il blog di chiarafarigu

domenica 11 ottobre 2020

Sì alla pillola dei cinque giorni dopo per le minorenni senza ricetta

A dare il via libera alla vendita  della pillola dei cinque giorni dopo anche per la minorenni  senza l’obbligo di ricetta  l’Aifa, ovvero l’Agenzia italiana del farmaco.

Una decisione destinata sicuramente a far discutere.  Soprattutto in chi vi legge il sospetto o il timore che bypassando la prescrizione medica, possa contribuire ad aumentare il ricorso all'aborto.

Il Movimento per la vita è già sul piede di guerra e bolla la determina 998 dell’otto ottobre scorso come ‘macchina dello scarto umano’.  Una sconfitta  della scienza, della ragione e del buon senso. ‘Uno sgravio per i medici di base che avranno meno da fare, e  per  una sanità che si ‘alleggerisce’ dagli aborti  che  potrebbero essere praticati in epoca gestazionale più avanzata’.

‘E’ uno strumento altamente efficace oltre che etico’, replica l’Aifa.  Efficace perché previene una gravidanza indesiderata dopo un rapporto non protetto (o in caso di fallimento del metodo contraccettivo); etico in quanto consente di evitare ‘momenti critici’ che di solito sono sempre e solo a carico delle ragazze.

Non è un anticoncenzionale da utilizzare regolarità, sottolinea l’Agenzia del farmaco, ma un contraccettivo d’emergenza. La cui efficacia è tanto maggiore quanto più precoce è l’assunzione.  L’efficacia si annulla se viene assunta ad ovulazione avvenuta.  Il suo principio attivo, l’ulipristal acetato, agisce infatti modificando l’attività dell’ormone preposto all’ovoluzione, il progesterone, ritardandola, ma solo se assunto entro 120 ore dal rapporto.

Comunque la si pensi, la determina dell’Aifa farà parlare a lungo. La discussione è appena agli inizi



*Immagine tratta dall'Ansa

Lo struggente amore per la vita di Paolo Palumbo

Raccontare la storia di Paolo senza lasciarsi sopraffare dalla commozione è impresa davvero ardua. Se poi si ha l'aggravante di essere figli della stessa Madre Terra, scivolare nella retorica diventa pressoché inevitabile.

Paolo è la resilienza fatta a persona. Che si ostina a sorridere nonostante gli scossoni ricevuti in sorte.

E Paolo di cazzotti dalla vita ne ha presi davvero tanti. Troppi.

L'Italia Paolo Palumbo lo ha conosciuto durante il festival di Sanremo dello scorso anno. Quando, ospite d’eccezione,  colpisce dritto al cuore il pubblico in sala e ancor più quello davanti ai teleschermi. ‘La mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso. I limiti sono solo dentro di noi. Ricordate che il tempo che abbiamo a disposizione è poco ed è nella mente che ristagnano le disabilità più gravi. Sono un guerriero che lotta ogni giorno, per volare mi bastano gli occhi’, dice attraverso il comunicatore verbale che elabora il suo pensiero grazie al movimento degli occhi.

Un messaggio di speranza rivolto ai tanti giovani che troppo spesso si arrendono dinanzi alle difficoltà.

Lui, il guerriero, le sue ‘difficoltà’ le affronta con la tigna granitica che lo caratterizza e il sorriso sulle labbra. Perché ha un obiettivo da realizzare: battersi per se stesso e per gli altri come lui affetti da sclerosi laterale amiotrofica. Paolo con la ‘bastarda’,  detta anche la ‘stronza’ ci convive da quattro lunghi anni. E’ una patologia terribile la Sla. Colpisce i motoneuroni, ovvero quei neuroni addetti alla trasmissione degli impulsi del cervello verso i muscoli. I quali lentamente si atrofizzano rendendo impossibile anche attività semplici come il linguaggio, la deglutizione e la respirazione.

Detiene un record importante il 22enne oristanese: è il più giovane malato di Sla d’Europa.

Ma questo è ininfluente per un combattente come lui abituato, sostiene, a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno in ogni situazione. Lotta con tutte le sue forze, Paolo. Poche, pochissime quelle fisiche, incommensurabili quelle dello spirito e della mente.

Accanto a lui suo fratello Rosario, gambe e braccia di Paolo. Il suo migliore amico, il confidente. Sempre al suo fianco. Nella quotidianità e nelle battaglie che periodicamente Paolo mette in atto.



Ha un diploma di chef appeso al muro, tante le ricette da sperimentare nel cassetto. Il più ambizioso, regalare a chi come lui, costretto a nutrirsi di pappette omogeneizzate tramite sondini, la gioia di sentire nuovamente il gusto del cibo. Un sogno, il suo, che è diventato progetto a tutti gli effetti ‘il gusto della vita’. Una sorta di tampone che a contatto con le papille gustative sprigiona il sapore dei cibi, dal dolce al salato come da migliore tradizione.

Si tratta di una sintesi chimica di sapori ottenuta tramite processi di cucina molecolare, la cui sperimentazione è attualmente in atto nei Centri Nemo di Milano. E’ quanto  si legge nella sua pagina Facebook seguita da oltre 207mila amici che ogni giorni lo supportano con affetto e attestati di stima ai quali lui, ricambia regalando un sorriso. Sorriso che non ha perso neanche in questi giorni nel suo letto d’ospedale dove ha subito un delicato intervento alla schiena. ‘Siete il mio carburante, vi voglio bene’ e ‘Mai mollare, viva la vita’, questo l’abbraccio di Paolo ai suoi lettori.

Un amore struggente per la vita come pochi, quello di Paolo. Come il suo impegno concreto alla ricerca di una cura per la SLA. Il ricavato della vendita dei tamponi sarà devoluto alla ricerca scientifica nel campo della malattia neurodegenerativa.

Mai arrendersi, la vita è bella, ribadisce Paolo. Lo è ancor di più quando si hanno sogni da realizzare. E lui nel cassetto ne ha davvero tanti

Chiara Farigu 



*Immagini tratte dalla pagina Facebook di Paolo Palumbo

 

venerdì 9 ottobre 2020

Mali, rilasciati gli ostaggi italiani: Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio

Liberi.  Finalmente liberi. Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio, i due italiani rapiti da un gruppo jihadisti in Mali, sono stati liberati e stanno bene.

A darne notizia una nota della Farnesina, la quale recita che ‘La liberazione  è stata resa possibile grazie al prezioso lavoro del personale dell'Aise e di tutti i competenti apparati dello Stato, unitamente alla importante collaborazione delle autorità maliane. Il buon esito dell'operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell'intelligence, ha evidenziato anche l'eccellente opera investigativa dell'Autorità giudiziaria italiana e il prezioso lavoro svolto dalle donne e degli uomini del ministero degli Affari Esteri e dell'intera Unità di Crisi della Farnesina’.

Liberati anche altri due ostaggi, la cooperante francese Sophie Petronin e l’ex ministro delle Finanze maliano Soumalia Cisse’.

Padre Maccalli, rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, è già in volo e sta rientrando in Italia, nella sua  diocesi, Crema che per l’occasione si sta vestendo a festa. Festeggiamenti anche a Madigliano, dove Padre Gigi, come viene chiamato affettuosamente dai suoi fedeli, risiede insieme a suo fratello Walter, anch’egli missionario in Africa.

Al loro arrivo, Maccalli e Chiacchio (di lui si erano perse le tracce un anno fa, era stato rapito mentre viaggiava come turista) saranno ascoltati dai pm della Procura di Roma e dai carabinieri del Ros.  Sulle modalità della liberazione al momento, nessuna informazione se non che gli ostaggi erano nelle mani di bande jihadiste legate ad Al Qaeda passate dal Niger al Mali. Non si hanno conferme circa il pagamento di un riscatto. Anche se è lecito supporlo, viste situazioni analoghe in cui il rilascio è avvenuto in cambio di soldi.

‘Bellissima notizia la liberazione di Padre Maccalli e Nicola Chiacchio’, ha twittato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Soddisfazione per il rilascio anche dal Presidente del Consiglio Conte nel suo profilo facebook

 Chiara Farigu 



*Immagine tratta da Repubblica.it

mercoledì 7 ottobre 2020

La fine di un incubo: Valentina Pitzalis è innocente

Il suo volto per anni è stato il simbolo delle donne vittime di violenza. Violenza subita da chi avrebbe dovuto proteggerla al di sopra di ogni cosa: il suo compagno. Un volto reso irriconoscibile dalle gravi ustioni riportate dal cherosene con il quale l’uomo, dopo averla cosparsa, ha poi appiccato il fuoco con un accendino.

Lei, Valentina Pitzalis, da quell'incendio uscì sfigurata ma viva. Si risvegliò in un letto d’ospedale senza più un volto, con una mano amputata e un’altra gravemente ustionata. Lui, Manuel Piredda, in quel rogo ci ha lasciato la sua di vita.

La vicenda di Valentina fece molto scalpore in quell'aprile del 2011, anno in cui si svolsero i fatti. A dare l’allarme i vicini di casa di una palazzina di Bacu Abis, piccolo borgo a 11 Km da Carbonia, nel Sud-Ovest della Sardegna.

I due protagonisti, entrambi 27enni, dopo aver vissuto un amore tormentato a causa della gelosia di Manuel, si lasciano. Un addio mai accettato dall'uomo. Che con una scusa, come spesso accade, la contatta per via di un documento. Valentina si offre di farglielo avere e glielo porta nella sua abitazione. Al momento di lasciare l’appartamento lui le versa addosso il liquido infiammabile e appicca il fuoco.

“Lui non era un mostro ma ha fatto una cosa mostruosa”, ha sempre dichiarato Valentina. Mai una violenza fisica da parte dell’uomo, solo una gelosia morbosa. Lei ha dovuto rinunciare agli studi e a trovarsi un lavoro. “Un amore malato, autodistruttivo. Me ne sono accorta troppo tardi”, racconta nel libro autobiografico “Nessuno può toglierti il sorriso”.

Con l’uscita del libro Valentina diviene il simbolo della lotta contro il femminicidio. Gira per le scuole, tiene conferenze, è spesso ospite nelle trasmissioni televisive per dire alle donne di non soccombere ma di reagire da subito, fin dal primo schiaffo o forma di violenza psicologica, persino più infida di quella fisica.

Quel libro però non piace ai familiari di Manuel. Ne infanga la memoria sostengono, e lei su quella tragedia ci specula. Addirittura ci guadagna. Valentina non dà peso alle accuse che le vengono mosse. Entra ed esce dagli ospedali per affrontare i numerosi interventi di chirurgia ricostruttiva su quel viso completamente sfigurato. Più di venti nel corso negli anni e altri ne dovrà affrontare ancora.

Una tragedia infinita. Così come le indagini e le cause della morte di Manuel. Morì suicida dopo essersi cosparso di cherosene e dato fuoco. Questo fu diagnosticato all'epoca dei fatti. Anche grazie al ricordo di Valentina che dichiarò che Manuel piangeva al suo fianco e le chiedeva scusa.

La famiglia di lui però non mai ha creduto alla versione dei fatti dei quali è lei unica testimone: Manuel era già morto quando è arrivato il fuoco, è questa l’accusa mossa dalla madre di lui durante un’apposita  conferenza stampa.

Nel 2017 la Procura di Cagliari riapre il caso.

Ma le perizie agli atti escludono ogni segno di violenza prima del rogo.

 Per Valentina è il peggiore degli incubi. In un solo colpo rischia di passare da vittima a carnefice. Non ci sta. “So quello che ho vissuto: io c’ero. Sono sotto attacco mediatico ma nessuno riuscirà a togliermi la voglia combattere”.

Qualche giorno fa, la svolta. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dal pm Egidio Ganassi, prosciogliendo la donna e ribadendo che è lei la vittima del piano elaborato dal marito e non viceversa.

‘E’ la fine di un incubo durato tanti, troppi anni’, commenta, finalmente libera. Libera di lasciarsi alle spalle un passato terrificante. Libera di vivere il presente e di progettare un futuro senza doversi guardare continuamente alle spalle.

Libera di tornare a sorridere perché, come scrive la stessa Valentina 'nessuno può toglierti il sorriso'.

Una storia che merita di essere raccontata. Perché, come spesso accade in fatti di cronaca terrificanti come questo, spesso si conoscono persino i dettagli più morbosi della tragedia, ma non l'epilogo. Quello che restituisce la verità: l'innocenza di Valentina.

Chiara Farigu 



*Immagine tratta da Il Fatto Quotidiano

lunedì 5 ottobre 2020

5 ottobre, giornata mondiale dell'insegnante: un'occasione per riflettere. Ma soprattutto per fare

Anche  Google  ha dedicato il suo 'doodle' alla giornata mondiale dell'insegnante. Uno 'scarabocchio' con gli 'attrezzi' del mestiere, passando dal righello al libro di testo, dalla matita alla tavolozza dei colori, per arrivare  al computer, strumento ormai indispensabile per la didattica interattiva.

Ventiquattr'ore per indurre alla riflessione sull'insegnamento, la professione più bella e nobile che ci sia.  Sulle sfide quotidiane e sulle difficoltà, le tante ancora che per diverse ragioni non si riescono o forse non si vogliono abbattere.



Soprattutto ora. Dopo la difficile e delicata ripartenza in seguito ai mesi di chiusura a causa della pandemia da coronavirus. Mai come adesso c'è bisogno di sensibilizzare l'opinione pubblica sulle difficoltà che gli insegnanti di tutto il mondo hanno dovuto e dovranno affrontare ancora affinché la didattica si faccia in presenza e non si torni allo spauracchio dell'insegnamento da remoto. Con tutti i pochi pro e tanti contro che abbiamo avuto modo di verificare.

Mai come adesso si avverte la necessità di ristabilire quell'alleanza tra scuola e famiglie. E tra scuola e istituzioni.


Troppo spesso gli insegnanti vengono lasciati soli, ingabbiati nelle strettoie burocratiche/amministrative che rubano spazi e tempi alle discipline che sono chiamati a condividere coi loro studenti. In aule spesso fatiscenti e a rischio crolli, con carenza di attrezzature e materiali didattici. Con retribuzioni da terzo mondo e, in barba al futuro che rappresentano, obbligati a stare in cattedra oltre ogni limite.

I più vecchi d’Europa, quelli italiani. E i meno remunerati. Maglia nera da anni il nostro Paese, a ricordarcelo, qualora ce ne fosse bisogno, gli istituti di statistica nei loro report annuali.

Ma sempre prima la scuola, insieme alla sanità, nella hit per le sforbiciate previste dalle revisioni di spesa del bilancio pubblico. Scuola e investimenti. Un ossimoro da sempre. L’incubo di ogni governo. Che promette ma poi non mantiene. Perché la scuola, e tanto meno il benessere degli insegnanti, non è mai la priorità. Se non a parole, o in campagna elettorale. Per poi scoprirne nuovamente il valore, l'essenza,  come successo nel periodo dell'emergenza pandemica. Quando ad occuparsi di alunni e studenti sono state chiamate in causa le famiglie.

A dare supporto ai docenti che da remoto nel frattempo si inventavano la 'dad', la didattica a distanza per restare vicini a bambini e giovani che, in quel terribile frangente, stavano perdendo il loro punto di riferimento. Il più importante in assoluto: la scuola. Luogo di formazione e ancor più di socializzazione. Mesi difficili. Fatti di solitudine e di bollettini medici quotidiani in cui si contavano i decessi. Mesi di privazioni, di regole da rispettare. Mesi in cui per molti l'unica voce amica arrivava da quello schermo.

Il peggio è passato e si guarda al presente. Con le tante, troppe difficoltà ancora presenti e da risolvere. Come la presenza in cattedra degli insegnanti.

C’è carenza di insegnanti. In Italia e nel mondo. Soprattutto nelle zone periferiche, in quelle disagiate e nelle aree rurali o remote. E nelle zone di guerra. Secondo le Nazioni Unite sarebbe necessario reperire circa 70 milioni di nuovi insegnanti entro il 2030 per ‘colmare il bisogno di educatori e garantire a tutti l’accesso alla conoscenza, uno dei diritti fondamentali dell’uomo’. Nel mondo, stima l’Onu sono oltre 264 milioni i bambini e i ragazzi non scolarizzati, soprattutto in Africa.

E’ emergenza. Già da adesso. E lo sarà sempre più, se non si corre a ripari.

Ventiquattro ore per riflettere. Ma soprattutto per fare.

'Insegnanti: gestire una crisi e immaginare un altro futuro', è questo il tema che l'Unesco dedica alla giornata di oggi, 5 ottobre. Per realizzarlo c'è bisogno di tutti. Nessuno escluso.

La scuola, lo sappiamo da sempre, appartiene a tutti noi. 

Chiara Farigu 



sabato 3 ottobre 2020

Al mio Nonno speciale. Ovunque egli sia


Come tutti i bambini anche io ho avuto i miei nonni. Quello materno è stato davvero speciale. Almeno io l’ho vissuto come tale. A cominciare dal suo nome, Federico Barbarossa.


Lo ricordo perfettamente. Baffetti alla Hitler come si usava allora, basco sulla testa per coprire la calvizie anteriore, artigiano a tutto tondo. Calzolaio, nello specifico.

Ai suoi tempi il calzolaio non si limitava a risuolare, sostituire tacchi o ricucire qualche strappo.


Lui le faceva le scarpe, nel vero senso del termine. Da cima a fondo. Scarponi per il lavoro nei campi, scarpe per la casa, per uomo  donna e bambini, scarpe eleganti per cerimonia.

La ricordo molto bene la sua bottega, nel cortile della sua casa.

Sulle pareti suole di tutte le misure, tomaie, spago e fili per cucire. E quel banco, al centro, pieno zeppo di attrezzi. Lesine, aghi, punteruoli, martelli, trincetti, raspe, vernici, colle e il piede di ferro sul quale battere, provare, mettere in forma le scarpe da costruire ex novo, da allargare o da sistemare, ancora una volta.



La società del consumismo, dell’usa e getta, non aveva ancora fatto capolino, disfarsi di un paio di scarpe era fuori da ogni immaginazione, allora.

La sua bottega, un luogo di incontro. Per fare quattro chiacchiere, farsi leggere o scrivere la lettera di un figlio partito per fare il militare, chiedere informazioni di ogni tipo.

E chi non poteva pagare, pagava in natura. Coi prodotti dell’orto o animali da allevamento.

Lo ricordo intento a lavorare nella sua bottega.

Mi insegnava i nomi degli attrezzi in italiano e in sardo e rideva quando ne sbagliavo la pronuncia o non ricordavo a cosa servissero.

Si divertiva a inventare storie. Le sue scarpe erano appartenute a principesse regine e principi azzurri. Uno dei quali sarebbe venuto un giorno a chiedere in sposa la sua nipotina, me, che negli ultimi tempi chiamava ‘Mercedina’, il diminutivo di Mercedes, mia madre.

Ricordo la sua mano. Calda e forte quando stringeva la mia.
Sì. E’ stato davvero un nonno speciale.
Il mio pensiero ieri, oggi e ancora domani è per lui. Ovunque egli sia

Chiara Farigu 



*Immagine Pixabay




venerdì 2 ottobre 2020

Catania città blindata per il processo a Salvini

Sabato 3 ottobre è il gran giorno di Matteo Salvini. Quello che lo vedrà comparire dinanzi al tribunale di Catania dinanzi al gup Nunzio Sarpietro per rispondere  dell’accusa di  sequestro di persona, arresto illegale  e abuso d’ufficio.

Ad attenderlo una città blindata e uno spiegamento di forze dell’ordine di oltre 500 uomini tra carabinieri, poliziotti e guardia di finanza. Chiuse strade e piazze adiacenti ai punti nevralgici della città e nelle vicinanze del tribunale, previste manifestazioni a favore dell’ex ministro e contro-cortei della rete ‘Mai con Salvini’.

Duecento tra giornalisti e troupe televisive arrivati anche dall'estero per avere in tempo reale notizie di un processo che molti definiscono ‘farsa’ poiché l’esito è pressoché scontato e tutto finirà in una bolla di sapone. L’udienza, preliminare e a carattere interlocutorio, si svolgerà a porte chiuse.

Lui, il segretario leghista, si concede ai microfoni con la baldanza e la tracotanza di sempre. Forte anche del sostegno dei suoi alleati, Giorgia Meloni e Antonio Tajani che sabato saranno al suo fianco.

I fatti contestati all'ex ministro, com'è noto, risalgono al luglio scorso, esattamente al giorno 25, quando la nave della Marina militare Gregoretti prese a bordo 131 migranti salpati da alcuni gommoni dalla Libia e poi portati in salvo dalle autorità maltesi. Dopo alcune tappe a Lampedusa e Catania, la Gregoretti finì poi  ormeggiata al porto  di Augustain provincia di Siracusa.

La vicenda fu lunga e tormentata. Dopo diversi tira e molla furono fatti sbarcare una donna in stato di gravidanza e 16 minori. Tutti gli altri migranti furono trattenuti a bordo in attesa, questa la motivazione addotta, che l’Unione europea decidesse sulla distribuzione degli altri 116. Solo quando Germania, Francia, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo si dichiararono disponibili ad accoglierli furono fatti scendere. Era esattamente il 31 luglio.

Il resto è altrettanto noto. Il tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro Salvini per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Successivamente la Giunta per le Immunità del Senato ha approvato l’autorizzazione al processo che è stata poi confermata dal Senato. Questi i fatti. Questo l’iter seguito che ha portato al processo che avrà inizio domani.

‘Se dovrò andare al processo per difendere il mio Paese, non sarò il primo né l'ultimo e lo farò serenamente’, ha affermato più volte Salvini. ‘Non ritengo che ci sia stato alcun errore, men che meno nessun reato. Ho agito con Conte e con tutto il governo, era nel programma’.

Questa da sempre la linea difensiva dell’ex numero uno del Viminale.

Chiara Farigu 

CHI VIVE AL MARE NON PUÒ SENTIRSI MAI SOLO

Sono sola oggi al mare. Eppure non mi sento sola. Lo sciabordio delle onde sbobina ricordi e immagini catturate durante le passeggiate nei lunghi pomeriggi estivi.


Risento gli echi dei bambini della colonia e la musica degli stabilimenti suonata a tutta palla. Rivedo gli ambulanti fare la siesta nelle ore più calde e i grattachecca fischiare per annunciare il loro arrivo.


Rivedo, sugli scogli, immancabili, i pescatori alle prese con le loro esche. E sulla battigia, giovani super tatuati e ragazze strizzate in bikini che non lasciano nulla all'immaginazione. Gli uni e le altre, in cerca di sguardi e di conferme sulla loro avvenenza, vanno su e giù con nonchalance.


Sono sola ma non mi sento sola. Passeggio a piedi nudi sulla sabbia calda di questo primo ottobre. Il salmastro intenso dopo la pioggia dei giorni scorsi sprigiona profumi meravigliosi. La brezza marina scompiglia capelli e ricordi. Sono frammenti di un’estate ormai finita tornati a galla prepotenti per essere rivissuti con gli occhi socchiusi.


Un'estate anomala. Segnata da vincoli e restrizioni dovuti al covid. Un'estate che giovani e bambini, e non solo, hanno vissuto all'insegna della libertà e spesso della trasgressione.



Due gabbiani beccano qualcosa nell'arenile poi spiccano nuovamente il volo. Mi avvio in compagnia dei miei pensieri. E comprendo perché chi vive al mare non può sentirsi mai solo


Chiara Farigu







Scatto di Chiara Farigu



giovedì 1 ottobre 2020

Ottobre, è arrivato un bastimento carico … rincari e novità

Archiviate le vacanze (beato chi ci è andato) all'insegna della libertà dopo il confinamento per covid-19, ecco in arrivo una serie di rincari scadenze e novità a cui noi cittadini andremo incontro fin da oggi primo ottobre.

Un vero bastimento carico di obblighi che non possiamo né dobbiamo ignorare.

Vediamo di che si tratta.

  • Aumentano le bollette di luce e gas. Del +15,6/ la prima, di oltre l’11% la seconda. A prima vista sembrerebbe una vera e propria stangata, in realtà i prezzi tornano vicini a quelli del pre-covid con le famiglie che potranno contare, a fine anno 2020, su un risparmio complessivo di circa 270 per la luce rispetto al 2019, e di circa 133 per il gas. Un rialzo, comunque sia, sostiene Coldiretti avrà comunque un impatto sulle famiglie, soprattutto su quelle meno abbienti.


  • Aumentano i costi per baby–sitter e collaboratori domestici. Nelle loro buste paga infatti i datori di lavoro dovranno aggiungere due nuove indennità mensili: 115 euro per chi si occupa dei bambini al di sotto dei sei anni e 100 euro per chi assiste anziani non autosufficienti. Aumenti che andranno corrisposti direttamente dal portale Inps tramite, e questa è una delle prime novità, il cosiddetto ‘Spid’, ovvero l’identità digitale per accedere ai servizi forniti dall'ente come assunzioni, variazioni contrattuali, cessazioni attività lavorativa.


  • Archiviato il vecchio pin, fin da oggi per accedere al portale Inps sarà necessario attivare appunto lo SPLID, acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale. Passaggio questo che comporterà un periodo di transizione per consentire soprattutto agli anziani e alle persone meno in confidenza con l’informatica di adeguarsi alle nuove tecnologie. ‘Passaggio epocale’, lo ha definito il presidente Tridico, che consentirà un accesso più veloce e sicuro. Un passo in avanti verso la semplificazione e la digitalizzazione del Paese.

  • Obbligatoria, fin da oggi, per tutte le aziende iscritte al registro delle imprese, l’utilizzo della pec, ovvero della posta elettronica certificata. La quale, a differenza della comune email, avrà valenza legale e data certa delle comunicazioni. Previste sanzioni per i trasgressori.


E, dulcis in fundo, è in arrivo la campagna vaccinazione antinfluenzale. In leggero anticipo rispetto agli altri anni per poter affrontare meglio, sostengono gli addetti ai lavori, la concomitante epidemia da coronavirus, i cui sintomi, soprattutto iniziali, possono essere confusi. Il vaccino antinfluenzale sarà gratuito per i soggetti cosiddetti ‘fragili’, ovvero gli anziani (quest’anno è stata abbassata la fascia d’età a partire dai 60 anni), adulti con patologie croniche, bambini e donne in stato di gravidanza.

Chi non rientra in queste categorie dovrà provvedere alla vaccinazione a proprie spese.

Chiara Farigu 

domenica 27 settembre 2020

Nasceva oggi GRAZIA DELEDDA. Unica donna italiana ad aver vinto il Nobel per la Letteratura

Il 27 settembre del 1871, nasceva, a Nuoro, Grazia Deledda, scrittrice che ha indubbiamente lasciato il segno nel mondo della letteratura. Autodidatta, esordisce su un periodico di moda. Influenzata sia da Verga che da D’Annunzio, in tutta la letteratura italiana la scrittrice sarda fa storia a sé, restando estranea a ogni corrente.

I suoi romanzi (Elias Portolu, Cenere, Marianna Sirca, La madre) sono tutti ambientati in Sardegna, regione che nelle sue pagine diventa un luogo mitico, barbarico e primitivo. Una terra ancestrale governata da leggi eterne e immutabili.

Nel 1913 pubblica Canne al vento, il suo capolavoro.

Nel 1926 vince il Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: “Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”.

A tutt'oggi è l’unica donna italiana ad aver vinto un Nobel per la letteratura.

Questo il video del discorso tenuto a Stoccolma   https://www.youtube.com/watch?v=Y8XBNigpMss

Suoi questi due aforismi, tra i più celebri e ancora oggi di grande attualità:
1) “Tutti siamo impastati di bene e di male, ma quest’ ultimo bisogna vincerlo.” Analisi attenta e precisa dell’essenza umana ed una esortazione a sconfiggere il Male facendo prevalere le forze del Bene. Attualissimo per i nostri tempi in cui malaffare, corruzione, interesse personale e di casta sono all'ordine del giorno.
2) “Possibile che non si possa vivere senza far male agli innocenti?” Domanda che potrebbe sembrare retorica ma non lo è, poiché rispecchia una realtà sotto gli occhi di tutti. Basta guardare il fenomeno dei migranti, le cause che lo hanno provocato e il disinteresse col quale (non) si cerca di risolverlo.
Sono piccina piccina, sa, anche in confronto alle donne sarde che sono piccolissime, ma sono ardita e coraggiosa come un gigante e non temo le battaglie intellettuali”, scriveva di se stessa.
A perdere è stata la battaglia contro un tumore al seno, dieci anni dopo il suo Nobel

Chiara Farigu





La nonna paterna? Una nonna a metà (con poche eccezioni)

  Essere nonne è un dono meraviglioso che la vita riserva a chi ha avuto la gioia di essere prima mamma. E’ come diventare madri una seconda...