Lui è Felice Tagliaferri e il bambino che gli sta vicino è suo figlio Alberto. La loro storia sembra uscita da un libro di favole che si regala a Natale dove a prevalere sono gli eroi, i sentimenti buoni, il bene che trionfa sul male. E’ anche una storia di sofferenza e di riscatto, di buio profondo e di luce intensa.
A raccontarla Domenico Iannacone, nell’ultima puntata di ‘Che ci faccio qui’. Maestro superlativo di storie di vita di persone che spesso vivono ai margini ma non per questo meno speciali. Anzi. Com’è appunto Felice.
‘Cosa vorresti come regalo di Natale’, chiede il giornalista al bambino che avrà non più di 10 anni e che senza esitazione alcuna risponde: ‘Che il mio papà possa vedere anche per pochi minuti’. Il suo papà, Felice, è un uomo davvero fuori dal comune, un artista sorprendente, di quelli che lasciano senza parole.
A 14 anni, a causa di una malattia, i suoi occhi improvvisamente si spengono facendo sprofondare nel buio più nero i sogni e le aspettative di un ragazzino che si stava affacciando alla vita.
Chiunque al suo posto avrebbe cominciato a maledire il destino che senza preavviso lo toglieva dall’esercito dei cosiddetti ‘normali’ per arruolarlo suo malgrado in quello dei ‘disabili’. Non lui, non Vincenzo da sempre sostenitore che ‘la vera disabilità è negli occhi di chi guarda, di chi non comprende che dalle diversità possiamo solo imparare’. E Vincenzo dalla sua ha imparato alla grande.
Galeotto il suo incontro con il marmo. Al quale dare la forma dei suoi sogni. Rendendo così ogni opera originale e personale. Le sue creazioni sono infatti sculture non viste, che prima nascono nella sua mente e poi prendono forma attraverso l’uso sapiente delle mani, guidate da incredibili capacità tattili.
Vista e tatto si fondono all’unisono in quelle mani che non sono altro che mero strumento per plasmare blocchi di marmo per poi divenire opere uniche nel loro genere. Veri capolavori capaci di regalare grandi emozioni in chi ha la fortuna di imbattersi in esse.
Come il Cristo ri-velato che Vincenzo ha realizzato dopo aver ‘visto’ quello della Cappella di Sansevero di Napoli. Non potendolo toccare per rendersi conto della maestosità dell’opera, Vincenzo se l’è fatta descrivere, centimetro per centimetro. Descrizione durata oltre tre giorni, racconta Tagliaferri invitando Iannacone a toccare diversi dettagli del ‘suo’ Cristo come l’ombelico, la coscia o le costole che sono la riproduzione delle sue ‘ho usato me stesso per avere un modello sempre disponibile’ ha rivelato prima di sdraiarsi sull’opera.
Oggi Vincenzo è Scultore, Direttore della “Chiesa dell’Arte” e insegnante d’arte. Un artista a tutto tondo che si nutre di sogni che poi regala a chi è ancora capace di sognare. Nonostante la batoste della vita. Nonostante le piccinerie umane.
Accanto a lui Alberto. Gli occhi di suo figlio, una finestra sul mondo. Per continuare a sognare.
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