ante litteram, ambientata negli Anni ’60 che lotta contro pregiudizi e disparità di genere in un’Italia ancora retrograda alle prese coi grandi cambiamenti del dopoguerra. A fare da sfondo alla storia dei protagonisti il contrasto tra i valori ancestrali del mondo contadino e quelli di una parte del Paese più industrializzata, con le sue regole, i suoi ritmi e gli inevitabili cambiamenti sociali e familiari.

Maria è una giovane donna calabrese che accetta, suo malgrado, un matrimonio combinato con un facoltoso possidente del Nord a patto che l’uomo sostenga economicamente la sua famiglia d’origine, la madre e i due fratelli, che rischiano persino lo sfratto poiché impossibilitati a pagarne il canone d’affitto. Lei in cambio dovrà garantire una prole possibilmente numerosa, ovvero nuove forza lavoro per i campi e l’allevamento del bestiame.

Il giorno del matrimonio però Maria scopre che non deve sposare l’anziano Vittorio ma Italo, suo nipote, sul quale, verrà a sapere in seguito, girano strane voci perché ritenuto colpevole della ’morte presunta’ della prima moglie e padre di un bambino, lasciato allo stato brado dopo la scomparsa della donna.

Italo è un uomo distrutto dal dolore che trova conforto nell’alcool  e nei ricordi della moglie Giorgia che custodisce gelosamente.  Per Maria non sarà facile ambientarsi al Nord e far breccia nel cuore del ‘marito’ che, arrovellato nella sua disperazione, non vuol saperne di dividere il suo letto con una sconosciuta, una che ha deciso di vendersi per denaro.

Sarà Paolino, il figlio di Italo, a dare un senso alla nuova vita di Maria. Il bambino che dalla scomparsa della madre  viveva nella stalla e si rifiutava di parlare, poco alla volta vince le sue paure e si lascia conquistare dalla dolcezza della donna. Il piccolo è intelligente, sa leggere e scrivere, Maria lo convince a tornare a scuola ma prima dovrà superare un esame per essere riammesso. Ma sarà soprattutto la sua determinazione e la sua intraprendenza a meritarsi il rispetto che le è dovuto.

Le giornate al Nord sono lunghe. Diversissime dai colori e dal clima della sua Calabria. A spaventare Maria non è il duro lavoro della fattoria quanto i modi rudi della sua nuova ‘famiglia’ e i pregiudizi che avverte negli sguardi di uomini e donne poco inclini a condividere gioie e fatiche con chi non è del posto.

A scombinare le carte, il ritrovamento di un cadavere nel fiume: è il corpo della moglie di Italo.

Tre serate per raccontare gli sviluppi di una trama che fin da subito si è imposta come vincente. Attualissime ancora oggi le tematiche affrontate che vanno dall’emancipazione femminile alla parità di genere, dai diritti delle donne all’uguaglianza dei cittadini che siano del Nord o del Sud o di altre nazionalità.

Chiara Farigu

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La nonna paterna? Una nonna a metà (con poche eccezioni)

  Essere nonne è un dono meraviglioso che la vita riserva a chi ha avuto la gioia di essere prima mamma. E’ come diventare madri una seconda...