Conoscere la Storia di un’isola come la Sardegna non è semplice. Anzi è un’impresa piuttosto ardua, lo sanno bene gli stessi isolani che la abitano.
Figuriamoci per chi ‘viene da fuori’.
Si conoscono (e si apprezzano) le località turistiche più in voga, molto meno le altre spiagge altrettanto belle, forse anche più, ma meno battute; si conoscono i siti nuragici millenari e le bontà culinarie che la rendono unica. Il profumo del mirto, dell’elicriso e del corbezzolo non hanno segreti neanche per il turista fai da te e lo sferzare del maestrale che spettina cuori e pensieri è materia viva per poeti e scrittori di ogni tempo.
Una Terra unica. Con il suo susseguirsi di splendide baie lungo la costa e di varchi inaccessibili nell’entroterra. Una Terra dai due volti. Dolce e aspra. Mite e dura. Riservata e accogliente. Rigogliosa e brulla allo stesso tempo.
Divenuta tale anche per via delle tante ferite che nel corso dei secoli le sono state inferte. C’è stato un tempo nel quale quest’Isola era coperta di boschi, ricca di fonti e materie prime, protetta dal vento. Poi, con l’arrivo dei piemontesi l’isola cambia volto, colori e clima. I piemontesi iniziarono un’opera di disboscamento senza eguali nell’intera isola che venne trattata al pari di una qualsiasi colonia anche se fu proprio lei a dare il nome a quel Regno da cui ebbe inizio il processo che portò all’Unità d’Italia. In meno di un secolo i piemontesi portarono a compimento un’operazione di saccheggio che gli spagnoli non erano riusciti a realizzare in secoli di dominio.
Quella legna e quel carbone sottratti alla Sardegna servirono a costruire lo sviluppo industriale del Nord mentre l’isola diveniva una terra spoglia, impoverita, desertificata.
A raccontare questa parte di storia, meglio noto come il tributo che i Sardi hanno pagato all’Unità d’Italia, il regista nuorese Francesco Bussolai, in un’emozionante docu-film, “Àrbores”, fatto di immagini, documenti e testimonianze.
Galeotto fu il libro “Colpi di Scure e Sensi di Colpa” di Fiorenzo Caterini. Una lettura illuminante per il regista sardo: ‘Mi ha fatto scoprire una storia che ignoravo e che le future generazioni dovrebbero conoscere. Un lavoro sulla memoria perduta’.
‘Àrbores’ racconta la storia del bosco del monte Ortobene di Nuoro. Un polmone verde che ha un vissuto comune ai boschi isolani, colpiti nell’800 dalla mano affilata del governo piemontese.
Diversi scrittori denunciarono il misfatto, da Antonio Gramsci a Grazia Deledda, da Salvatore Cambosu a Giuseppe Dessì.
Un racconto che ognuno dovrebbe conoscere, per ricordare, riflettere, costruire consapevolezza e cambiamento. Una storia che non è solo locale, precisa il regista, ma che interessa tutti: oggi succede in Amazzonia.
E non è un caso che il docu-film, premiato al Babel Film Festival 2021, venga proiettato nelle scuole. Gli effetti devastanti del disboscamento suscitano grande interesse tra i giovani, Greta Thunberg docet.
Chiara Farigu
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