il blog di chiarafarigu

martedì 25 gennaio 2022

Regeni. Sei anni senza Giulio. A Fiumicello la fiaccolata in memoria

 Sono passati sei anni dal rapimento di Giulio Regeni,  il ricercatore 28enne friulano sparito il 25 gennaio 2016 al Cairo e trovato cadavere nove giorni dopo, il 3 febbraio, lungo la strada che dalla capitale porta ad Alessandria.

Sei anni di misteri, di verità non rivelate, di silenzi.

Sei anni di sofferenza per la famiglia che  pretende verità e giustizia.

Sei anni di silenzi da parte del governo egiziano e di vergognosi depistaggi che hanno provocato tensioni diplomatiche senza precedenti tra il nostro Paese e l’Egitto.

Le indagini locali che dapprima portano ad incriminare una banda di malviventi, poi uccisi dalla polizia in un conflitto a fuoco, si sgretola in men che non si dica. Alla pari del castello accusatorio teso a dimostrare che droga e sesso fossero le sole piste da seguire.

La magistratura italiana, di contro, arriva a ben altre conclusioni, rinviando a giudizio quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani con l’accusa di   sequestro di persona, lesioni gravissime e omicidio.

La collaborazione con gli inquirenti italiani si fa sempre più tesa, vengono negati persino i tabulati telefonici. Medici italiani ed egiziani procedono a due diverse autopsie. Drammatico il referto a conferma delle torture ricevute: innumerevoli i tagli e le ecchimosi riscontrate, così come le ossa spezzate. Irriconoscibile il corpo quando fu ritrovato quel 3 febbraio dopo nove giorni dalla scomparsa. La madre riuscirà a identificarlo da un tratto caratteristico della punta del naso.

Sei anni di verità nascoste e trafugate. 

Oggi, con il cuore, sono a Fiumicello. Vicino a Paola, Claudio e Irene Regeni. Sono sei anni senza Giulio. C’è l’impegno più che mai fermo di andare avanti, e di far sì che attraverso la sinergia fra le Istituzioni possa ripartire il processo, scrive il Presidente della Camera Roberto Fico, che non potrà presenziare ad alcuna manifestazione poiché  impegnato nelle votazioni del presidente della Repubblica.

A Fiumicello, paese natio del ricercatore, la comunità questa sera si stringerà alla famiglia per ricordarne la memoria con una fiaccolata.

Diversi gli appuntamenti in programma e gli ospiti che si alterneranno per ricordare Giulio e chiedere, ancora una volta, che venga fatta luce  sulla sua morte.

Alle 19,41 scatterà il minuto di raccoglimento. Sessanta secondi per ‘urlare’ che sia fatta giustizia.

Chiara Farigu

sabato 22 gennaio 2022

Studente muore schiacciato a 18 anni: era all’ultimo giorno dell’alternanza scuola-lavoro

 Aveva appena diciotto anni Lorenzo, lo studente di Udine schiacciato da una putrella di ferro mentre frequentava il suo ultimo giorno di ‘alternanza scuola-lavoro’ in un’azienda meccanica  di Lauzacco.

Non ci sono parole né lacrime per una morte così assurda. C’è solo sgomento e tanta rabbia per una notizia che paradossalmente non fa più neanche notizia. Perché la sua morte si somma alle altre che quotidianamente avvengono sul lavoro, tre ogni 24 ore, ci dicono le statistiche.

Eppure questa tragedia va oltre. ‘Già è indegna la continua strage di persone sui luoghi di lavoro. Ancora più inammissibile, scrive Nicola Fratoianni, sul suo profilo FB, quella di uno studente. Gli studenti devono stare a scuola, dedicarsi allo studio e alle loro passioni, non a rischiare la vita in fabbrica’.

‘Una morte inaccettabile. Dobbiamo mettere tutto il nostro impegno, come istituzioni, a lavorare con più forza perché episodi come questo non si ripetano più’ ha dichiarato il ministro Bianchi.

Parole già sentite purtroppo tante, troppe volte. Alle quali però non seguono i fatti come le cronache drammaticamente raccontano.

La norma, fortemente voluta dal governo Renzi che la varò all’interno della famigerata #buonascuola fu da subito bocciata dagli studenti: Siamo studenti non operai. No alla sfruttamento gratuito. Riprendiamoci il nostro tempo’,  questo il loro disappunto urlato a più riprese nelle piazze di tutta Italia.

  Bollata anche da analisti e intellettuali come forma di lavoro coatto minorile poiché si presta a notevoli abusi (obbliga gli studenti minorenni a lavorare gratuitamente nelle aziende o in strutture alberghiere), la norma che oggi si chiama  PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) è stata  successivamente rivista e corretta ma non eliminata come richiesto dai diretti interessati.

Molte le denunce da parti di studenti sfruttati da  aziende e strutture alberghiere presso cui hanno svolto le ore, superando, spesso, di gran lunga quelle previste, e di studentesse che hanno subito violenza fisica. Diversi gli incidenti sui luoghi dello stage. Uno studente di La Spezia subì un grave infortunio a causa del ribaltamento di un muletto che lo schiacciò.

Ieri la morte di Lorenzo. L’ennesima vittima di un sistema che fa acqua da tutte le parti e al quale nessuno sembra essere in grado di porvi rimedio.

Chiara Farigu

lunedì 17 gennaio 2022

Debutto col botto per ‘La sposa’, la nuova fiction di Rai 1 con Serena Rossi

 Ha decisamente sbaragliato la concorrenza la nuova serie tv di Rai 1 ‘La sposa’ che si è imposta, col 26,8% di share sugli altri programmi della serata.

A indossare l’abito nuziale che darà una svolta alla sua vita la versatile Serena Rossi, indimenticata Mina Settembre, regina delle fiction dello scorso anno.

La storia, coprodotta da Rai Fiction e Endemol Shine Italy, si incentra su una figura femminile forte e coraggiosa, una sorta di femminista ante litteram, ambientata negli Anni ’60 che lotta contro pregiudizi e disparità di genere in un’Italia ancora retrograda alle prese coi grandi cambiamenti del dopoguerra. A fare da sfondo alla storia dei protagonisti il contrasto tra i valori ancestrali del mondo contadino e quelli di una parte del Paese più industrializzata, con le sue regole, i suoi ritmi e gli inevitabili cambiamenti sociali e familiari.

Maria è una giovane donna calabrese che accetta, suo malgrado, un matrimonio combinato con un facoltoso possidente del Nord a patto che l’uomo sostenga economicamente la sua famiglia d’origine, la madre e i due fratelli, che rischiano persino lo sfratto poiché impossibilitati a pagarne il canone d’affitto. Lei in cambio dovrà garantire una prole possibilmente numerosa, ovvero nuove forza lavoro per i campi e l’allevamento del bestiame.

Il giorno del matrimonio però Maria scopre che non deve sposare l’anziano Vittorio ma Italo, suo nipote, sul quale, verrà a sapere in seguito, girano strane voci perché ritenuto colpevole della ’morte presunta’ della prima moglie e padre di un bambino, lasciato allo stato brado dopo la scomparsa della donna.

Italo è un uomo distrutto dal dolore che trova conforto nell’alcool  e nei ricordi della moglie Giorgia che custodisce gelosamente.  Per Maria non sarà facile ambientarsi al Nord e far breccia nel cuore del ‘marito’ che, arrovellato nella sua disperazione, non vuol saperne di dividere il suo letto con una sconosciuta, una che ha deciso di vendersi per denaro.

Sarà Paolino, il figlio di Italo, a dare un senso alla nuova vita di Maria. Il bambino che dalla scomparsa della madre  viveva nella stalla e si rifiutava di parlare, poco alla volta vince le sue paure e si lascia conquistare dalla dolcezza della donna. Il piccolo è intelligente, sa leggere e scrivere, Maria lo convince a tornare a scuola ma prima dovrà superare un esame per essere riammesso. Ma sarà soprattutto la sua determinazione e la sua intraprendenza a meritarsi il rispetto che le è dovuto.

Le giornate al Nord sono lunghe. Diversissime dai colori e dal clima della sua Calabria. A spaventare Maria non è il duro lavoro della fattoria quanto i modi rudi della sua nuova ‘famiglia’ e i pregiudizi che avverte negli sguardi di uomini e donne poco inclini a condividere gioie e fatiche con chi non è del posto.

A scombinare le carte, il ritrovamento di un cadavere nel fiume: è il corpo della moglie di Italo.

Tre serate per raccontare gli sviluppi di una trama che fin da subito si è imposta come vincente. Attualissime ancora oggi le tematiche affrontate che vanno dall’emancipazione femminile alla parità di genere, dai diritti delle donne all’uguaglianza dei cittadini che siano del Nord o del Sud o di altre nazionalità.

Chiara Farigu

*Immagine web

mercoledì 12 gennaio 2022

Addio a David Sassoli, presidente del Parlamento europeo e uomo perbene

 Giornalista, politico, europeista convinto, strenuo difensore dei diritti umani ma soprattutto persona perbene. Un uomo buono. È questo il sentire comune che traspare nell’ora del cordoglio per la scomparsa di David Sassoli.

Un coro unanime, un tam tam di commozione e di dolore sincero per questa mancanza che già si avverte e che difficilmente sarà colmato.

Un uomo delle istituzioni. Che ha onorato rispettato e, per quanto potuto, reso migliori. Commovente il discorso di Ursula von der Leyen, rigorosamente in italiano, nel ricordare il Presidente del Parlamento Europeo ‘come paladino della giustizia e della solidarietà, un caro amico. Voleva che l’Europa fosse più unita,  più vicina alla sua gente, più fedele ai nostri valori, questa è la sua eredità ed è così che lo ricorderò’.

Se n’è andato in punta di piedi, fatale la ricaduta da polmonite da legionella che lo aveva colpito qualche mese addietro. Risale al 26 dicembre scorso il ricovero in ospedale per le gravi complicanze dovute a una disfunzione del sistema immunitario.

Una carriera intensa e ricca di successi, la sua.

Arduo volerne tracciare un profilo che la ripercorra per intero.

Il giornalismo, una passione coltivata fin da giovanissimo quand’era studente liceale. Ha lavorato inizialmente per il quotidiano Il Tempo, poi per l’agenzia di stampa Asca. Successivamente è entrato nella redazione romana de Il Giorno. Nel 1992 è arrivata l’assunzione in Rai. Ha seguito per diversi anni gli avvenimenti relativi alla mafia, Tangentopoli e le inchieste sulle stragi italiane.

Sorriso accattivante, profondi occhi blu, voce suadente e modi garbati ne hanno fatto uno dei volti più noti dell’informazione, prima come inviato speciale del Tg1 e successivamente come conduttore del telegiornale nonché dei settimanali di approfondimento Speciale TG1 e TV7.

Amava raccontare in maniera scarna le sue storie. Privilegiava un linguaggio essenziale, privo di fronzoli.

La politica un’altra delle sue passioni. Il 1º luglio 2014 viene eletto Vicepresidente del Parlamento europeo. Nel gennaio 2017 è riconfermato Vicepresidente.

Il 3 luglio 2019 viene eletto Presidente del Parlamento europeo, il settimo italiano a ricoprire la carica. Ruolo che ha ricoperto con impegno, determinazione e grande equilibrio.

Lascia la moglie Alessandra e i figli Livia e Giulio.

‘E’ un giorno triste per l’Europa’ ha detto la von der Leyen. Un giorno triste per tutti noi.

Chiara Farigu

mercoledì 5 gennaio 2022

Il 6 gennaio 1980 veniva ucciso Piersanti Mattarella. Insieme a lui morì anche il sogno di una nuova Sicilia

 Quarantadue anni fa, nel giorno dell’Epifania veniva assassinato, da un commando composto da almeno due uomini, il Presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella.

Un omicidio ancora per certi versi senza risposte. Si conoscono i nomi dei mandanti (i più importanti boss di Cosa nostra) ma non del killer che materialmente sparò e uccise l’allora  quarantaquattrenne governatore della Sicilia davanti agli occhi della moglie Irma e dei figli Bernardo e Maria. Stava andando a messa per assistere alla celebrazione dell’Epifania quando fu raggiunto da una grandine di pallottole.

Insieme a lui morì anche il sogno di una nuova Sicilia. Finalmente libera dal giogo della mafia che tutto ordina e tutto gestisce.

Un omicidio immortalato da quell’immagine drammatica che ritrae l’attuale Capo dello Stato, allora professore di diritto, impegnato a togliere il fratello dall’auto nel vano tentativo di prestargli soccorso.

‘Mio nonno viene considerato da tutti una vittima di mafia, ma da quello che sta emergendo dalle indagini più recenti sembra esserci dell’altro. No, non è stata solo Cosa nostra a uccidere Piersanti Mattarella. Dopo 42 anni la mia famiglia ha diritto di conoscere finalmente la verità sull’omicidio di mio nonno. Non abbiamo mai avuto alcuna notizia da parte della Procura di Palermo sullo stato delle indagini. Ora, però, chiediamo verità e giustizia’, ha dichiarato  Piersanti junior, nipote dell’ex presidente in occasione della triste ricorrenza.

Una vicenda giudiziaria lunga e complessa. Con molti risvolti ancora da chiarire.

Nel 2018 la procura di Palermo ha riaperto l’inchiesta sull’omicidio. Nuovi accertamenti e nuovi reperti potrebbero dare risposte alle tante domande ancora senza un perché di un omicidio così efferato.

Un Politico con P maiuscola ma soprattutto scomodo, Piersanti Mattarella.

Aveva il pallino della legalità, della trasparenza e del rigore. Ambiva a liberare quella terra meravigliosa che è la Sicilia dalle logiche mafiose e avviare così un percorso di rinnovamento delle istituzioni. Da qui la riforma della Pubblica Amministrazione a livello regionale e la rivisitazione della procedura degli appalti in campo edilizio.

Un vero schiaffo alle organizzazioni mafiose che in quegli anni ‘avevano acquisito una grossa fetta di potere’, ricorda Piersanti Jr.

Un esempio di impegno politico. Di determinazione e coraggio. Che ha pagato con la vita la volontà di voler fermare lo strapotere mafioso.

Anche quest’anno a causa della pandemia sono stati ridotti gli eventi di commemorazione. Cerimonie sobrie si terranno a Palermo, sul luogo dell’eccidio, ed a Castellammare del Golfo, suo paese natale

Chiara Farigu

*Immagine Pixel

domenica 2 gennaio 2022

Fausto Coppi: il 2 gennaio 1960 se ne andava la leggenda del ciclismo italiano

 Il 2 gennaio di 62 anni fa se ne andava Angelo Fausto Coppi, per tutti il Campionissimo. Nessuno come lui, nella storia del ciclismo. Icona intramontabile di uno sport meraviglioso ma durissimo che ha fatto sognare diverse generazioni e che, ancora oggi, per gli atleti delle due ruote rimane il faro a cui anche solo indegnamente tentare di avvicinarsi.

La sua vita, una leggenda. Destinato quasi certamente a seguire le orme contadine del padre Domenico, il giovane Fausto ha iniziato come garzone di salumeria a Novi Ligure. E’ allora che ha inforcato la sua prima bici, le consegne andavano recapitate nel più breve tempo possibile, un gioco da ragazzi per il futuro campione che su quelle strade volava come un airone.

Leggero, veloce, affidabile.

Sarà suo zio a regalargli una due ruote molto rudimentale, la sua prima bici, amore che durerà fino all’ultimo respiro, esalato a Tortona il 2 gennaio 1960, a soli 41 anni a causa della malaria (non diagnostica in tempo) contratta durante un viaggio in Alto Volta.

La sua prima corsa è datata luglio 1937. Inizio non molto promettente, a metà gara è costretto a ritirarsi poiché una gomma si sgonfia inaspettatamente. Non si arrende, Fausto. Il ciclismo gli è entrato nelle vene, è deciso, sarà quella la sua vita. Nel 1940 vince il Giro d’Italia, la via del successo è ormai tracciata. Ma prima dovrà fare i conti con la seconda guerra mondiale.

Esperienza piuttosto tormentata che lo vede dapprima militare a Tortona e poi prigioniero degli inglesi in Africa, a Capo Bon. Nel ’43 viene internato a Megez el Bab e poi trasferito al campo di concentramento di Blida, nei pressi di Algeri.

Esperienza traumatica dalla quale però esce indenne. Tornato a casa si riappropria della sua vita, mette su famiglia con Bruna Ciampolini (dalla quale avrà la sua prima figlia Marina), e riprende gli allenamenti. Il suo talento non passa inosservato alla Legano che diventa la sua prima squadra da professionista. Seguiranno negli anni la Bianchi, la Carpano, la Tricofilina, la San Pellegrino.

Il carnet delle sue vittorie è vastissimo, praticamente ha vinto tutto e di quel tutto più volte: cinque giri d’Italia, due Tour de France, tre Milano-Sanremo, una Parigi-Roubaix. Ma anche tre Mondiali, due su pista e uno su strada, quattro titoli italiani, cinque giri di Lombardia.

Storica la ‘rivalità’ con l’altra leggenda del ciclismo, Gino Bartali ovvero il ‘Ginettaccio’, com’era noto per il suo carattere fumantino. Rivalità che ha diviso le due accese tifoserie. Mentre loro, Bartali e Coppi, su questa ci hanno giocato a lungo. L’hanno persino cantata durante una puntata de Il Musichiere. Memorabile quella foto che li ritrae mentre si passano la borraccia lasciando nel mistero chi la passa a chi. Due campioni dei quali si è perso lo stampo. Irraggiungibili.

 

*Immagine tratta dal web

‘Un uomo solo al comando’, così venivano raccontate dai cronisti sportivi le epiche imprese del Campionissimo sulle montagne più dure aspre e impervie che immancabilmente scalava arrivando appunto primo dopo aver distanziato il gruppo degli inseguitori.

La sua vita, una leggenda. Compresa quella privata che non fu da meno. Fece scandalo, nell’Italia post-bellica, ancora molto puritana, la relazione extraconiugale con Giulia Occhini, definita dalla stampa di allora ‘ la Dama Bianca’, a sua volta sposata, donna per quale abbandonò la sua famiglia. Un’unione osteggiata dalle rispettive famiglie, dall’opinione pubblica, dalla tifoseria sportiva e dalla Chiesa. I due finiscono sotto processo e poi condannati: Coppi a due mesi di carcere, la Occhini a tre. Pena che poi verrà sospesa. Il clima sempre più irrespirabile convince i due a trasferirsi all’estero, in Messico si uniscono in matrimonio. Dalla loro unione, nel 1955,  nasce Il figlio Faustino.

Dal 15 settembre del 2019, in occasione del centenario della nascitaCastellania, paesino nell’entroterra alessandrino che gli ha dato i natali, si chiama Coppi-Castellania, ma anche più semplicemente solo Coppi. E’ un borgo-museo dove tutto parla di lui, mito indimenticato e intramontabile.

Ed è qui che oggi, in forma strettamente privata, si terrà una messa  in ricordo di Fausto. A causa dell’emergenza covid sono state sospese tutte le attività e iniziative celebrative.

Per quanti l’hanno amato  ‘l’uomo solo al comando’ resterà sempre e solo lui: il Campionissimo

Chiara Farigu

*Immagine Ansa

sabato 1 gennaio 2022

Con ‘Danza con me’ Roberto Bolle apre le danze del nuovo anno e incanta con la bellezza

 Ad aprire le danze del nuovo anno ci ha pensato lui, Roberto Bolle, che ieri sera col suo ‘Danza con me’ ha incantato oltre 3,5 milioni di telespettatori ottenendo un rispettabilissimo 18% di share.

Una carrellata di ospiti, molti i numero uno della danza che hanno condiviso il palco con Bolle che ha dedicato la serata alla regina indiscussa della danza classica Carla Fracci, scomparsa il 27 maggio scorso.

Al suo fianco una versatile Serena Rossi nei panni di co – conduttrice e Lillo che si è cimentato in godibili siparietti comici.

‘Grazie a tutti voi che ci avete seguito. Spero vi siate saziati e affamati al tempo stesso di bellezza’, ha detto Bolle al termine della serata.

La bellezza, è un valore intrinseco della danza. La danza è eleganza, è leggerezza, è leggiadria, è gestualità. È magia. Sogno. Emozione. La danza è intreccio di corpi che volteggiano, è Arte. E tutto questo arriva sotto forma di bellezza anche a chi non non è addentro alla complessità della danza classica.

E lui, l’artista che tutto il mondo ci invidia, incarna e trasmette questa bellezza in ogni suo gesto, in ogni suo movimento, in ogni racconto che precede o segue quei passi che magicamente prendono corpo al ritmo della musica.

Un altro momento di grande bellezza è stata l’esibizione di Frida Bollani, la talentuosa pianista che col suo tocco delicato a soli 16 anni ha incantato più volte i telespettatori italiani.

Una serata vincente. Bella.

Chiara Farigu

La nonna paterna? Una nonna a metà (con poche eccezioni)

  Essere nonne è un dono meraviglioso che la vita riserva a chi ha avuto la gioia di essere prima mamma. E’ come diventare madri una seconda...