Un anno di pandemia sanitaria. Un anno di crisi economica senza precedenti. Un anno scandito da lockdown e zone cromatiche differenti. Un anno di chiusure e parziali riaperture. Un anno di paure, incertezze e sorrisi spenti.
Un anno di morti dal numero impressionante: oltre centomila. Mai così tanti in Italia dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, evidenzia il quinto Rapporto sui decessi Istat-Iss.
Il 18 Marzo scorso, l’immagine più drammatica che segnerà per sempre il primo e il dopo pandemia: i camion dell’Esercito che trasportano via da Bergamo le bare delle vittime. Immagini che sconvolsero il mondo intero e che ci mise di fronte alla pericolosità di quel mostro invisibile di cui si sapeva poco o niente se non che stava mettendo a dura prova l’esistenza stessa della specie umana.
E’ passato un anno da allora ma la pandemia continua a farla da padrone. Con gli ospedali in affanno, le varianti che impazzano e il numero delle vittime che non accenna a diminuire.
A un anno da quella tragica data si celebra oggi ‘La prima Giornata Nazionale per le vittime del Covid’, in ricordo di chi ha perso la vita e non ha neppure ricevuto l’ultimo saluto dei familiari, come previsto dalle restrizioni anti-contagio messe in atto.
Bandiere a mezz’asta in tutta Italia e visita di Mario Draghi a Bergamo, divenuta suo malgrado città simbolo della provincia più funestata nel corso della prima ondata: ‘Lo Stato c’è e ci sarà. Siamo qui per celebrare il ricordo perché la memoria di ciò che è accaduto nella primavera dello scorso anno non si appanni’, ha detto il premier.
‘Grazie al comune sentire dei partiti rappresentati in Parlamento– ha sottolineato Giorgio Mulè- sottosegretario alla Difesa e primo firmatario del provvedimento, approvato ieri dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato- l’Italia ricorderà ogni anno chi non ce l’ha fatta. Sarà un giorno simbolico per il Paese che attraverserà i confini del tempo e della memoria’.
‘Uniti ce la faremo’, ribadisce il Capo dello Stato, invitando i cittadini a non demordere, a non smettere mai di sperare, soprattutto adesso che i vaccini sono una realtà e anche l’unica via per riappropriarci delle nostre vite.
Chiara Farigu