E mentre i leader dell'opposizione continuano a sbraitare contro il ‘governo incompetente’ che nulla ha fatto in questi mesi per scongiurare la seconda ondata, le Regioni, in ordine sparso, adottano provvedimenti ben più stringenti di quelli contenuti nell’ultimo DPCM per arginare l’impennata dei contagi delle ultime settimane.
Dopo la Lombardia anche la Campania annuncia il blocco di tutte le attività e della mobilità dalle 23 alle 5 del mattino a partire dal prossimo venerdi e limitazioni agli spostamenti tra province solo per lavoro, salute, scuola o socio-assistenza, giustificati dalla rediviva autocertificazione.
Il Piemonte chiude nei fine settimana i centri commerciali e introduce la didattica mista ( 50% in presenza e 50% in DAD) per le classi superiori, misura quest’ultima adottata anche il Liguria.
La contagiosità del virus non s’arresta. Gli ospedali si stanno ahimè nuovamente riempiendo, le ambulanze sfrecciano con le sirene spiegate e i medici lanciano appelli tra il serio e il preoccupato per il picco dei contagi registrato nelle ultime settimane. Ai quali si aggiunge quello del ministro Speranza ‘State a casa. Evitate spostamenti inutili. La situazione è molto seria. Bisogna dire fino in fondo come stanno le cose. La curva cresce. Serve uno sforzo in più da parte di ciascuno. Nelle prossime ore bisogna alzare il livello di attenzione. Ci sono attività essenziali e altre si possono spostare e rinviare’.
Onde evitare il proliferare di ordinanze e provvedimenti vari, il governo sta lavorando a un protocollo di linee guida atto a fissare regole comuni da seguire per le nuove strette anticontagio e a un nuovo DPCM in quanto l’ultimo, appare appare già superato dalla curva dei contagi.
Nel frattempo su una cosa concordano tutti: non abbassare la guardia e usare i dispositivi di prevenzione: mascherina, lavaggio mani e distanziamento.
il blog di chiarafarigu
mercoledì 21 ottobre 2020
lunedì 19 ottobre 2020
Covid-Nuovo DPCM: le ultime novità in vigore sino al 13 novembre
E’ stato varato ieri e poi presentato in conferenza stampa dal premier Conte il nuovo pacchetto di misure anti-covid, resosi necessario dopo il picco dei contagi registratosi nelle ultime settimane.
‘La strategia non è e non può essere la stessa della primavera: in questi mesi abbiamo lavorato intensamente. Le misure più efficaci restano le precauzioni di base: mascherina, distanziamento e igiene delle mani. Facciamo attenzione nelle situazioni in cui abbassiamo la guardia, con parenti ed amici’, ha esordito il Presidente del Consiglio per ‘scongiurare un nuovo lockdown generalizzato che potrebbe compromettere severamente l'economia’.
Il nuovo DPCM, ha sottolineato Conte è frutto di un intenso dialogo con i ministri, le Regioni e il CtS al quale seguirà il confronto con il Parlamento.
Queste in sintesi le misure adottate:
‘Siamo consapevoli che imporremo sacrifici economici ad alcune attività imprenditoriali, c’è l’impegno del governo a ristorarli’, ha rassicurato Conte.
Poiché non c’è DPCM senza polemiche, oltre all’opposizione che bolla a prescindere ogni provvedimento varato, sul piede di guerra anche i sindaci che accusano apertamente il governo di voler scaricare sui primi cittadini la responsabilità di gestire la cosiddetta ‘movida’.
Dopo una telefonata di chiarimento tra Conte e De Caro, presidente dell’Anci, il premier ha però garantito una correzione a riguardo nel testo finale. Nella nuova formula, come riporta Open, sparisce ogni riferimento esplicito ai sindaci ma non viene chiarito chi debba materialmente intervenire per disporre l’eventuale chiusura di zone delle città in cui «si possono creare situazioni di assembramento».
Un dettaglio, quest’ultimo che sarà oggetto di altre polemiche e di commenti al vetriolo e perché no anche ilari che già si sprecano sui social.
‘La strategia non è e non può essere la stessa della primavera: in questi mesi abbiamo lavorato intensamente. Le misure più efficaci restano le precauzioni di base: mascherina, distanziamento e igiene delle mani. Facciamo attenzione nelle situazioni in cui abbassiamo la guardia, con parenti ed amici’, ha esordito il Presidente del Consiglio per ‘scongiurare un nuovo lockdown generalizzato che potrebbe compromettere severamente l'economia’.
Il nuovo DPCM, ha sottolineato Conte è frutto di un intenso dialogo con i ministri, le Regioni e il CtS al quale seguirà il confronto con il Parlamento.
Queste in sintesi le misure adottate:
- I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le ore 21 di vie e piazze dove ci saranno assembramenti, consentendo l'accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private.
- Tutte le attività di ristorazione sono consentite dalle 5 del mattino sino alla mezzanotte se il consumo avviene ai tavoli. In caso contrario l'apertura è consentita fino alle 18.
- I ristoranti chiuderanno alle 24: si potrà stare per un massimo di 6 persone per singolo tavolo e tutti i ristoratori dovranno affiggere quante persone ammesse. Nessuna limitazione negli ospedali, negli aeroporti, lungo le autostrade. Le consegne a domicilio sono consentite senza vincolo di orario, l'asporto è consentito fino a mezzanotte
- Le attività scolastiche continueranno in presenza. Per le scuole di secondo grado, verranno favorite modalità flessibili di organizzazione didattica con ingresso degli studenti dalle ore 9 e possibili turni pomeridiani.
- Ricorso allo smart working e riunioni a distanza
- Vietato lo sport da contatto a livello amatoriale così come le gare e le competizioni sportive dilettantistiche di base. Piscine e palestre avranno una settimana di tempo per adeguarsi ai protocolli di sicurezza, se questo non avverrà, ha ammonito il premier, saremo costretti a sospendere le attività.
‘Siamo consapevoli che imporremo sacrifici economici ad alcune attività imprenditoriali, c’è l’impegno del governo a ristorarli’, ha rassicurato Conte.
Poiché non c’è DPCM senza polemiche, oltre all’opposizione che bolla a prescindere ogni provvedimento varato, sul piede di guerra anche i sindaci che accusano apertamente il governo di voler scaricare sui primi cittadini la responsabilità di gestire la cosiddetta ‘movida’.
Dopo una telefonata di chiarimento tra Conte e De Caro, presidente dell’Anci, il premier ha però garantito una correzione a riguardo nel testo finale. Nella nuova formula, come riporta Open, sparisce ogni riferimento esplicito ai sindaci ma non viene chiarito chi debba materialmente intervenire per disporre l’eventuale chiusura di zone delle città in cui «si possono creare situazioni di assembramento».
Un dettaglio, quest’ultimo che sarà oggetto di altre polemiche e di commenti al vetriolo e perché no anche ilari che già si sprecano sui social.
Chiara Farigu
*Immagine tratta da Governo.it
*Immagine tratta da Governo.it
sabato 17 ottobre 2020
Covid, Caritas: in Italia è boom di nuovi poveri
In Italia sono oltre 5 milioni i poveri ‘assoluti’, vale a dire coloro che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso. Numeri in costante crescita che fanno registrare un vero e proprio boom: in meno di un anno si è passati dal 31% al 45% di coloro che si rivolgono ai centri di ascolto e alle parrocchie per chiedere aiuto. Quasi una persona su due lo fa per la prima volta.
E’ quanto ci dice l’istantanea scattata dalla Caritas nel suo report 2020 ‘Gli anticorpi della solidarietà’, pubblicato oggi nella Giornata mondiale di contrasto alla povertà.
Percentuali che confermano i dati che vengono diffusi periodicamente da altri istituti di statistica.
Un incremento ‘sicuramente sottostimato’, ribadisce la Caritas, e alquanto diverso dal passato ‘quando la povertà era sempre più cronica, multidimensionale, legata a vissuti complessi’. Nei tre mesi, marzo-maggio, sono state oltre 450mila le persone costrette a chiedere beni di prima necessità. E’ senza dubbio l’effetto più evidente e drammatico della pandemia, i cui contraccolpi sono ancora in atto.
A preoccupare è quanto viene maggiormente evidenziato nel Rapporto: da circa cinque anni la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età. I minori e i giovani, secondo la Caritas, sono le categorie più svantaggiate, un trend in netto contrasto rispetto ad anni addietro che assegnava agli anziani la maglia nera della povertà. A pagare il conto anche e soprattutto le donne di età media e con figli a carico, così come lavoratori autonomi e sempre più spesso anche commercianti.
Italiani sempre più in difficoltà, dunque. Stretti in una crisi economica peggiore di quella del 2008. Al punto da dover elemosinare un pasto caldo presso la mensa dei poveri o ad aspettare il pacco alimentare per sfamare la famiglia. O a dover chiedere un sostegno economico per far fronte alle spese urgenti o pagare le bollette.
La perdita del lavoro dovuta alla chiusura di molte attività commerciali è tra i principali motivi di caduta del reddito.
Nonostante le risorse messe in campo dal governo, come il Rem (Reddito di emergenza) sottolinea il report, molte famiglie hanno potuto evitare il tracollo proprio grazie ai 196mila pasti delle mense, ai fondi diocesani e all’incessante attività svolta dai volontari. I quali, oltre ai pacchi di prima necessità hanno consegnato alle famiglie in difficoltà anche i presidi medici anti-covid.
E’ emergenza povertà. E’ tutta l’Italia ad essere in affanno, ma al Sud, come se non fosse più che abbastanza, morde di più . A farne le spese, soprattutto i minori. Troppo spesso privati dello stretto necessario per crescere in armonia con i bisogni dell’età dello sviluppo e dell’apprendimento. Minori che abbandoneranno la scuola, i loro sogni e la loro terra. Una delle aggravanti della povertà, sottolinea ancora una volta la Caritas, è appunto l’istruzione. Istruzione e povertà da sempre vanno di pari passo.
E’ un esercito di poveri che continua a crescere, sottolinea il Rapporto, al quale le istituzioni devono dare risposte immediate e concrete.
Perché la povertà non è solo mancanza di cibo o di vestiario. E’ isolamento. Da tutto e da tutti. E’ paura del presente ma soprattutto del futuro. E’ paura della porte sbattute in faccia. Degli sguardi di commiserazione, della pietà e del senso di ribrezzo suscitato negli altri. E’ paura ad affrontare la vita. E questo è il vero dramma, considerato che a farne le spese sono soprattutto i giovani e i bambini.
E’ quanto ci dice l’istantanea scattata dalla Caritas nel suo report 2020 ‘Gli anticorpi della solidarietà’, pubblicato oggi nella Giornata mondiale di contrasto alla povertà.
Percentuali che confermano i dati che vengono diffusi periodicamente da altri istituti di statistica.
Un incremento ‘sicuramente sottostimato’, ribadisce la Caritas, e alquanto diverso dal passato ‘quando la povertà era sempre più cronica, multidimensionale, legata a vissuti complessi’. Nei tre mesi, marzo-maggio, sono state oltre 450mila le persone costrette a chiedere beni di prima necessità. E’ senza dubbio l’effetto più evidente e drammatico della pandemia, i cui contraccolpi sono ancora in atto.
A preoccupare è quanto viene maggiormente evidenziato nel Rapporto: da circa cinque anni la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età. I minori e i giovani, secondo la Caritas, sono le categorie più svantaggiate, un trend in netto contrasto rispetto ad anni addietro che assegnava agli anziani la maglia nera della povertà. A pagare il conto anche e soprattutto le donne di età media e con figli a carico, così come lavoratori autonomi e sempre più spesso anche commercianti.
Italiani sempre più in difficoltà, dunque. Stretti in una crisi economica peggiore di quella del 2008. Al punto da dover elemosinare un pasto caldo presso la mensa dei poveri o ad aspettare il pacco alimentare per sfamare la famiglia. O a dover chiedere un sostegno economico per far fronte alle spese urgenti o pagare le bollette.
La perdita del lavoro dovuta alla chiusura di molte attività commerciali è tra i principali motivi di caduta del reddito.
Nonostante le risorse messe in campo dal governo, come il Rem (Reddito di emergenza) sottolinea il report, molte famiglie hanno potuto evitare il tracollo proprio grazie ai 196mila pasti delle mense, ai fondi diocesani e all’incessante attività svolta dai volontari. I quali, oltre ai pacchi di prima necessità hanno consegnato alle famiglie in difficoltà anche i presidi medici anti-covid.
E’ emergenza povertà. E’ tutta l’Italia ad essere in affanno, ma al Sud, come se non fosse più che abbastanza, morde di più . A farne le spese, soprattutto i minori. Troppo spesso privati dello stretto necessario per crescere in armonia con i bisogni dell’età dello sviluppo e dell’apprendimento. Minori che abbandoneranno la scuola, i loro sogni e la loro terra. Una delle aggravanti della povertà, sottolinea ancora una volta la Caritas, è appunto l’istruzione. Istruzione e povertà da sempre vanno di pari passo.
E’ un esercito di poveri che continua a crescere, sottolinea il Rapporto, al quale le istituzioni devono dare risposte immediate e concrete.
Perché la povertà non è solo mancanza di cibo o di vestiario. E’ isolamento. Da tutto e da tutti. E’ paura del presente ma soprattutto del futuro. E’ paura della porte sbattute in faccia. Degli sguardi di commiserazione, della pietà e del senso di ribrezzo suscitato negli altri. E’ paura ad affrontare la vita. E questo è il vero dramma, considerato che a farne le spese sono soprattutto i giovani e i bambini.
Chiara Farigu
*Immagine Pixabay
*Immagine Pixabay
giovedì 15 ottobre 2020
Jole Santelli, morta la presidente della Calabria
Se n’è andata, nella sua abitazione di Cosenza, Jole Santelli, presidente della regione Calabria. Aveva 51 anni. Secondo le prime indiscrezioni a trovarla sarebbe stata la sorella.
Da anni lottava contro un tumore, malattia che affrontava con grinta e grande coraggio perché dinanzi a essa ‘non puoi permetterti di avere paura’, aveva più volte sostenuto nelle sue interviste. Secondi i primi riscontri però, la causa del decesso, non sarebbe conseguenza del cancro ma di un arresto cardiaco in seguito ad un malore.
Era stata eletta nel gennaio 2020, al suo attivo un primato: la prima presidente donna della sua regione. Parlamentare di Forza Italia dal 2001 al 2020, è stata anche sottosegretaria di Stato al Ministero della Giustizia nei governi Berlusconi II e III, nonché sottosegretaria al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali nel governo Letta.
La notizia della sua morte prematura ha scosso l’intera regione e il mondo della politica. ‘Ci lascia una grande combattente, una leonessa’, questo uno dei messaggi più battuti sui social.
Da anni lottava contro un tumore, malattia che affrontava con grinta e grande coraggio perché dinanzi a essa ‘non puoi permetterti di avere paura’, aveva più volte sostenuto nelle sue interviste. Secondi i primi riscontri però, la causa del decesso, non sarebbe conseguenza del cancro ma di un arresto cardiaco in seguito ad un malore.
Era stata eletta nel gennaio 2020, al suo attivo un primato: la prima presidente donna della sua regione. Parlamentare di Forza Italia dal 2001 al 2020, è stata anche sottosegretaria di Stato al Ministero della Giustizia nei governi Berlusconi II e III, nonché sottosegretaria al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali nel governo Letta.
La notizia della sua morte prematura ha scosso l’intera regione e il mondo della politica. ‘Ci lascia una grande combattente, una leonessa’, questo uno dei messaggi più battuti sui social.
Chiara Farigu
mercoledì 14 ottobre 2020
Addio a Gianfranco De Laurentiis, volto storico del giornalismo sportivo
Se n'è andato all'età di 81 anni Gianfranco De Laurentiis, volto storico della Rai per oltre 30 anni.
Giornalista a tutto tondo, ha iniziato la sua carriera al Corriere della Sera per passare, nel 1972, alla televisione. Dribbling, Domenica Sprint, La Giostra del Gol, sono solo alcune delle trasmissioni di maggior successo condotte da De Laurentiis. Dal 1993 al 1994 è stato direttore della Tgs, la testata giornalistica sportiva.
L'automobilismo, un'altra grande passione, Pole position, dedicato alla Formula Uno, altro programma di successo al suo attivo.
Numerosi i messaggi di cordoglio da parte di colleghi e amici. Unanime il senso di smarrimento alla notizia della scomparsa e la descrizione che va dal 'grande professionista' al 'signore del microfono. Un giornalista del servizio pubblico capace di una narrazione puntuale, onesta, sobria, elegante. Un modello, un maestro' .
Se n'è andato un volto storico del giornalismo sportivo italiano, ha commentato il ministro dello sport Vincenzo Spatafora.
De Laurentiis lascia la moglie Mirella e i figli Paolo e Roberto
* Immagine tratta dal web
Giornalista a tutto tondo, ha iniziato la sua carriera al Corriere della Sera per passare, nel 1972, alla televisione. Dribbling, Domenica Sprint, La Giostra del Gol, sono solo alcune delle trasmissioni di maggior successo condotte da De Laurentiis. Dal 1993 al 1994 è stato direttore della Tgs, la testata giornalistica sportiva.
L'automobilismo, un'altra grande passione, Pole position, dedicato alla Formula Uno, altro programma di successo al suo attivo.
Numerosi i messaggi di cordoglio da parte di colleghi e amici. Unanime il senso di smarrimento alla notizia della scomparsa e la descrizione che va dal 'grande professionista' al 'signore del microfono. Un giornalista del servizio pubblico capace di una narrazione puntuale, onesta, sobria, elegante. Un modello, un maestro' .
Se n'è andato un volto storico del giornalismo sportivo italiano, ha commentato il ministro dello sport Vincenzo Spatafora.
De Laurentiis lascia la moglie Mirella e i figli Paolo e Roberto
* Immagine tratta dal web
martedì 13 ottobre 2020
Divieti e ‘forti raccomandazioni’: queste le regole del nuovo DPCM anti-covid
- Obbligo di indossare la mascherina ovunque, sempre. Al chiuso, ad eccezione della propria abitazione (‘fortemente raccomandata’ se in presenza di amici e parenti non conviventi) e in i tutti i luoghi all'aperto. Eccezion fatta per chi sta praticando sport come i running, ad esempio, ma non per chi passeggia (a chiarirlo il Viminale, dopo le diverse interpretazioni dei giorni scorsi). Esclusi dall'obbligo anche i bambini al di sotto dei sei anni e quanti soffrono di patologie incompatibili con l’uso della mascherina.
- Prorogato il divieto di feste da ballo, sia in discoteca che nelle sale, al chiuso e all'aperto. Consentite fiere e congressi nel rispetto delle regole già in vigore. Per le cerimonie civili e religiose, come matrimoni e funerali è permessa la partecipazione di massimo 30 persone.
- Bar, ristoranti, pizzerie possono restare aperti fino alla mezzanotte. Divieto per i clienti, dopo le 21, di sostare davanti ai suddetti locali, a meno che non garantito il servizio al tavolo. Per la serie, seduti ai tavoli sì, assembrati in piedi no. Consentito il servizio di asporto come nei mesi scorsi.
- Vietati gli sport amatoriali di contatto, come partite e tornei di calcetto e basket. Consentite le stesse se praticate a livello dilettantistico con società iscritte al Coni e al Comitato paraolimpico, comprese le palestre che dovranno rispettare i protocolli fissati dalle rispettive federazioni. Per le competizioni sportive è consentita la presenza di pubblico, ‘con una percentuale massima di riempimento del 15% rispetto alla capienza totale e comunque non oltre il numero massimo di 1000 spettatori all'aperto e 200 al chiuso. Va garantita la distanza di un metro e la misurazione della febbre all'ingresso.
- Vietate le gite scolastiche per le classi di ogni ordine e grado, vietati anche i progetti di scambio e i gemellaggi così come le visite guidate e le uscite didattiche. Scongiurato, al momento, il ripristino della didattica a distanza per le scuole superiori, come chiesto da qualche regione. Il NO forte e deciso arriva dalla ministra Azzolina, ‘i protocolli di sicurezza funzionano ha asserito, i focolai in classi sono contenuti’. La cosiddetta DAD, è bene sottolinearlo ancora una volta, è stata messa in atto 'volontariamente' dagli stessi docenti, quando, a fronte della chiusura delle scuole, si sono inventati le lezioni online per sopperire al nulla didattico del lockdown. Oggi le stesse sarebbero vissute come un fallimento del sistema scolastico e dello stesso governo, incapace di trovare e mettere in atto soluzioni per garantire le lezioni in presenza (come dimezzare il numero di alunni e studenti per classe e/o alleggerire il sistema dei trasporti, ad esempio).
Il nuovo DPCM, sigla ormai nota a noi italiani in quanto utilizzata per legiferare in tempi di emergenza sanitaria o di ‘dittatura sanitaria’ secondo i detrattori e negazionisti, è stato firmato all'una di notte dal premier Conte e dal ministro della Salute Roberto Speranza e sarà in vigore per un mese a partire da domani 14 ottobre.
La firma è arrivata dopo un lungo vertice telematico con le Regioni che hanno approvato il testo proposto dal governo.
Sui social non mancano commenti e vignette ilari o di completa disapprovazione. Diverse le regole che si prestano a varie interpretazioni, vedi gli orari di chiusura dei locali o il numero dei partecipanti a cerimonie ed eventi.
Comunque la si pensi, da domani e per 30 giorni dovremo far nostri divieti e 'forti raccomandazioni' contenuti nell'ultimo, si fa per dire, DPCM. Sperando nella clemenza del virus ...
*Immagine tratta dalla pagina del premier Conte
domenica 11 ottobre 2020
Sì alla pillola dei cinque giorni dopo per le minorenni senza ricetta
A dare il via libera alla vendita della pillola dei cinque giorni dopo anche per la minorenni senza l’obbligo di ricetta l’Aifa, ovvero l’Agenzia italiana del farmaco.
Una decisione destinata sicuramente a far discutere. Soprattutto in chi vi legge il sospetto o il timore che bypassando la prescrizione medica, possa contribuire ad aumentare il ricorso all'aborto.
Il Movimento per la vita è già sul piede di guerra e bolla la determina 998 dell’otto ottobre scorso come ‘macchina dello scarto umano’. Una sconfitta della scienza, della ragione e del buon senso. ‘Uno sgravio per i medici di base che avranno meno da fare, e per una sanità che si ‘alleggerisce’ dagli aborti che potrebbero essere praticati in epoca gestazionale più avanzata’.
‘E’ uno strumento altamente efficace oltre che etico’, replica l’Aifa. Efficace perché previene una gravidanza indesiderata dopo un rapporto non protetto (o in caso di fallimento del metodo contraccettivo); etico in quanto consente di evitare ‘momenti critici’ che di solito sono sempre e solo a carico delle ragazze.
Non è un anticoncenzionale da utilizzare regolarità, sottolinea l’Agenzia del farmaco, ma un contraccettivo d’emergenza. La cui efficacia è tanto maggiore quanto più precoce è l’assunzione. L’efficacia si annulla se viene assunta ad ovulazione avvenuta. Il suo principio attivo, l’ulipristal acetato, agisce infatti modificando l’attività dell’ormone preposto all’ovoluzione, il progesterone, ritardandola, ma solo se assunto entro 120 ore dal rapporto.
Comunque la si pensi, la determina dell’Aifa farà parlare a lungo. La discussione è appena agli inizi
*Immagine tratta dall'Ansa
Una decisione destinata sicuramente a far discutere. Soprattutto in chi vi legge il sospetto o il timore che bypassando la prescrizione medica, possa contribuire ad aumentare il ricorso all'aborto.
Il Movimento per la vita è già sul piede di guerra e bolla la determina 998 dell’otto ottobre scorso come ‘macchina dello scarto umano’. Una sconfitta della scienza, della ragione e del buon senso. ‘Uno sgravio per i medici di base che avranno meno da fare, e per una sanità che si ‘alleggerisce’ dagli aborti che potrebbero essere praticati in epoca gestazionale più avanzata’.
‘E’ uno strumento altamente efficace oltre che etico’, replica l’Aifa. Efficace perché previene una gravidanza indesiderata dopo un rapporto non protetto (o in caso di fallimento del metodo contraccettivo); etico in quanto consente di evitare ‘momenti critici’ che di solito sono sempre e solo a carico delle ragazze.
Non è un anticoncenzionale da utilizzare regolarità, sottolinea l’Agenzia del farmaco, ma un contraccettivo d’emergenza. La cui efficacia è tanto maggiore quanto più precoce è l’assunzione. L’efficacia si annulla se viene assunta ad ovulazione avvenuta. Il suo principio attivo, l’ulipristal acetato, agisce infatti modificando l’attività dell’ormone preposto all’ovoluzione, il progesterone, ritardandola, ma solo se assunto entro 120 ore dal rapporto.
Comunque la si pensi, la determina dell’Aifa farà parlare a lungo. La discussione è appena agli inizi
*Immagine tratta dall'Ansa
Lo struggente amore per la vita di Paolo Palumbo
Raccontare la storia di Paolo senza lasciarsi sopraffare dalla commozione è impresa davvero ardua. Se poi si ha l'aggravante di essere figli della stessa Madre Terra, scivolare nella retorica diventa pressoché inevitabile.
Paolo è la resilienza fatta a persona. Che si ostina a sorridere nonostante gli scossoni ricevuti in sorte.
E Paolo di cazzotti dalla vita ne ha presi davvero tanti. Troppi.
L'Italia Paolo Palumbo lo ha conosciuto durante il festival di Sanremo dello scorso anno. Quando, ospite d’eccezione, colpisce dritto al cuore il pubblico in sala e ancor più quello davanti ai teleschermi. ‘La mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso. I limiti sono solo dentro di noi. Ricordate che il tempo che abbiamo a disposizione è poco ed è nella mente che ristagnano le disabilità più gravi. Sono un guerriero che lotta ogni giorno, per volare mi bastano gli occhi’, dice attraverso il comunicatore verbale che elabora il suo pensiero grazie al movimento degli occhi.
Un messaggio di speranza rivolto ai tanti giovani che troppo spesso si arrendono dinanzi alle difficoltà.
Lui, il guerriero, le sue ‘difficoltà’ le affronta con la tigna granitica che lo caratterizza e il sorriso sulle labbra. Perché ha un obiettivo da realizzare: battersi per se stesso e per gli altri come lui affetti da sclerosi laterale amiotrofica. Paolo con la ‘bastarda’, detta anche la ‘stronza’ ci convive da quattro lunghi anni. E’ una patologia terribile la Sla. Colpisce i motoneuroni, ovvero quei neuroni addetti alla trasmissione degli impulsi del cervello verso i muscoli. I quali lentamente si atrofizzano rendendo impossibile anche attività semplici come il linguaggio, la deglutizione e la respirazione.
Detiene un record importante il 22enne oristanese: è il più giovane malato di Sla d’Europa.
Ma questo è ininfluente per un combattente come lui abituato, sostiene, a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno in ogni situazione. Lotta con tutte le sue forze, Paolo. Poche, pochissime quelle fisiche, incommensurabili quelle dello spirito e della mente.
Accanto a lui suo fratello Rosario, gambe e braccia di Paolo. Il suo migliore amico, il confidente. Sempre al suo fianco. Nella quotidianità e nelle battaglie che periodicamente Paolo mette in atto.
Ha un diploma di chef appeso al muro, tante le ricette da sperimentare nel cassetto. Il più ambizioso, regalare a chi come lui, costretto a nutrirsi di pappette omogeneizzate tramite sondini, la gioia di sentire nuovamente il gusto del cibo. Un sogno, il suo, che è diventato progetto a tutti gli effetti ‘il gusto della vita’. Una sorta di tampone che a contatto con le papille gustative sprigiona il sapore dei cibi, dal dolce al salato come da migliore tradizione.
Si tratta di una sintesi chimica di sapori ottenuta tramite processi di cucina molecolare, la cui sperimentazione è attualmente in atto nei Centri Nemo di Milano. E’ quanto si legge nella sua pagina Facebook seguita da oltre 207mila amici che ogni giorni lo supportano con affetto e attestati di stima ai quali lui, ricambia regalando un sorriso. Sorriso che non ha perso neanche in questi giorni nel suo letto d’ospedale dove ha subito un delicato intervento alla schiena. ‘Siete il mio carburante, vi voglio bene’ e ‘Mai mollare, viva la vita’, questo l’abbraccio di Paolo ai suoi lettori.
Un amore struggente per la vita come pochi, quello di Paolo. Come il suo impegno concreto alla ricerca di una cura per la SLA. Il ricavato della vendita dei tamponi sarà devoluto alla ricerca scientifica nel campo della malattia neurodegenerativa.
Mai arrendersi, la vita è bella, ribadisce Paolo. Lo è ancor di più quando si hanno sogni da realizzare. E lui nel cassetto ne ha davvero tanti
Paolo è la resilienza fatta a persona. Che si ostina a sorridere nonostante gli scossoni ricevuti in sorte.
E Paolo di cazzotti dalla vita ne ha presi davvero tanti. Troppi.
L'Italia Paolo Palumbo lo ha conosciuto durante il festival di Sanremo dello scorso anno. Quando, ospite d’eccezione, colpisce dritto al cuore il pubblico in sala e ancor più quello davanti ai teleschermi. ‘La mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso. I limiti sono solo dentro di noi. Ricordate che il tempo che abbiamo a disposizione è poco ed è nella mente che ristagnano le disabilità più gravi. Sono un guerriero che lotta ogni giorno, per volare mi bastano gli occhi’, dice attraverso il comunicatore verbale che elabora il suo pensiero grazie al movimento degli occhi.
Un messaggio di speranza rivolto ai tanti giovani che troppo spesso si arrendono dinanzi alle difficoltà.
Lui, il guerriero, le sue ‘difficoltà’ le affronta con la tigna granitica che lo caratterizza e il sorriso sulle labbra. Perché ha un obiettivo da realizzare: battersi per se stesso e per gli altri come lui affetti da sclerosi laterale amiotrofica. Paolo con la ‘bastarda’, detta anche la ‘stronza’ ci convive da quattro lunghi anni. E’ una patologia terribile la Sla. Colpisce i motoneuroni, ovvero quei neuroni addetti alla trasmissione degli impulsi del cervello verso i muscoli. I quali lentamente si atrofizzano rendendo impossibile anche attività semplici come il linguaggio, la deglutizione e la respirazione.
Detiene un record importante il 22enne oristanese: è il più giovane malato di Sla d’Europa.
Ma questo è ininfluente per un combattente come lui abituato, sostiene, a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno in ogni situazione. Lotta con tutte le sue forze, Paolo. Poche, pochissime quelle fisiche, incommensurabili quelle dello spirito e della mente.
Accanto a lui suo fratello Rosario, gambe e braccia di Paolo. Il suo migliore amico, il confidente. Sempre al suo fianco. Nella quotidianità e nelle battaglie che periodicamente Paolo mette in atto.
Ha un diploma di chef appeso al muro, tante le ricette da sperimentare nel cassetto. Il più ambizioso, regalare a chi come lui, costretto a nutrirsi di pappette omogeneizzate tramite sondini, la gioia di sentire nuovamente il gusto del cibo. Un sogno, il suo, che è diventato progetto a tutti gli effetti ‘il gusto della vita’. Una sorta di tampone che a contatto con le papille gustative sprigiona il sapore dei cibi, dal dolce al salato come da migliore tradizione.
Si tratta di una sintesi chimica di sapori ottenuta tramite processi di cucina molecolare, la cui sperimentazione è attualmente in atto nei Centri Nemo di Milano. E’ quanto si legge nella sua pagina Facebook seguita da oltre 207mila amici che ogni giorni lo supportano con affetto e attestati di stima ai quali lui, ricambia regalando un sorriso. Sorriso che non ha perso neanche in questi giorni nel suo letto d’ospedale dove ha subito un delicato intervento alla schiena. ‘Siete il mio carburante, vi voglio bene’ e ‘Mai mollare, viva la vita’, questo l’abbraccio di Paolo ai suoi lettori.
Un amore struggente per la vita come pochi, quello di Paolo. Come il suo impegno concreto alla ricerca di una cura per la SLA. Il ricavato della vendita dei tamponi sarà devoluto alla ricerca scientifica nel campo della malattia neurodegenerativa.
Mai arrendersi, la vita è bella, ribadisce Paolo. Lo è ancor di più quando si hanno sogni da realizzare. E lui nel cassetto ne ha davvero tanti
Chiara Farigu
*Immagini tratte dalla pagina Facebook di Paolo Palumbo
*Immagini tratte dalla pagina Facebook di Paolo Palumbo
venerdì 9 ottobre 2020
Mali, rilasciati gli ostaggi italiani: Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio
Liberi. Finalmente liberi. Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio, i due italiani rapiti da un gruppo jihadisti in Mali, sono stati liberati e stanno bene.
A darne notizia una nota della Farnesina, la quale recita che ‘La liberazione è stata resa possibile grazie al prezioso lavoro del personale dell'Aise e di tutti i competenti apparati dello Stato, unitamente alla importante collaborazione delle autorità maliane. Il buon esito dell'operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell'intelligence, ha evidenziato anche l'eccellente opera investigativa dell'Autorità giudiziaria italiana e il prezioso lavoro svolto dalle donne e degli uomini del ministero degli Affari Esteri e dell'intera Unità di Crisi della Farnesina’.
Liberati anche altri due ostaggi, la cooperante francese Sophie Petronin e l’ex ministro delle Finanze maliano Soumalia Cisse’.
Padre Maccalli, rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, è già in volo e sta rientrando in Italia, nella sua diocesi, Crema che per l’occasione si sta vestendo a festa. Festeggiamenti anche a Madigliano, dove Padre Gigi, come viene chiamato affettuosamente dai suoi fedeli, risiede insieme a suo fratello Walter, anch’egli missionario in Africa.
Al loro arrivo, Maccalli e Chiacchio (di lui si erano perse le tracce un anno fa, era stato rapito mentre viaggiava come turista) saranno ascoltati dai pm della Procura di Roma e dai carabinieri del Ros. Sulle modalità della liberazione al momento, nessuna informazione se non che gli ostaggi erano nelle mani di bande jihadiste legate ad Al Qaeda passate dal Niger al Mali. Non si hanno conferme circa il pagamento di un riscatto. Anche se è lecito supporlo, viste situazioni analoghe in cui il rilascio è avvenuto in cambio di soldi.
‘Bellissima notizia la liberazione di Padre Maccalli e Nicola Chiacchio’, ha twittato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Soddisfazione per il rilascio anche dal Presidente del Consiglio Conte nel suo profilo facebook
Chiara Farigu
*Immagine tratta da Repubblica.it
A darne notizia una nota della Farnesina, la quale recita che ‘La liberazione è stata resa possibile grazie al prezioso lavoro del personale dell'Aise e di tutti i competenti apparati dello Stato, unitamente alla importante collaborazione delle autorità maliane. Il buon esito dell'operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell'intelligence, ha evidenziato anche l'eccellente opera investigativa dell'Autorità giudiziaria italiana e il prezioso lavoro svolto dalle donne e degli uomini del ministero degli Affari Esteri e dell'intera Unità di Crisi della Farnesina’.
Liberati anche altri due ostaggi, la cooperante francese Sophie Petronin e l’ex ministro delle Finanze maliano Soumalia Cisse’.
Padre Maccalli, rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, è già in volo e sta rientrando in Italia, nella sua diocesi, Crema che per l’occasione si sta vestendo a festa. Festeggiamenti anche a Madigliano, dove Padre Gigi, come viene chiamato affettuosamente dai suoi fedeli, risiede insieme a suo fratello Walter, anch’egli missionario in Africa.
Al loro arrivo, Maccalli e Chiacchio (di lui si erano perse le tracce un anno fa, era stato rapito mentre viaggiava come turista) saranno ascoltati dai pm della Procura di Roma e dai carabinieri del Ros. Sulle modalità della liberazione al momento, nessuna informazione se non che gli ostaggi erano nelle mani di bande jihadiste legate ad Al Qaeda passate dal Niger al Mali. Non si hanno conferme circa il pagamento di un riscatto. Anche se è lecito supporlo, viste situazioni analoghe in cui il rilascio è avvenuto in cambio di soldi.
‘Bellissima notizia la liberazione di Padre Maccalli e Nicola Chiacchio’, ha twittato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Soddisfazione per il rilascio anche dal Presidente del Consiglio Conte nel suo profilo facebook
Chiara Farigu
*Immagine tratta da Repubblica.it
mercoledì 7 ottobre 2020
La fine di un incubo: Valentina Pitzalis è innocente
Il suo volto per anni è stato il simbolo delle donne vittime di violenza. Violenza subita da chi avrebbe dovuto proteggerla al di sopra di ogni cosa: il suo compagno. Un volto reso irriconoscibile dalle gravi ustioni riportate dal cherosene con il quale l’uomo, dopo averla cosparsa, ha poi appiccato il fuoco con un accendino.
Lei, Valentina Pitzalis, da quell'incendio uscì sfigurata ma viva. Si risvegliò in un letto d’ospedale senza più un volto, con una mano amputata e un’altra gravemente ustionata. Lui, Manuel Piredda, in quel rogo ci ha lasciato la sua di vita.
La vicenda di Valentina fece molto scalpore in quell'aprile del 2011, anno in cui si svolsero i fatti. A dare l’allarme i vicini di casa di una palazzina di Bacu Abis, piccolo borgo a 11 Km da Carbonia, nel Sud-Ovest della Sardegna.
I due protagonisti, entrambi 27enni, dopo aver vissuto un amore tormentato a causa della gelosia di Manuel, si lasciano. Un addio mai accettato dall'uomo. Che con una scusa, come spesso accade, la contatta per via di un documento. Valentina si offre di farglielo avere e glielo porta nella sua abitazione. Al momento di lasciare l’appartamento lui le versa addosso il liquido infiammabile e appicca il fuoco.
“Lui non era un mostro ma ha fatto una cosa mostruosa”, ha sempre dichiarato Valentina. Mai una violenza fisica da parte dell’uomo, solo una gelosia morbosa. Lei ha dovuto rinunciare agli studi e a trovarsi un lavoro. “Un amore malato, autodistruttivo. Me ne sono accorta troppo tardi”, racconta nel libro autobiografico “Nessuno può toglierti il sorriso”.
Con l’uscita del libro Valentina diviene il simbolo della lotta contro il femminicidio. Gira per le scuole, tiene conferenze, è spesso ospite nelle trasmissioni televisive per dire alle donne di non soccombere ma di reagire da subito, fin dal primo schiaffo o forma di violenza psicologica, persino più infida di quella fisica.
Quel libro però non piace ai familiari di Manuel. Ne infanga la memoria sostengono, e lei su quella tragedia ci specula. Addirittura ci guadagna. Valentina non dà peso alle accuse che le vengono mosse. Entra ed esce dagli ospedali per affrontare i numerosi interventi di chirurgia ricostruttiva su quel viso completamente sfigurato. Più di venti nel corso negli anni e altri ne dovrà affrontare ancora.
Una tragedia infinita. Così come le indagini e le cause della morte di Manuel. Morì suicida dopo essersi cosparso di cherosene e dato fuoco. Questo fu diagnosticato all'epoca dei fatti. Anche grazie al ricordo di Valentina che dichiarò che Manuel piangeva al suo fianco e le chiedeva scusa.
La famiglia di lui però non mai ha creduto alla versione dei fatti dei quali è lei unica testimone: Manuel era già morto quando è arrivato il fuoco, è questa l’accusa mossa dalla madre di lui durante un’apposita conferenza stampa.
Nel 2017 la Procura di Cagliari riapre il caso.
Ma le perizie agli atti escludono ogni segno di violenza prima del rogo.
Per Valentina è il peggiore degli incubi. In un solo colpo rischia di passare da vittima a carnefice. Non ci sta. “So quello che ho vissuto: io c’ero. Sono sotto attacco mediatico ma nessuno riuscirà a togliermi la voglia combattere”.
Qualche giorno fa, la svolta. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dal pm Egidio Ganassi, prosciogliendo la donna e ribadendo che è lei la vittima del piano elaborato dal marito e non viceversa.
‘E’ la fine di un incubo durato tanti, troppi anni’, commenta, finalmente libera. Libera di lasciarsi alle spalle un passato terrificante. Libera di vivere il presente e di progettare un futuro senza doversi guardare continuamente alle spalle.
Libera di tornare a sorridere perché, come scrive la stessa Valentina 'nessuno può toglierti il sorriso'.
Una storia che merita di essere raccontata. Perché, come spesso accade in fatti di cronaca terrificanti come questo, spesso si conoscono persino i dettagli più morbosi della tragedia, ma non l'epilogo. Quello che restituisce la verità: l'innocenza di Valentina.
Lei, Valentina Pitzalis, da quell'incendio uscì sfigurata ma viva. Si risvegliò in un letto d’ospedale senza più un volto, con una mano amputata e un’altra gravemente ustionata. Lui, Manuel Piredda, in quel rogo ci ha lasciato la sua di vita.
La vicenda di Valentina fece molto scalpore in quell'aprile del 2011, anno in cui si svolsero i fatti. A dare l’allarme i vicini di casa di una palazzina di Bacu Abis, piccolo borgo a 11 Km da Carbonia, nel Sud-Ovest della Sardegna.
I due protagonisti, entrambi 27enni, dopo aver vissuto un amore tormentato a causa della gelosia di Manuel, si lasciano. Un addio mai accettato dall'uomo. Che con una scusa, come spesso accade, la contatta per via di un documento. Valentina si offre di farglielo avere e glielo porta nella sua abitazione. Al momento di lasciare l’appartamento lui le versa addosso il liquido infiammabile e appicca il fuoco.
“Lui non era un mostro ma ha fatto una cosa mostruosa”, ha sempre dichiarato Valentina. Mai una violenza fisica da parte dell’uomo, solo una gelosia morbosa. Lei ha dovuto rinunciare agli studi e a trovarsi un lavoro. “Un amore malato, autodistruttivo. Me ne sono accorta troppo tardi”, racconta nel libro autobiografico “Nessuno può toglierti il sorriso”.
Con l’uscita del libro Valentina diviene il simbolo della lotta contro il femminicidio. Gira per le scuole, tiene conferenze, è spesso ospite nelle trasmissioni televisive per dire alle donne di non soccombere ma di reagire da subito, fin dal primo schiaffo o forma di violenza psicologica, persino più infida di quella fisica.
Quel libro però non piace ai familiari di Manuel. Ne infanga la memoria sostengono, e lei su quella tragedia ci specula. Addirittura ci guadagna. Valentina non dà peso alle accuse che le vengono mosse. Entra ed esce dagli ospedali per affrontare i numerosi interventi di chirurgia ricostruttiva su quel viso completamente sfigurato. Più di venti nel corso negli anni e altri ne dovrà affrontare ancora.
Una tragedia infinita. Così come le indagini e le cause della morte di Manuel. Morì suicida dopo essersi cosparso di cherosene e dato fuoco. Questo fu diagnosticato all'epoca dei fatti. Anche grazie al ricordo di Valentina che dichiarò che Manuel piangeva al suo fianco e le chiedeva scusa.
La famiglia di lui però non mai ha creduto alla versione dei fatti dei quali è lei unica testimone: Manuel era già morto quando è arrivato il fuoco, è questa l’accusa mossa dalla madre di lui durante un’apposita conferenza stampa.
Nel 2017 la Procura di Cagliari riapre il caso.
Ma le perizie agli atti escludono ogni segno di violenza prima del rogo.
Per Valentina è il peggiore degli incubi. In un solo colpo rischia di passare da vittima a carnefice. Non ci sta. “So quello che ho vissuto: io c’ero. Sono sotto attacco mediatico ma nessuno riuscirà a togliermi la voglia combattere”.
Qualche giorno fa, la svolta. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dal pm Egidio Ganassi, prosciogliendo la donna e ribadendo che è lei la vittima del piano elaborato dal marito e non viceversa.
‘E’ la fine di un incubo durato tanti, troppi anni’, commenta, finalmente libera. Libera di lasciarsi alle spalle un passato terrificante. Libera di vivere il presente e di progettare un futuro senza doversi guardare continuamente alle spalle.
Libera di tornare a sorridere perché, come scrive la stessa Valentina 'nessuno può toglierti il sorriso'.
Una storia che merita di essere raccontata. Perché, come spesso accade in fatti di cronaca terrificanti come questo, spesso si conoscono persino i dettagli più morbosi della tragedia, ma non l'epilogo. Quello che restituisce la verità: l'innocenza di Valentina.
Chiara Farigu
*Immagine tratta da Il Fatto Quotidiano
*Immagine tratta da Il Fatto Quotidiano
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