il blog di chiarafarigu

mercoledì 5 agosto 2020

ADDIO A SERGIO ZAVOLI, MAESTRO DELLA COMUNICAZIONE RADIOFONICA E TELEVISIVA

E’ lutto nel mondo del giornalismo per la scomparsa di Sergio Zavoli. Aveva 96 anni. Ravennese di nascita ma cresciuto a Rimini, la sua è una lunga carriera contrassegnata da una molteplicità di incarichi portati avanti con grande professionalità e lungimiranza. Un vero cronista di razza. Un maestro della comunicazione radiofonica e televisiva, così viene ricordato da quanti hanno avuto il privilegio di lavorare al suo fianco.

L’esordio vero e proprio nel 1947 a Radio Rai. Nel ’62 passa alla Rai dove crea e conduce diverse trasmissioni di successo. Porta la sua firma ‘Processo alla tappa’, programma incentrato sul Giro d’Italia.
Inconfondibile la sua voce calda e rassicurante che fa da sottofondo alle immagini sportive e alle inchieste di approfondimento che ama curare nei minimi dettagli. Come ‘Nascita di una dittatura’, inchiesta storica del ’72 divenuta poi un cult.

Molteplici e tutti di prestigio gli incarichi svolti nella sua carriera: condirettore del Telegiornale, direttore del GR1, direttore de ‘Il Mattino’ di Napoli e unico giornalista ad aver vinto per ben due volte il ‘Prix Italia’.

Diviene poi presidente della Rai, carica che riveste dal 1980 al 1986. Giornalista, autore di programmi e scrittore. Nel 1981 pubblica il suo primo libro ‘Socialista di Dio,’ che vince il Premio Bancarella.

Personalità poliedrica, la politica un’altra grande passione. Col partito dei Democratici di Sinistra, viene eletto senatore prima nel 2001, poi nel 2006.

Ma il giornalista che è in lui lo riporta alla conduzione di programma di successo: ‘Viaggio intorno al mondo’; ‘La notte della Repubblica’; ‘Viaggio nel Sud’. Passione che alterna alla scrittura, ‘Romanza’ nel 1987 vince il Premio Basilicata e la prima edizione del Premio dei Premi.

Indimenticabili i suoi reportage, ‘Viaggio nella scuola’, solo uno dei tanti.
Impossibile tenere il passo di tutte le attività svolte. Autore, conduttore, scrittore, dirigente Rai, politico e molto altro ancora. Nel marzo del 2007 l’Università di Tor Vergata gli conferisce la laurea specialistica honoris causa in ‘Editoria comunicazione multimediale e giornalismo“, per lo “straordinario contributo apportato alla causa del giornalismo italiano“.

Nel 2017 fecero scalpore le sue nozze con la giornalista Alessandra Chello di 42 anni più giovane dell’allora 93enne Zavoli. Nozze celebrate nel massimo riserbo, era gelosissimo della sua vita privata, rese pubbliche da alcuni noti siti di gossip.

Oggi la sua scomparsa che lascia un grande vuoto nel mondo del giornalismo. E non solo

Chiara Farigu 
immagine tratta da AdnKronos

lunedì 3 agosto 2020

4 AGOSTO 2014: GIORNO DELLA MEMORIA PER I DOCENTI #QUOTA96SCUOLA

Esattamente sei anni fa. Ero in Sardegna. Preparavo le valigie per il rientro a casa mia, ad Anzio, città dove risiedo e insegnavo. Ero felice perché stava per finire la mia prigionia lavorativa. In Senato si stava votando l’approvazione del decreto Madia relativo alla P.A. e, all’interno dello stesso, vi era l’emendamento “Q.96” atto a risolvere l’ingiusta vicenda approvata alla Camera, all'unanimità, appena cinque giorni prima. 

Poi, subito dopo pranzo, mi giunge un messaggio che mi blocca la digestione. In Senato, per mano e per voce della ministra Madia, il governo, con un emendamento soppressivo, stralcia dal decreto quanto approvato qualche giorno prima alla Camera. 

Una retromarcia inaccettabile. Il governo che sconfessa se stesso. E sempre con la medesima e pretestuosa motivazione della mancanza di copertura finanziaria imposta dal Mef. La verità è un’altra. E noi, quotisti gabbati, la conosciamo molto bene. C’è stato un vero regolamento di conti tra l’allora lettiano Francesco Boccia (che ha approvato e imposto le risorse a copertura) ed il PdC, Renzi, che si è sentito sfidato. 

A farne le spese 4.000 disgraziati più le rispettive famiglie, che per cinque giorni hanno vissuto in paradiso, poi, con un calcio inaspettato ma ben piantato nel didietro, sono stati nuovamente catapultati tra le fiamme dell’inferno. 

C’è da dire, a onor del vero, che il carico da 90 lo ha messo pure Tito Boeri (divenuto poi presidente dell’Inps), con alcuni articoli su La Repubblica, nei quali dipingeva gli insegnanti come dei privilegiati, sottolineando a ogni piè sospinto che la riforma fornero non ‘s’ha da toccare’

 Quel 4 agosto il nostro diritto acquisito si è trasformato, tout court, in ‘aspettativa di un diritto’. Le nostre speranze, di colpo, finite. Volatilizzate.Una pugnalata in mezzo al cuore sarebbe stata meno dolorosa.

Quel giorno ho pianto tutte le mie lacrime. Un pianto irrefrenabile, convulso, a singhiozzi. Il mio cellulare squillava all'impazzata.

Improvvisamente mi cercavano tutti. Giornalisti, tivú da me rincorsi a vuoto per due anni, volevano un commento a caldo su questo assurdo dietrofront del governo. Ricordo di aver risposto, ancora col groppo in gola, ad una giornalista dell’ Huffington Post e al caporedattore della trasmissione Agorà che mi voleva in studio per la diretta del giorno dopo. Ci andò la mia amica Marta, io avevo il traghetto da prendere. Indimenticabile quella traversata. Ho continuato a imprecare, a piangere, a dare pugni sulla parete della cabina fino allo sfinimento.

Mio marito era seriamente preoccupato per me e per la mia salute e malediceva gli autori di tanta sofferenza. Son passati sei anni da allora. Il dolore si è attenuato, certo, ma non dimentico. Non voglio dimenticare. Ricordare questa vergogna del governo Renzi è diventato per me un dovere, un impegno al quale non voglio rinunciare.

Denuncio come e quando posso un governo che non ha onorato gli impegni presi.

Anche perché, l’avremmo dovuto capire da quel giorno, dal 4 agosto scorso, dal “trattamento ” riservato alla classe docente più vecchia e meno remunerata d’Europa, qual era la sua concezione della scuola ed il rispetto che nutriva per gli insegnanti. Avvisaglie chiare e pericolose sin d’allora che poi si sono concretizzate con la sua buona scuola, buona sóla per noi che l’abbiamo e la dovremo subire.

Noi abbiamo combattuto con coraggio e con la forza che ci veniva dalla giustezza della battaglia. Non abbiamo niente da rimproverarci. Abbiamo lottato con onore.
E stavamo vincendo. A ricacciarci indietro quella la pugnalata alle spalle, a tradimento.

Noi abbiamo conservato intatto l’onore, il governo no.

No, non voglio dimenticare. E come me i miei 4000 compagni di lotta.

 4 agosto 2020

Chiara Farigu


http://www.huffingtonpost.it/…/pensioni-quota96-manifestazi…

http://www.meetale.com/…/il_pasticciaccio_br…/14120938353300

C’ERA UNA VOLTA IL PONTE MORANDI. OGGI L’INAUGURAZIONE DEL ‘GENOVA SAN GIORGIO’

Oggi, dopo due anni di lavori no-stop, l’inaugurazione del nuovo ponte ‘Genova San Giorgio’, il viadotto che torna a unire la città da ponente a levante.
 
Due anni fa …
 
C’era una volta il ponte o viadotto Polcevera, meglio noto come ponte Morandi, dal nome dell’ingegnere che lo progettò. Per oltre 60 anni è stato il simbolo di Genova e nodo strategico per il collegamento fra il nord-Italia e il sud della Francia.
 
Quasi due anni fa, esattamente il 14 agosto del 2018, come un fulmine a ciel sereno, il crollo parziale della struttura. Una tragedia immane: 43 morti e quasi 600 sfollati.
 
Una ferita profonda non solo per Genova ma per l’Italia tutta. Le immagini fecero il giro del mondo. Quel camion che si arrestò un secondo prima di precipitare nel vuoto divenne il simbolo della tragedia tra il prima e il dopo.
Sessanta anni di storia e di storie. Sessanta anni di viaggi di piacere e di lavoro. Sessanta anni di unione, di incontri di vita di milioni di italiani. Poi il crollo, il dolore, la morte.

 
La ricerca delle responsabilità, le accuse a chi doveva e non ha fatto i necessari controlli, gli scaricabarile come sempre avviene dinanzi alle tragedie. Le promesse della politica di ricostruire quanto e meglio di prima. Ma soprattutto la determinazione dei genovesi di voltare pagina e guardare al futuro.
 
Poi il nuovo progetto dell’archistar Renzo Piano e i fondi per la ricostruzione. E nello sfondo la magistratura per appurare responsabilità e responsabili.
 
Una lunga storia che fatto e farà parlare ancora molto a lungo.
 
Un anno fa, alle 9,37 la totale demolizione di quel che ne restava. In soli sei secondi l’implosione di sessanta anni di storia, ridotti a ventimila metri cubi di detriti. Centinaia i genovesi appostati fin dal mattino per dare l’ultimo addio a quel simbolo che ora non c’è più.
Da adesso comincia il futuro, titolarono i giornali.
 
Oggi, dopo due anni di lavori no-stop, alle ore 18,30, l’inaugurazione del nuovo ponte ‘Genova San Giorgio’. Alla cerimonia saranno presenti le più alte cariche dello Stato, da Mattarella al premier Conte, dal presidente della regione Toti al sindaco Bucci che è stato anche il commissario delegato alla ricostruzione. Saranno assenti i familiari delle vittime, per loro è previsto un incontro privato col Capo dello stato.
 
La cerimonia inizierà con l’inno nazionale e la lettura dei 43 nomi delle vittime cui seguiranno tre minuti di silenzio. Dopo il taglio del nastro, la benedizione del viadotto da parte del nuovo vescovo monsignor Tacca.
Le frecce tricolori porteranno nel cielo di Genova il vessillo di San Giorgio, la croce rossa in campo bianco simbolo della città. Il tutto, si spera, maltempo permettendo.

Chiara Farigu

Immagine tratta da ligurianotizie.it

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  Essere nonne è un dono meraviglioso che la vita riserva a chi ha avuto la gioia di essere prima mamma. E’ come diventare madri una seconda...